Portineria MilanoBerlusconi: sì alla legge sul conflitto d’interesse

Pdl e Lega pronti a votare 7 degli 8 punti dell’agenda Bersani

Disposto persino a ragionare su una legge sul conflitto d’interesse per un governo tecnico/politico di larghe intese, ma senza Pier Luigi Bersani come presidente del Consiglio. È un Silvio Berlusconi che va oltre i classici standard di “responsabilità”, quello che ha incontrato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale per le consultazioni.

A quanto pare, il Cavaliere, insieme con la delegazione dl Pdl e di Lega Nord, si sarebbe detto disponibile all’approvazione di sette degli otto punti della proposta fatta da Bersani durante la direzione nazionale del Pd. E al contrario di quello che alcuni esponenti del Partito Democratico sospettano, l’ottavo punto non digerito dal Cavaliere non sarebbe tanto quello che potrebbe metterlo in difficoltà politica per Fininvest e le aziende di famiglia, quanto quello legato ai diritti civili: la cittadinanza per chi nasce in Italia da genitori stranieri e per minori nati in Italia non è andata giù alla Lega. 

«Napolitano ci ha detto che chi riceverà l’incarico deve dimostrare di avere i numeri e che anche Prodi nel 2006 ha dimostrato di avere la maggioranza». Così l’ha spiegata Giacomo Stucchi, vicesegretario federale della Lega, aggiungendo che «quanto al premier non c’è nessuna preclusione se il nome viene fatto dal centrosinistra». A quanto trapela, al tavolo delle trattative con Napolitano non sarebbero stati fatti nomi come possibile presidente del Consiglio.

Né quello di Piero Grasso, il presidente del Senato, ex magistrato siciliano, che in queste ore viene dato come in pole position per un incarico esplorativo. Né quello di altri, né quello dello stesso Bersani o di Massimo D’Alema. Ma la pregiudiziale sul segretario del Pd appare scontata, sia perché la direzione del Pd ha votato una chiusura totale a Berlusconi, sia perché dentro il Carroccio in queste settimane hanno consigliato più volte a Bersani di farsi da parte.

In questo modo però, con la proposta di approvare persino una legge sul conflitto d’interesse, cardine su cu si è svolta la politica degli ultimi vent’anni, la palla viene di nuovo buttata nel campo del Pd e del centrosinistra. Berlusconi, che ha ricevuto rassicurazioni dagli stessi democratici sull’inapplicabilità delle legge attuale che lo renderebbe ineleggibile, potrebbe in questo modo sparigliare le carte persino con il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Non solo. Potrebbe sgonfiare così la manifestazione di Micromega prevista per questo sabato (a Roma in contemporanea a quella Tutti con Silvio, ndr), rilanciata da Repubblica e già con 200 mila firme in calce.

Del resto, al momento, su quella legge che i grillini sventolavano a palazzo Madama per farlo fuori all’istante, si è espresso pure il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida, un altro in odore di premiership. «Nell’applicazione dell’attuale legge mi sembra difficile poter dichiarare ineleggibile Silvio Berlusconi», ha spiegato, ricordando che «si può pensare a una norma, in futuro, che prenda in considerazione le posizioni dominanti sul mercato della comunicazione. Ma questo – ribadisce – sarà in futuro».

E il futuro potrebbe anche essere nel breve periodo. A meno che dal gioco a incastri tra Napolitano e Bersani esca una fumata nera. Su un punto però Berlusconi e la Lega sono stati d’accordo, a quanto pare con lo stesso Napolitano: c’è stato un errore da parte di Bersani alla fine delle elezioni nel non riconoscere il “pareggio elettorale”. Il Cavaliere l’ha fatto intendere nel discorso in sala stampa: «Abbiamo esaminato i risultati delle elezioni, che presentano tre forze politiche di pari entità. Una di queste non ha dato la propria disponibilità a collaborare, quindi restano in campo le forze rappresentate da noi e dal Pd. A noi spetta la responsabilità di dare un governo al paese. La crisi è profonda e richiede interventi immediati per l’economia», ha detto l’ex premier.

E poi ha aggiunto: «C’è l’esigenza assoluta di un comportamento responsabile delle forze che rappresentano un terzo dell’elettorato». In ogni caso «non è accettabile che una sola forza che ha un terzo dei consensi i quali sono un 20 per cento in termini reali, possa esigere di pretendere tutto. Dopo le presidenze di Camera e Senato non è assolutamente pensabile che questo accada con il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica».

E infine ha concluso: «Siamo a disposizione per un governo di coalizione che intervenga sull’economia». Non è chiaro se l’apertura a tutto tondo da parte del Cavaliere possa essere una mossa in vista della partita per il Quirinale. Manca ancora un mese alla votazione, quando le camere dovranno nominare un nuovo presidente della Repubblica, ma i giochi sono aperti. E se dovesse essere Grasso alla fine il possibile nuovo premier di un governo tecnico, magari di scopo, a questo punto per il Colle una personalità di centrodestra potrebbe essere quella giusta. Intanto, però, i magistrati gli stanno sempre con il fiato sul collo, ma su questo Napolitano e Berlusconi non hanno parlato.

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