Portineria MilanoLa carta (segreta) di Berlusconi è un Napolitano bis

Con un Quirinale di garanzia il centrodestra disponibile a far partire un governo

Chiedere a Giorgio Napolitano di rimanere presidente della Repubblica come garante di un nuovo governo «politico». È questa la carta che Silvio Berlusconi, leader del centrodestra, potrebbe chiedere domani direttamente al Capo dello Stato, per uscire dall’impasse della formazione di un nuovo esecutivo.

La fumata «nera» del Colle, dopo l’incontro con il segretario del Partito democratico, lascia una certa soddisfazione tra le maglie di Lega e Pdl, ma l’ordine di scuderia a palazzo Grazioli è quello di mantenere “la calma”. I falchi come Fabrizio Cicchitto e Renato Brunetta si limitano a domandarsi perché Bersani «non ha ancora rinunciato all’incarico», mentre Angelino Alfano, il segretario, con un tweet spiega serafico: «Bersani non è uscito dal vicolo cieco. Dobbiamo evitare che in quel vicolo finisca l’Italia. La nostra linea è stata costruttiva e non cambierà».

La linea, infatti, è la stessa proposta fatta in questi giorni: un nome condiviso che vada bene per il Quirinale e magari pure «lo stesso Bersani» come premier con Alfano vice. In pratica, la richiesta è che il segretario del Pd «parli» con Berlusconi. E nel caso in cui Bersani si rifiutasse? A quel punto Pdl e Lega potrebbero convergere pure su altro nome proposto dal Pd. Il punto, infatti, in casa centrodestra è questo. Sia Berlusconi sia Maroni sono pronti a un accordo con i democratici, come hanno già ribadito, ma vogliono evitare un governo «tecnico» e avere un nome di garanzia al Quirinale.

L’esperienza di Mario Monti ha lasciato i suoi strascichi – tra vicenda esodati e caso Marò – e l’idea di ripetere anche per un altro anno un esecutivo del genere mette i brividi sia a «Silvio sia a Bobo». Nell’immaginario del Cavaliere, quindi, l’ipotesi più accredita è quella che Napolitano convinca Bersani e lo faccia tornare sui suoi passi. Certo, gli effetti all’interno del Pd non sono ipotizzabili, ma potrebbe essere proprio il Capo dello Stato a schiarire le nebbie dell’ultime ore in via del Nazarano. Lo dice pure Maurizio Lupi, pompiere della trattativa: «Adesso tocca a Napolitano verificare se responsabilità e bene comune per l’Italia potranno tornare ad essere prioritari nel Pd».

Quindi? La strada è stretta, ma sembra ancora percorribile, sempre che Napolitano accetti di restare. Il Capo dello Stato in questi mesi ha fatto sapere di non voler rimanere al Quirinale, ma una richiesta da parte di tutte le forze politiche, Grillo compreso, potrebbe «smuoverlo», sostengono persone che lo conoscono molto bene.

E se invece la risposta fosse no? A questo punto, la richiesta di Berlusconi (e Maroni) a Bersani sarebbe quella di un altro nome condiviso per il Quirinale, un garante che possa assicurare «una rappresentanza politica adeguata» al paese e pure un Consiglio Superiore della Magistratura dove non ci siano squilibri a favore della cosiddetta magistratura di «sinistra».

Maroni e Berlusconi lo hanno ripetuto fino allo sfinimento: si rischia «il golpe». Pdl e Lega Nord non accettano che – dopo la presidenza della Camera e del Senato e la premiership – il Quirinale possa andare di nuovo a un esponente di centrosinistra. Il gioco a incastri è difficile da districare, ma Napolitano potrebbe essere appunto garante e tutor di un governo di «unità nazionale».