Non c’è pace per Telecom Italia. Ieri sono arrivate le maxi svalutazioni dell’avviamento attese dal mercato, che hanno mandato in rosso il bilancio per 1,6 miliardi di euro. Tra il 2011 e l’anno scorso la pulizia di bilancio condotta da Franco Bernabè e i suoi ha toccato gli 11,3 miliardi di euro, mentre gli avviamenti riferiti alle attività domestiche rimangono pericolosamente a quota 30 miliardi, poco più del debito – in calo – pari a 28,7 miliardi. Nelle scorse settimane i soci di Telco (Telefonica, Generali, Intesa, Mediobanca), la holding che controlla Telecom Italia, hanno svalutato il titolo dell’ex monopolista da 1,5 a 1,2 euro per azione, valore che rimane circa doppio del prezzo a cui le azioni sono scambiate sul mercato. Nel frattempo riceveranno complessivamente 450 milioni di dividendi, la metà rispetto al 2011, che già aveva segnato un calo del 23% sul 2010. Come? Attingendo dalle riserve. Le quali coprono ormai soltanto il 15% dell’avviamento. Significa che Telecom non può permettersi un’altra ondata di svalutazioni. A meno che gli utili accantonati siano sufficientemente sostanziosi da neutralizzare l’effetto delle rettifiche sulle riserve. Senza svalutazioni l’utile sarebbe stato di 2,4 miliardi, in calo rispetto ai 2,5 del 2011. Troppo poco. Che fare? Vendere vendere vendere. Peccato che il contesto politico sia ancora troppo incerto per portare avanti le trattative sullo scorporo della rete con la Cdp. E l’azionariato buono di Telecom sicuramente non ha la minima intenzione di mettere mano al portafoglio.
8 Marzo 2013