I grillini padani più di lotta che di governo

Il ritratto dei nove consiglieri M5S eletti in Regione Lombardia

Martedì scorso, al comitato elettorale milanese del Movimento 5 Stelle, nella postindustriale via Francesco Pizzi, i sentimenti erano divisi. Il risultato alle regionali sembrava di quelli su cui poter mettere la firma alla vigilia, ma dopo il boom della sera prima negli spogli per la Camera e il Senato, la festa (comunque intensa, tra balli e abbracci) era un po’ in minore. 

Considerando come confronto la Camera dei deputati – che ha la stessa platea di votanti (dai 18 anni in su) – alla Regione il Movimento 5 Stelle ha perso 350.936 voti. «Quando abbiamo iniziato ci aspettavamo di meno, adesso speravamo di più», ha ammesso la candidata alla carica di governatore Silvana Carcano, che comunque si è detta soddisfatta del risultato e dei nove consiglieri a cinque stelle (lei compresa) entrati in Consiglio regionale.

Provincia Voti Camera % Camera Voti Regione % Regione
MILANO 364.941 20,31 245.337 14,65
MONZA B. 107.217 20,96 75.255 15,55
BERGAMO 107.597 16,81 71.895 11,78
BRESCIA 134.563 18,46 92.410 13,3
COMO 63.354 18,63 43.212 13,35
LECCO 37.529 18,74 24.832 13,15
SONDRIO 18.124 17,14 11.399 11,44
VARESE 101.629 20,05 69.757 14,64
CREMONA 41.665 19,47 30.392 14,9
LODI 26.803 20,34 19.670 15,74
MANTOVA 55.530 23,2 42.602 18,58
PAVIA 67.195 21,2 48.450 16,26
1.126.147 775.211

In questi giorni si è tanto parlato di “modello Sicilia” e di “ago della bilancia” in Parlamento. Eppure, forse è proprio il “modello Lombardia” quello che permetterà al Movimento 5 Stelle di lavorare meglio. Nel 2010, quando Vito Crimi (ora eletto al Senato) era stato il primo candidato governatore grillino per la Lombardia, il sogno era farlo entrare come consigliere di opposizione per permettergli di accedere alla stanza dei bottoni. I voti non bastarono neppure a questo. Adesso, in Regione, la pattuglia dei nove, non dovrà sobbarcarsi responsabilità governative né correrà il rischio di fare da stampella a chicchessia, e potrà presidiare ogni commissione.

«Ci stiamo ancora coordinando», spiega Paola Macchi, una delle tre donne elette, di Gallarate (Varese), «la cosa è ancora freschissima. Saremo in tutte le commissioni. La prima cosa da fare è il controllo. Gli altri devono sapere che noi ci siamo, e siamo l’occhio dei cittadini su tutte le cose che prima potevano decidere a porte chiuse. Sapete come si dice? L’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Vedrete che cambieremo le cose con questo fiato sul collo. Finora hanno fatto sempre quello che volevano e si coprivano l’uno con l’altro. Poi, ovviamente, porteremo le nostre proposte. Non ci limiteremo al controllo. La nostra intenzione è di muoverci nel rispetto di tutte le regole statutarie ma con estrema fermezza. Faremo tutto quello che si può per garantire la trasparenza e l’accesso dei cittadini agli atti. Se è consentito filmare i lavori in commissione, lo faremo».

Ancora i nove devono coordinarsi per capire quali commissioni andare a coprire. Si troveranno martedì prossimo per conoscersi tutti meglio e dividersi i compiti«Ognuno», spiega ancora la Macchi, «parte dalle sue esperienze. Io per esempio mi sono sempre molto interessata ai temi del Welfare e delle pari opportunità. Poi vedremo. Noi siamo coscienti che le cose si cambiano dall’interno. Il nostro compito è far capire ai partiti che i cittadini sono davvero stanchi. E dare l’esempio. Se noi ci tagliamo lo stipendio, non prendiamo rimborsi elettorali, restiamo al massimo per due mandati, loro saranno poi nelle condizioni di doversi giustificare di fronte ai loro elettori se agiscono diversamente. Quello di cui mi sono resa conto, partecipando ad alcuni dibattiti, è che siamo l’opposizione per tutti i partiti». La Macchi ha 53 anni, due figli, è architetto feng shui. «Lavoro sull’armonia tra ambienti e persone. Una cosa che voglio portare anche in Politica». La grande differenza di voti tra Politiche e Regionali se la spiega con le promesse leghiste della macroregione e di trattenere in Lombardia il 75% delle tasse, «un messaggio – ammette – che qui ha fatto presa».

Gianmarco Corbetta (40 anni, laureato in Scienze Politiche, da 15 anni attivo in una ditta di consulenza nel settore ricerca e selezione del personale), eletto in Regione nella provincia di Monza e Brianza, è un grande esperto della lotta contro gli inceneritori. «Non mi piace sentir dire che la nostra posizione è più “comoda” rispetto a quella siciliana o che si è creata a Roma. Noi saremmo stati pronti ad assumerci responsabilità maggiori, anche di governo. Molti degli eletti sono sul pezzo già da 5 anni, sono persone molto preparate. Certo ci sarebbero un po’ mancati gli aspetti tecnici e burocratici di funzionamento istituzionale, ma ce l’avremmo fatta. Stante questa situazione, il nostro obiettivo è fare una vera e propria rivoluzione culturale. Le dirette del Consiglio sono già trasmesse, ma è inutile, quello è un posto dove si ratificano soltanto pacchetti di decisioni già prese. Noi vogliamo portare le telecamere nelle commissioni. In Lombardia abbiamo quadruplicato i consensi rispetto al 2010, pur in un contesto di forte polarizzazione. Ai banchetti molti leghisti ci confessavano “A Roma votiamo per voi, ma in Regione per Maroni”.

Il più giovane degli eletti è il ventitreenne mantovano Andrea Fiasconaro, studente di Beni Culturali a Parma. Poi c’è il bresciano di Montichiari Giampietro Maccabiani. Ci sono il bergamasco Dario Violi, la pavese Iolanda Nanni, cresciuta nei comitati dei pendolari. E ancora dal Milanese, la capolista Silvana Carcano, Eugenio Casalino e Stefano Buffagni, commercialista 29enne di Bresso. Lui mette in guardia: «È vero che sulla carta noi non abbiamo i numeri per essere decisivi. Ma attenzione, nella prassi ci sono assenza prolungate e di massa in consiglio. Noi ci saremo sempre e magari qualche volta qualche scherzetto riusciamo a farlo. Il diavolo sta nei particolari e dovremo andare coi piedi di piombo. Finora era facile gestire i soldi pubblici con superficialità. Con noi tutto cambia. Siamo una torcia. Anzi, nove torce. Nessun ladro ruba più, quando c’è troppa luce».

I NOVE ELETTI

Silvana Carcano

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Eugenio Casalino

Stefano Buffagni

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Gianmarco Corbetta

Iolanda Nanni

Dario Violi

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Andrea Fiasconaro

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Giampietro Maccabiani