Il ricordo di Margaret Thatcher sull’Osservatore romano è stato particolarmente scarno. Poche righe dedicate alla Lady di ferro, ufficialmente perché non c’è stato il tempo di costruire qualcosa di più articolato – l’Osservatore esce nel pomeriggio con la data dell’indomani – e tuttavia si nota una certe freddezza nel breve testo che riguarda la celebre leader conservatrice britannica.
Oltre ai concisi riferimenti biografici, infatti, il giornale della Santa Sede, afferma come unico sintetico commento: «Al suo nome è legata la corrente politica denominata “thatcherismo”, che fonde rigidamente il conservatorismo con il liberismo. Tra gli avvenimenti che hanno caratterizzato l’era thatcheriana si ricordano, appunto, la dura presa di posizione contro il sindacato dei minatori (che dichiarò lo sciopero a oltranza per opporsi alla chiusura di numerosi impianti) e la breve ma sanguinosa guerra delle Falkland-Malvinas».
Dunque con nuova “sensibilità argentina” il giornale della Santa Sede sottolinea il doppio nome delle isole (quello inglese e quello argentino appunto) testimoniando da una parte l’equidistanza fra le parti e allo steso tempo ammettendo di fatto che la faccenda è tutt’altro che conclusa. E poi c’è spazio per la guerra «breve ma sanguinosa», una definizione stringata e ineccepibile sotto il profilo storico. Resta però il fatto che la responsabilità del conflitto viene attribuita dal giornale vaticano interamente alla lady di ferro.
La vicenda naturalmente è un po’ più complessa: la dittatura militare argentina ormai vicina al fallimento per la crisi economica e il susseguirsi delle violenze, nel 1982 tentò l’avventura militare nazionalistica sotto la guida dell’ammiraglio Lepoldo Galtieri per riconquistare il favore popolare. La Thatcher, che attraversava anch’essa un momento di difficoltà politica, rispose prontamente con una spedizione militare vittoriosa. La dittatura in Argentina finì di lì a poco. La Thatcher trasse nuova linfa dal successo militare ma fra i due Paesi iniziò una contrapposizione infinita per la sovranità delle isole.
Va detto che le Falkland-Malvinas sono rivendicate dalle diverse forze politiche argentine senza grandi differenze fra gruppi conservatori e progressisti, il tema insomma è di quelli che suscita passioni e nazionalismi. Per altro la storia ha avuto anche un risvolto calcistico quando, nel 1986, Argentina e Inghilterra si affrontarono ai Mondiali di Città del Messico nel 1986 in una partita dominata da una tensione che non era solo agonistica. La squadra celeste e bianca prevalse con il gol di mano di Maradona, la cosiddetta «mano de Dios» che vendicò, almeno sul piano sportivo, l’affronto delle Malvinas.
La questione è però tornata d’attualità nei giorni scorsi. La presidente Cristina Kirchner, infatti, dopo il lungo incontro in Vaticano con Papa Bergoglio, disse alla stampa di aver chiesto aiuto al Pontefice per far ripartire i negoziati con il governo inglese relativi al possesso delle isole al largo delle coste argentine. Dal punto di vista diplomatico una mossa non tanto opportuna. Ma coinvolgendo il Pontefice su un tema dal quale per lui è difficile sfilarsi, la Kirchner ha provato a costruire consenso su un tema nazionalistico ampiamente condiviso in patria, in un momento in cui il governo soffre di un abbassamento di popolarità.
Da arcivescovo di Buenos Aires, infatti, Bergoglio giusto nell’aprile di un anno fa, in occasione di una messa celebrata a trent’anni dal conflitto, aveva affermato: «Siamo venuti a pregare per coloro che sono caduti, figli della Patria che hanno difeso la loro madre, la Patria, a rivendicare ciò che era loro e di cui furono usurpati». E il tema dell’ “usurpazione” tornava nelle parole pronunciate da Bergoglio nel 2010 quando celebrava la lavanda dei piedi nell’unità penitenziaria del centro psichiatrico di Borda, a Buenos Aires. Nell’occasione disse anche: «le Malvinas sono nostre».
I quotidiani inglesi nei giorni scorsi avevano già ricordato la posizione espressa sulla vicenda dall’ex arcivescovo della capitale argentina. Così rispondendo “rispettosamente” al Papa e alla stessa Kirchenr, David Cameron, a sua volta, aveva ricordato che un recente referendum fra gli abitanti delle Falkands aveva stabilito la sorte delle isole: gli abitanti avevano scelto di stare con Londra. Ma naturalmente, anche in questo caso, la questione non è così scontata: in questi decenni, infatti, le isole sono state “ripopolate” dalla Gran Bretagna e gli abitanti ora sono di fatto tutti inglesi o quasi.
E di fatti la querelle non finiva; l’ambasciatore argentino a Londra, Alicia Castro, ha risposto prontamente al premier inglese ricordando che tutti i Paesi latinoamericani e 54 Paesi africani, oltre a Cina e Stati Uniti, erano a favore di una ripresa dei negoziati per stabilire la sovranità delle Falkland-Malvinas; ancora, spiegava la diplomatica, nella stessa direzione andavano ben 40 risoluzioni dell’Onu. L’Ue invece si sfilava facendo sapere che si trattava di «una questione interna della Gran Bretagna».
Infine la vicenda approda sul giornale della Santa Sede. Va detto che in passato i rapporti fra la Segreteria di Stato di Tarcisio Bertone e il governo dei Kirchner (Nèstor e poi Cristina) non sono stati sempre facili, ma in ogni caso la stagione di Bertone è giunta ormai al termine mentre è cominciata quella di Francesco il Papa «venuto dalla fine del mondo» e il giornale vaticano ne deve tenere conto. Gian Maria Vian, l’attuale direttore, è stato nominato da Benedetto XVI, e per ora non ci sono segnali circa una sua eventuale sostituzione; del resto il giornale negli anni del pontificato di Ratzinger ha cercato di assumere una veste più moderna, più attenta ai temi del costume e della società, oltre che ai fenomeni culturali e ovviamente al dibattito sui temi caldi del pontificato. Ora dovrà prendere le misure allo stile e ai contenuti del magistero di Francesco, oltre che al mondo da cui proviene.
In tarda serata, tuttavia, la Santa Sede rende noto un telegramma di cordoglio per la scomparsa della “baronessa Thatcher”, firmato dal Segretario di Stato Bertone a nome del Papa, nel quale si esprime la “tristezza” del Pontefice nell’apprendere la notizia della morte della lady di ferro e venivano ricordati «con apprezzamento i valori cristiani che ha sostenuto e il suo impegno al servizio pubblico e alla promozione della libertà nella famiglia delle nazioni». Un modo per cercare di porre fine alle polemiche, almeno per il momento.