Letta e la sfida di un governo dei sindaci

La formazione della squadra. L'attenzione al territorio

Adesso Enrico Letta, assieme a Giorgio Napolitano, dovrà mettere insieme la squadra di governo. Alcune idee ovviamente già ci sono, circolano da un po’. Si tratta più che altro di un profilo, di un certo – come direbbero gli anglosferici – “flair”, ovvero stile, gusto, attitudine, che dovrebbe caratterizzare questo nuovo esecutivo che prenderà forma sempre di più nelle prossime ore e nei prossimi giorni e che è chiamato a gestire una fase complicatissima. Quale sarà il “flair” del governo Letta, governo di larghe intese, aperto al Pd, al Pdl, alla lista di Monti, ma anche a tutte le altre forze politiche che vorranno fare parte della nuova maggioranza?

Sarà quasi certamente una formazione corta, per dirla in termini calcistici. Pochi ministri dunque, e pochissimi sottosegretari, un governo snello, agile, quasi austero. Ma sarà anche una formazione fresca, giovanile, il più possibile vicina a quella “società civile” che va tanto di moda in questi tempi. All’Anci, l’associazione dei comuni italiani, sono stati allertati, avvertiti, da qualche ora: è stata infatti chiesta la disponibilità di entrare nel nuovo governo al presidente dell’Anci, Graziano Delrio, il sindaco democratico di Reggio Emilia vicinissimo a Matteo Renzi. E lo stesso è stato fatto con Alessandro Cattaneo il giovane sindaco di Pavia, il “formattatore” nato nel 1979, capo di un movimento che dall’interno del Pdl aveva premuto per le primarie e chiesto con forza il rinnovamento della classe dirigente del partito-azienda di Silvio Berlusconi. Napolitano avrebbe voluto nel nuovo governo – governo “del presidente”, esecutivo di cui lui è nume tutelare – anche Matteo Renzi. Ma il sindaco ragazzino ha detto di no: era disponibile a fare il presidente del Consiglio, ma il ministro, come conferma anche il suo portavoce fiorentino su Twitter “è impossibile” che lo faccia.

Eppure al nuovo presidente del consiglio Enrico Letta piacerebbe moltissimo avere accanto a sé una squadra di sindaci, ed ex sindaci come Sergio Chiamparino. E l’Anci ne ha di fatto già messi a disposizione cinque, compresi Delrio, Cattaneo e Renzi (che ha declinato). Gli altri sono il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, politico abile e di grande successo nella sua regione, e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il cui profilo nella Capitale è un po’ più controverso. Sembra che Letta sia destinato ad avere accanto a sé anche due vicepremier, una del Pdl e uno del Pd. Ma in nessuno dei due partito sembra esserci grande competizione per occupare questa casella. Anzi, a dire la verità sono pochi gli uomini disponibili ad entrare in un governo che tutti prevedono essere destinato a grande impopolarità.

Dicono che anche Angelino Alfano, il segretario del Pdl, non abbia troppa voglia di occupare l’incarico di vicepremier che Napolitano vorrebbe assegnargli. E Silvio Berlusconi, prima di partire stamattina per gli Stati Uniti, pare abbia già escluso che il suo gran visir Gianni Letta possa fare il vicepremier del nipote Enrico. Così nel partito del Cavaliere si sussurra un nome: Renato Schifani, l’ex presidente del Senato che potrebbe fare il vicepremier, oltre a quello di Gaetano Quagliariello – futuro ministro? – che già faceva parte del gruppo di dieci saggi selezionati personalmente dal Quirinale per redigere il dossier delle riforme urgenti da mettere in campo. 

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