«Una minaccia catastrofica» per la popolazione mondiale. Paragonabile a un attacco terroristico o al riscaldamento globale. Così i giornali inglesi oggi definiscono la crescita della resistenza agli antibiotici di molti batteri denunciata in un report dello Chief medical officer britannico. Il pericolo, scrivono, è il dilagare di infezioni che presto potrebbero non essere più curabili. Se non vengono prese misure per ridurre l’uso di antibiotici e nessun altro nuovo farmaco viene scoperto, «potremmo ritrovarci in una situazione sanitaria non molto diversa da quella dei primi anni del diciannovesimo secolo», ha dichiarato la dottoressa Dame Sally Davies, a capo del dipartimento della salute.
Il punto è che mentre gli antibiotici stanno fallendo, nuovi batteri stanno invece proliferando. Nonostante superbatteri come il multiresistente Mrsa (Methicillin-resistant Staphylococcus aureus) o il Clostridium difficile siano stati isolati in pochi ospedali, il dipartimento della salute britannico ha registrato un aumento allarmante di altri tipi di batteri, inclusi l’Escherichia coli e il Klebsiella, che causa la polmonite. Si tratta di batteri chiamati “gram negativi” che si trovano nell’intestino anziché sulla pelle e che sono molto pericolosi soprattutto per gli anziani e i più deboli. Ma solo pochi antibiotici ancora sono in grado di combatterli.
Ogni anno in Inghilterra 5mila pazienti muoiono per via di un’infezione da batteri “gram negativi” e nella metà di questi casi il batterio è resistente ai farmaci. Alla base del problema, spiegano gli esperti, ci sarebbe un uso sbagliato ed eccessivo degli antibiotici. Cosa che ha fatto proliferare nuovi tipi di batteri resistenti ai farmaci. Ma la Gran Bretagna da sola non può risolvere il problema, precisano. Ci deve essere un’azione collettiva a livello globale, riducendo l’utilizzo di antibiotici e incentivando le case farmaceutiche a svilupparne di nuovi.
«La resistenza agli antibiotici è una minaccia catastrofica», ha dichiarato Davies. «Se non agiamo subito, ognuno di noi potrebbe andare in ospedale nel giro di 20 anni per piccoli interventi e morire a causa di infezioni ordinarie che oggi possono essere trattate con gli antibiotici. Le operazioni di routine come gli interventi per inserire una protesi all’anca o i trapianti di organi potrebbero essere mortali per il rischio di infezioni». È per questo che, aggiunge, «governi e organizzazioni in tutto il mondo, inclusa l’Organizzazione mondiale della sanità, devono affrontare seriamente questo problema».