Matteo Renzi torna a Canale 5, ospite di “Amici”

Nel 1994 aveva già partecipato alla “Ruota della Fortuna”

«Napolitano stava accarezzando l’idea di incaricare Renzi, poi gli hanno detto che sarà ospite di Amici e ha ceduto allo sconforto», twitta goliardico Enrico Mentana. E con lui molti altri, chi votato all’indignazione e chi allo sberleffo, dopo che in Rete si è diffusa la grande notizia. Matteo Renzi è l’ospite d’onore di Maria De Filippi nell’esordio serale di Amici. Il sindaco fiorentino varcherà le soglie del talent targato Mediaset: quello in cui si confrontano cantanti, ballerini e giudici. Lì, dove sono sbocciati i Marco Carta e le Emma Marrone, Renzi racconterà la propria esperienza rispondendo alle domande dei ragazzi.

Dell’insolita ospitata si appreso poco prima che Bersani salisse al Colle. A instillare il dubbio, qualche ora addietro, il direttore della comunicazione di Mediaset, Paolo Calvani, che twittava così: «Renzi sarà presto ospite di un noto programma tv di intrattenimento di prima serata». Il mistero è poi stato svelato da Claudio Cerasa, caporedattore del Foglio e penna ben informata di fatti renziani, che, sempre su Twitter, ha servito lo scoop scatenando un ginepraio di reazioni.

C’è chi evoca il precedente di Piero Fassino, ospite nel 2005 a C’è Posta Per Te e chi si indigna per lo sconfinamento populista che dal talk paludato porta all’arena di giovani imberbi, perdipiù urlanti. Nel guado del dibattito vagano pure molti scettici e qualche illuminato sostenitore dell’intemerata ospitata renziana che, stando all’antipasto, si preannuncia uno straordinario evento di social tv.

Eppure, al netto delle ironie, la mossa del sindaco rompe ancora una volta gli schemi della comunicazione politica, sancendo l’inizio della sua personalissima campagna elettorale. Lo fa nel momento più difficile, quello in cui il Pd sconta divisioni intestine e debolezze parlamentari, al cospetto di un Movimento 5 stelle col vento in poppa che, nei mesi, ha depotenziato lo stesso effetto Renzi.

Perché, allora, ripartire da Amici? Il talent di Canale 5, che in molti, erroneamente, derubricano a siparietto chiassoso, è uno degli ultimi gioielli rimasti in dote al Biscione. Una macchina da guerra che miete ascolti e attenzioni, un circuito che attrae investimenti, ospiti e riflettori, oltre a migliaia di ultrà capaci di organizzare trasferte in pullman e fan club. La finale della scorsa edizione, per dire, è andata in onda nella cornice di un’Arena di Verona strapiena. Senza contare che, da svariati anni, il talent defilippiano detta l’agenda di Sanremo e balla sul mercato discografico.

Certo, Amici è il regno (anche) dei giovanissimi, coetanei di quei sedicenni estromessi a suon di polemiche dal voto alle primarie di novembre. Nel caso della De Filippi parliamo di un esercito rumoroso che anima i forum su internet e lo studio di Cinecittà, dove le quattro tribune che lambiscono il palco fagocitano gruppi di giovanotti pronti a spellarsi le mani armati di palloncini, cartelloni e peluches.

Eppure, nel momento storico in cui il Pd si misura con un preoccupante dissanguamento di consensi tra i più giovani, divisi tra Grillo e l’astensione, la mossa di Renzi rappresenta un tentativo di parlare a una fetta di pubblico-elettorato fino a oggi beatamente ignorato. Quanti sono? Chissà, forse migliaia di potenziali votanti che si annoiano davanti ai Floris e ai Santoro e magari si sentono trascurati da politici che a loro non comunicano nulla, nemmeno con l’alfabeto muto.

Non è Ballarò, diceva Pierluigi Bersani a Roberta Lombardi durante l’incontro in streaming alla Camera. E non sarà Porta a Porta. La progressiva destrutturazione dei talk classici, terze Camere della Seconda Repubblica e salotti accoglienti per leader in doppiopetto, non sempre si rivelano i luoghi ideali in cui fare campagna elettorale, perché su quelle poltrone non si riesce più a far cambiare idea, a strappare consensi. Lì si consumano derby e scontri tra tifoserie che a fine della puntata restano saldi nelle proprie convinzioni.

Quello di Renzi potrebbe qualificarsi come un colpo di coda grillino, una mossa semplice e rischiosa, al limite della banalizzazione, anche se sarebbe riduttivo farla passare per la solita comparsata bischera da stroncare con sarcasmo. Forse non c’è più tempo per fare gli snob, o per rimproverare “i compagni che sbagliano”. La campagna elettorale è, soprattutto, pop. Rifiutarsi di capirlo, dopo l’ennesima batosta alle urne, sarebbe da sciocchi.

E sul web si fa già ironia:

Fotomontaggio tratto dal blog www.veryinutilpeople.it

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