Nato a Cassine, Alessandria, il 21 marzo del 1938, Luigi Tenco fonda il primo gruppo musicale nel 1953. Si chiamano Jelly Roll Boys Jazz band. Al banjo c’è Bruno Lauzi. Tenco suona il clarinetto. Nel repertorio, il meglio di Nat King Cole e Kid Ory.
Nel 1957, scoppia l’amore con il sax, quando viene chiamato da Marcello Minerbi nel Trio Garibaldi. Per il trio Tenco scrive la sua prima canzone, che diventa la sigla di apertura dell’orchestra. Nel 1958 costituisce i Diavoli del rock, poi entra a far parte del Modern Jazz Group.
In pieno boom economico, nel 1959, si trasferisce a Milano, ospite con l’amico Piero Ciampi di Gianfranco Reverberi, arrangiatore della Dischi Ricordi che lo invita a partecipare come session man alle registrazioni di La tua mano di Gino Paoli e Se qualcuno ti dirà di Ornella Vanoni. Dopo poco si trasferisce con Ciampi alla Pensione del Corso, dove alloggiavano anche Gino Paoli, Sergio Endrigo, Franco Franchi e Bruno Lauzi.
Come cantante, ottiene un contratto discografico con la Dischi Ricordi. Il suo esordio con il gruppo I Cavalieri risale al 1959. Dopo l’incisione del primo disco, Tenco adotta gli pseudonimi di Gigi Mai, Dick Ventuno e Gordon Cliff, chiedendo a Nanni Ricordi di non apparire con il suo vero nome per non subire danni d’immagine essendo lui uno studente di Scienze politiche, per giunta iscritto a un partito politico.
Nel 1961 esce il suo primo 45 giri inciso come solista e con il suo vero nome, intitolato I miei giorni perduti. Nel 1962 comincia una breve esperienza cinematografica, con il film La cuccagna di Luciano Salce, nel quale canta il brano La ballata dell’eroe, composta dall’amico Fabrizio De André. Il primo 33 giri di Tenco esce proprio quell’anno, con successi come Mi sono innamorato di te e Angela, ma anche Cara maestra, che non viene ammesso all’ascolto dalla Commissione per la censura. Per questo motivo viene allontanato dalle trasmissioni Rai per due anni.
Mi sono innamorato di te
Cara maestra
Nel 1963 si rompe l’amicizia con Gino Paoli, a causa della relazione con la giovane attrice Stefania Sandrelli, che Tenco non approvava. Agli inizi del 1965 fa la sua seconda apparizione cinematografica, nel film musicale 008: Operazione ritmo, di Tullio Piacentini. L’anno successivo stipula un contratto con la RCA Italiana e incide Un giorno dopo l’altro, che diventa sigla dello sceneggiato televisivo Il commissario Maigret. Altri successi dell’epoca sono Lontano lontano, Uno di questi giorni ti sposerò, E se ci diranno, Ognuno è libero.
Lontano lontano
E se ci diranno
A Roma, conosce la cantante italofrancese Dalida, con la quale ha una relazione. Nello stesso periodo collabora con i The Primitives, guidato da Mal, per i quali scrive il testo italiano di due canzoni, I ain’t gonna eat my heart anymore, che diventa il grande successo Yeeeeeeh!, e Thunder’n Lightnin, tradotta in Johnny no! .
Nel 1967 si presenta al Festival di Sanremo con la canzone Ciao amore ciao, cantata, come si usava a quel tempo, da due artisti separatamente (in questo caso erano lo stesso Tenco e di Dalida). Il brano in realtà aveva un altro testo e un altro titolo, Li vidi tornare, ma Tenco decide di modificare le parole originali. Il brano di Tenco non viene apprezzato dal pubblico e non è ammesso alla serata finale del Festival, classificandosi al dodicesimo posto nel voto popolare. Favorita la canzone La rivoluzione di Gianni Pettenati.
Ciao amore, ciao
Rientrato all’Hotel Savoy dopo il fallimento del ripescaggio, Tenco viene poco dopo trovato morto con un foro di proiettile in testa nella camera che occupava, la numero 219. Il primo a trovare il cadavere è Lucio Dalla. Poco dopo viene trovato un biglietto scritto a mano – che più perizie calligrafiche hanno attribuito allo stesso Tenco – contenente il testo: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e a una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi».
Questo fa subito pensare al suicidio come spiegazione della morte. Tanto più che Tenco aveva acquistato una pistola l’anno precedente per difesa personale. Tuttavia, sulla sua morte esistono parecchi dubbi, come il fatto che non è mai stato ritrovato il proiettile esploso dalla berretta. Il 12 dicembre 2005, a trentotto anni dai fatti, la procura generale di Sanremo dispone la riesumazione della salma per effettuare nuovi esami che, il 15 febbraio 2006, hanno confermato la tesi del suicidio, chiudendo definitivamente il caso. Restano comunque i dubbi sollevati in un libro di Nicola Guarneri e Pasquale Ragone, che in un libro sostengono che a uccidere Tenco sia stata una pistola diversa da quella che il cantante aveva comprato.
Vedrai vedrai