Le parole sono pietre. Sempre. Eppure nell’Italia della crisi, anno del signore 2013, ci sono ancora persone che le usano con eccessiva spregiudicatezza, senza ponderarle. Stamattina a Civitanova Marche si è consumata una tragedia umana e familiare. Moglie e marito si sono suicidati. Lui esodato, lei pensionata a 500 euro al mese. Non avevano soldi per pagare l’affitto. Poco dopo suo fratello si è buttato in mare. Tragedia nella tragedia.
Sui siti è partita immediatamente la facile equazione “suicidi-crisi-dramma sociale-disoccupazione” e fin qui passi. Nel pomeriggio si è però passato il segno con i segretari della Cgil Marche e Macerata, rispettivamente Roberto Ghiselli e Aldo Benfatto, che vergano un comunicato in cui si insinua l’automatismo infame: alla radice del dramma ci sarebbe una riforma Fornero che ha lasciato per strada migliaia di esodati.
Si tratta di una speculazione inaccettabile. Lo diciamo senza se e senza ma. Si può criticare aspramente qualsiasi scelta politica, qualsiasi provvedimento o riforma, ci mancherebbe. Ma anche solo adombrare una consequenzialità tra riforma e dramma davvero non si può. Specie in un paese come l’Italia che si porta dietro una scia lugubre di sangue, ideologia, terrorismo e quindi morti, caduti sulla trincea del riformismo laburista. Storie tragiche come quelle di Ezio Tarantelli, Massimo D’Antona e Marco Biagi dovrebbero sconsigliare chiunque dall’usare certi accostamenti sinistri. Abbiamo già dato e proprio la crisi grave e le dificoltà che sta attarversando il paese impongono serietà, realismo, sangue freddo e parole chiare e inattaccabili. A tutte le classi dirigenti. Politiche, industriali e sindacali che siano…