«Al 31 agosto del 2000 il personale in servizio nella Presidenza della Repubblica era composto da un totale di 2.181 lavoratori fra dipendenti diretti e addetti. Tra i quali 274 corazzieri, 254 carabinieri di cui 109 in servizio nella residenza estiva di Castelporziano, 213 poliziotti, 77 finanzieri, 21 vigili urbani e 16 guardie forestali. Il solo gabinetto del segretario generale Gaetano Gifuni era costituito da 63 persone. Il servizio Tenute e Giardini da 115, fra cui 29 giardinieri e 46 addetti a varie mansioni. Il tutto per un costo complessivo annuo di 235 milioni di euro». Era il 2007 quando uno dei passaggi più emblematici de “La Casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo denunciava l’enorme ammontare di risorse pubbliche determinato dal funzionamento della macchina del Quirinale. Un quadro reso ancor più impietoso grazie ai raffronti con le istituzioni repubblicane e monarchiche delle democrazie politiche occidentali. E divenuto tanto più intollerabile a causa della segretezza con cui fino ad allora venivano preparati e redatti i bilanci della più alta magistratura del nostro paese.
Fu in quel momento che l’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano, insediato al Colle da pochi mesi, avviò un processo di profondo e graduale mutamento del governo finanziario della Presidenza. Un’iniziativa assunta in piena autonomia, visto che le strategie di entrata e spesa dei supremi organi costituzionali non possono essere vincolate alle decisioni economiche degli esecutivi, ma si fondano sull’autogoverno, su atti unilaterali degli interna corporis. Nel corso del suo primo settennato Napolitano ha per la prima volta nella storia repubblicana reso pubbliche le voci di bilancio del Quirinale, oltre alle relazioni illustrative che ne accompagnano ogni anno la redazione. E leggendo il documento ufficiale di previsione per il 2013, in coerenza con la tendenza prevista nel programma triennale 2012-2014 che prevede un pareggio tra entrate e uscite, è possibile valutare se e in quale misura l’attuale inquilino del Colle ne abbia ridotto l’apparato e i costi elefantiaci. L’ammontare totale della spesa del Quirinale per l’anno in corso è di 243,6 milioni di euro, in calo di circa 2 milioni rispetto al 2012. Un volume di uscite che verrà coperto dallo Stato con un fondo di 228,5 milioni – rimasto invariato dal 2010 e diminuito di 3,2 milioni rispetto al 2009 – con le entrate derivanti dalle attività del Colle e con le eccedenze delle gestioni precedenti.
A confronto con i 235 milioni che gravavano sulle tasche dei cittadini alla fine del 2006, dunque, la presidenza Napolitano ha prodotto un risparmio di quasi 7 milioni di euro per strutture e personale, che in sette anni è passato da 2.181 a 1.720 unità: 799 dipendenti, 102 componenti dello staff presidenziale, e 819 appartenenti alle forze dell’ordine che operano stabilmente al Quirinale. Tra le misure che hanno consentito una significativa riduzione della spesa vanno annoverati il blocco del turn-over del personale di ruolo, la progressiva riduzione del personale distaccato, l’introduzione del regime pensionistico contributivo per tutti i funzionari e la riforma dei trattamenti di anzianità, la soppressione del meccanismo di allineamento automatico delle retribuzioni a quelle del personale del Senato, il congelamento degli stipendi e delle pensioni al livello del 2008, l’applicazione del contributo di solidarietà del 5 e del 10 per cento anche alle indennità del Segretario generale, dei consiglieri e consulenti del Presidente, e ai compensi del personale a contratto.
Grandissima parte delle uscite è relativa ai lavoratori in servizio (e a riposo), che assorbono circa il 91 per cento delle spese complessive: 131 milioni di euro per i dipendenti attivi, di cui 260mila per il reclutamento e la formazione dei nuovi assunti, e 90,4 milioni per i funzionari in pensione. Gli investimenti per beni e servizi, invece, coinvolgono poco più del 9% del totale, attestandosi a 22,2 milioni di euro. L’utilizzo di risorse pubbliche disponibili viene ripartito nei diversi comparti in cui si articolano le funzioni della Presidenza. Ed è rilevante constatare come meno del 19 per cento – 45,8 milioni – sia destinato all’area strettamente attinente al ruolo istituzionale del Capo dello Stato, il 18 per cento – 43,2 milioni – venga devoluta ai servizi generali, il 14,2 per cento – 34,7 milioni – alla dotazione e valorizzazione del patrimonio artistico, il 6,5 per cento – 15,8 milioni – al settore della sicurezza, il 5,6 per cento – 13,7 milioni – all’amministrazione. L’assegno annuale lordo del Presidente della Repubblica ammonta a 239.182 euro, congelato al livello del 2010 ma in crescita di 14mila euro rispetto al 2006. Superano infine i 2,6 milioni le risorse previste per i consiglieri e i consulenti del Capo dello Stato.
Analizzando nel dettaglio le voci di spesa per i singoli dipartimenti spicca l’incidenza del funzionamento delle tre residenze presidenziali: il Quirinale, la splendida tenuta estiva di Castelporziano e Villa Rosebery, gioiello neo-classico del golfo di Napoli. Per questi palazzi, le utenze di acqua, gas, luce e canoni tv costano 3 milioni di euro, l’uso dei telefoni 250mila, i servizi postali 160mila. Toccano quota 10 milioni di euro, invece, le tasse pagate dal Colle, di cui 9,5 milioni di Irap e 630mila di altre imposte compresi 18mila euro di canone Rai. Le manutenzioni ordinarie ammontano a 5,3 milioni di euro, mentre i servizi di pulizia e igiene sono pari a 1,3 milioni. Arriva a 120mila euro la valorizzazione e tutela paesaggistica nonché la gestione di flora e fauna della prestigiosa tenuta situata sulle coste laziali, che gode inoltre di una dotazione annuale di mezzo milione da parte del Ministero dell’ambiente oltre a quasi 50mila euro di ricavi derivanti dalla vendita di esemplari di animali selvatici presenti nella riserva.
Per l’impiego, gli interventi e la manutenzione di beni immobiliari come gli arredi, i mezzi di trasporto, gli strumenti informatici, sono stati messi in conto 5,4 milioni di euro. Non indifferente è poi il prezzo previsto per le forniture di beni e materiali di consumo giornaliero. Si tratta di 1,4 milioni che comprendono 470mila euro per biancheria e abiti da lavoro, 255mila euro di cancelleria, 105mila euro in detersivi e altri materiali di pulizia, 19mila euro in materiale sanitario e carta igienica, 200mila euro in benzina e olio per le auto che ne costano altri 660mila.
Ulteriore capitolo rilevante di spesa è costituito dalle relazioni esterne e dal cerimoniale, che producono uscite per 1 milione di euro. Tra le voci principali costitutive di tale cifra vanno evidenziati i 167mila euro investiti in doni, onorificenze e commemorazioni, i 423mila per beni alimentari, i 280mila necessari per i viaggi del Capo dello Stato, gli 81mila per gli eventi culturali, i 210mila stanziati per la manutenzione dei tesori artistici. Nel bilancio del Quirinale emergono poi i contributi e gli interventi sociali come la beneficenza, che incide per 500 milioni di euro, il sostegno ad attività culturali e sportive esterne, pari a 403mila euro, e le attività di rilievo pubblico organizzate all’interno del Colle, che valgono 100mila euro. Una gamma vastissima di iniziative ed eventi che inevitabilmente comporta le spese per un’adeguata promozione e copertura mediatica pari a 140mila euro, per studi e ricerche correlate – 220mila gli euro – e per abbonamenti ad agenzie stampa, giornali e banche dati – 561mila. Mentre sfiora il miliardo di euro l’investimento per l’inestimabile patrimonio artistico, bibliotecario e archivistico del Quirinale, già residenza dei pontefici e dei sovrani d’Italia e complesso monumentale di rara bellezza.
Gli sforzi compiuti da Giorgio Napolitano hanno definito una direzione di marcia, destinata a produrre i suoi frutti più incisivi nel medio-lungo periodo. Ma, almeno fino ad oggi, il suo tentativo di allineare i costi della più alta istituzione repubblicana alle dinamiche finanziarie delle democrazie politiche più avanzate è lontano dalla piena realizzazione. È vero che, come rileva lo staff del Capo dello Stato nella presentazione del bilancio 2013, è difficile e ingeneroso paragonare le spese necessarie per il funzionamento del Quirinale con quelle destinate a presidenti e monarchi dotati di poteri prevalentemente formali, simbolici, rappresentativi. Tuttavia il Colle costa quattro volte più dei 57 milioni di euro di Buckingham Palace con i suoi 300 dipendenti, per non parlare dei 28 milioni sufficienti alla presidenza federale tedesca, forte di 160 funzionari. E risulta impietoso il confronto con i regimi presidenziali e semi-presidenziali, che attribuiscono al Capo dello Stato rilevanti e autentiche prerogative di governo. La Casa Bianca, infatti, assorbe quasi metà delle risorse del Quirinale, con 136,5 milioni di euro e 466 impiegati, mentre l’Eliseo con i suoi 941 addetti civili e militari ne richiede 112,5 milioni ogni anno.
Più articolato, invece, il quadro relativo allo stipendio del più alto rappresentante delle istituzioni. Se in Francia Francois Hollande ha mantenuto la promessa di tagliare del 30 per cento la propria retribuzione, passando a 178.920 euro lordi l’anno, e in Germania il presidente federale percepisce un assegno netto di 199.000 euro più uno straordinario per le sole spese di rappresentanza, il re di Spagna Juan Carlos di Borbone riceve 270mila euro mentre Barack Obama detiene il primato con 280mila euro. Per quanto riguarda Napolitano, secondo una precisazione inviata dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, al quotidiano Libero il 2 dicembre 2012, l’assegno del Presidente è di euro 239.182, e «identico importo risulta indicato nel bilancio di previsione per il 2011 e nel rendiconto consuntivo dello stesso anno, nonché nel rendiconto consuntivo del 2010, che dà atto della somma effettivamente erogata in quell’anno».