Sanzioni per chi ha fischiato a Pontida e niente congresso in Veneto come chiede il presidente della Lega Nord Umberto Bossi. Il sindaco di Verona Flavio Tosi tira dritto. E secondo quanto confidato ai suoi fedelissimi in queste ore, il segretario della Liga non si è smosso di un millimetro dopo le minacce del Senatùr. A nulla sono valse le richieste di «armistizio» del governatore del Veneto Luca Zaia o di Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso.
Sabato, durante il consiglio nazionale, Tosi terrà la linea di questi giorni. E chiederà provvedimenti per i tre consiglieri regionali, Giovanni Furlanetto, Vittorino Cenci e Cristiano Corazzari, che a Pontida hanno srotolato lo striscione sul palco per chiedere il congresso regionale. A capitolare dovrebbe essere pure la bossiana Paola Goisis che sul «sacro prato» manifestava insieme con Santino Bozza, già fatto fuori dal movimento qualche mese fa. Non solo. A rischiare potrebbero essere pure i militanti che hanno manifestato contro Leonardo Muraro, commissario della segreteria provinciale veneziana.
Insomma, la guerra dentro la Lega continua. Senza esclusione di colpi. E questo non sembra valere solo per il Veneto, ma anche per la Lombardia. Il segretario nazionale Matteo Salvini durante l’ultimo consiglio nazionale del 10 aprile 2013 (un anno esatto dalla notte delle scope di Bergamo ndr) ha accolto le richieste di espulsione contro Marco Reguzzoni, Monica Rizzi, Marco Desiderati, Giovanni Torri e Alberto Torrazzi. Ma la questione, su questo fronte, è più intricata.
Dovrà essere ratificata dal consiglio federale, perché tutti e tre vantano più di dieci anni di militanza. E possono fare ricorso al comitato presieduto proprio dal Senatùr. Certo, c’è chi sostiene che alla fine Reguzzoni potrebbe scamparla, ma perché a impuntarsi potrebbe essere Roberto Speroni, l’europarlamentare, storico militante leghista e padre di Elena, moglie dell’ex capogruppo. Diverso il discorso poi della Rizzi che in via Bellerio sostengono non abbia ancora rinnovata la tessera del Carroccio. Di certo c’è che le sfuriate del Senatùr a Pontida (e di questi giorni su giornali e agenzie con i «fascisti di Verona che picchiano le donne» ndr) potrebbero avere effetto nullo.
Del resto, Maroni interpellato riguardo alle critiche di Bossi a Pontida ha nicchiato: «Non ho nulla da dire su questo». Ma Tosi, invece, da Verona ha ricordato che «in passato sotto la guida dei precedenti segretario federale e nazionale veneto, per episodi nemmeno comparabili per gravità a quello di domenica scorsa sono stati presi provvedimenti ben più drastici da chi oggi invoca la libertà di espressione e la democrazia, che non può diventare la libertà di danneggiare la Lega».
Ma a questo punto la situazione potrebbe diventare incandescente dentro il movimento. Il tutto a meno di due mesi dalle elezioni amministrative. Le comunali che si svolgeranno in Veneto e Lombardia potrebbero diventare una spia di disfacimento della Lega. In entrambe le regioni sia Maroni sia Tosi presenteranno le loro liste civiche. E se dovesse continuare il trend delle ultime elezioni, con i partiti incolori superare il Carroccio, allora si potrebbe aprire un nuovo capitolo della sua storia. Forse quello finale.