La storia narra che Leonardo Boriani perse la direzione del mensile «Il Ciclismo» per un motivo molto semplice: gli editori scoprirono che aveva in casa un parco biciclette simile a quello di una squadra che gareggia per il Tour de France. Forse erano solo malignità – perché il «parco bici» gli era stato regalato – ma dopo l’arresto per tangenti nell’ambito dell’ultima inchiesta sulla sanità lombarda, i tanti che in questi anni hanno criticato Boriani hanno avuto la certezza che «Dodo» si sia un pò troppo approfittato delle posizioni di “potere” che via via ha assunto in questi anni.
Bossiano prima, molto vicino all’ex vicepresidente del Senato Rosi Mauro. Maroniano poi, fiero sostenitore dei barbari sognanti, nessuno in via Bellerio ha mai capito se Boriani fosse veramente un leghista. Di fatto rientra in quella categoria di personaggi vicini al Carroccio che non si sa bene da dove arrivano, ma alla fine si scopre sempre dove vanno: in carcere o sotto le indagini della magistratura. Tra le decine di casi di questi ultimi anni basterebbe ricordare quello di Francesco Belsito, l’ex tesoriere e autista che fu portato dall’ex amministratore Maurizio Balocchi, sotto inchiesta per ‘Ndrangheta e una per gestione molto allegra dei rimborsi elettorali.
Nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza che lo hanno portato in carcere, l’ex direttore della Padania si vantava spesso delle sua conoscenze con i leghisti. Anche se come hanno appurato i magistrati di fatto ha sempre agito da solo. Eppure Boriani prometteva persino appuntamenti con Flavio Tosi, anche se poi di incontri con il sindaco di Verona – secondo quanto si legge nelle carte – non ce ne saranno mai. A luglio del 2012, appena dopo il congresso di Assago, mentre è al telefono con Giuseppe Lo Presti dell’azienda Hermex, anche lui coinvolto nell’inchiesta, arriva a promettere un altro appuntamento con Maroni. Lo Presti glielo dice: «Poi dopo mi fai incontrare il grande Roberto?». Risposta di Boriani: «Yes. Detto anche “Bob One”. Invece di Bobo lo abbiamo nominato Bobo numero uno».
Chi lo conobbe al quotidiano La Notte nei primi anni ’80 ricorda che «era un caporedattore che non aveva molta voglia di lavorare, ma che continuava a parlare al telefono per ore e ore». Del resto, in questi anni ha saputo tessere una rete di relazioni invidiabile, che lo ha portato a diventare nel 2006 vicedirettore della Padania, consigliato – come ricorda il giornale online L’Indipendenza – da Gianluigi Paragone. Poi il salto alla direzione del quotidiano dei lumbard fino al dicembre del 2011, quando fu fatto fuori in piena guerra interna al Carroccio.
Si vocifera che la sostituzione con Stefania Piazzo fosse stata ordinata perché il cda a trazione «cerchio magico» aveva capito che Boriani era troppo vicino a Maroni. Ma su questo alcuni leghisti dissentono, ricordando che «Dodo» era in realtà diventato troppo amico di alcuni esponenti del Popolo della Libertà in Lombardia, tra cui appunto Gianluca Guarischi (anche lui finito in carcere nell’inchiesta Cueva) e soprattutto Massimo Buscemi, ex assessore della giunta di Roberto Formigoni.
Sarà proprio Buscemi – Bush per gli amici – ad aiutarlo per il lancio del quotidiano on line Il Vostro, giornale durato lo spazio di 4 mesi, pieno di debiti e con decine di giornalisti mai pagati per il lavoro svolto. Dopo la disgraziata avventura, Boriani era riuscito a piazzarsi poche settimane fa al Nord Ovest, quotidiano con sede a Novara, molto vicino a Massimo Giordano, l’ex assessore della giunta di Roberto Cota in Piemonte. Giordano è stato indagato a fine febbraio per corruzione proprio in un’inchiesta partita dalla nascita del Nord Ovest.
In ogni caso, tornando in terra lombarda, l’amicizia di Boriani con «Bush», a quanto pare, non ha portato bene. Anche perchè i magistrati che lo hanno arrestato per le tangenti che avrebbe intascato per gli appalti in alcuni ospedali lombardia, potrebbero presto collegare i puntini delle altre inchieste sulla sanità lombarda, cercando collegamenti con il faccendiere Piero Daccò. Buscemi, infatti, è sposato con Erika Daccò, figlia di Piero ed è sempre stato molto vicino a Guarischi. L’ex socialista, poi Forza Italia, è un personaggio chiave in tutta l’inchiesta, anche perché nell’ordinanza le telefonate e gli incontri tra Guarischi e Formigoni sono riportate in diverse pagine.