I complimenti di Barack e Michelle Obama, Bill Clinton e di colleghi di primissimo piano come Kobe Bryant. Se li è guadagnati Jason Collins, 34 anni, primo giocatore in attività della Nba – e di uno sport di squadra a livello professionistico negli Usa – a dichiararsi apertamente gay.
So proud of you, Jason Collins! This is a huge step forward for our country. We’ve got your back! -mo
— FLOTUS (@FLOTUS) 29 aprile 2013
Lo ha fatto in prima persona, con una lettera a Sports Illustrated. «Non potevo dire nulla perché temevo che il mio mondo sarebbe crollato se qualcuno avesse saputo» ha scritto. I commenti sono invece stati quasi unanimemente positivi, segno anche lo sport sta raggiungendo un approccio maturo all’argomento dell’omosessualità.
Dall’altra parte dell’Atlantico, almeno. Nella Serie A di calcio italiana il dibattito è ancora fermo agli apprezzabili stimoli a farsi avanti senza paura da parte del ct della Nazionale Cesare Prandelli e alla pessima chiusura di Antonio Di Natale (per non citare le frasi di Antonio Cassano e altri), in buona compagnia, di esattamente un anno fa: «Come potrebbero reagire i tifosi? Mi dispiace, ma non condivido la scelta di rendere pubblica, almeno nel mondo del calcio, una situazione privata così importante». Dalla “qualità” del dibattito sul tema in Serie A, ci vorranno ancora anni prima che un giocatore possa sentirsi di dichiarare quello che ha detto Collins. Aspettiamo, speriamo non troppo.