ROMA – La domenica da incubo comincia in pieno centro. Al Quirinale i ministri giurano sulla Costituzione, negli stessi minuti un uomo apre il fuoco sui carabinieri davanti a Palazzo Chigi. Pochi metri più in là, all’incrocio tra via Cavour e i Fori Imperiali, c’è l’hotel Forum, quattro stelle con vista Colosseo. Lì il candidato sindaco grillino Marcello De Vito è in conferenza stampa a presentare il programma per il Campidoglio. «Pensate che adesso al Colle ci sono i ministri, speriamo da noi si respiri un’aria più fresca» scherza il moderatore.
Il clima è di sorrisi e cordialità anche per i giornalisti, che vengono fatti accomodare in prima fila. «Se vinciamo – spiega l’aspirante sindaco – andremo a creare un’ottima squadra di governo scegliendola online tramite l’invio di curricula». Lo slogan elettorale è «l’onestà andrà di moda» e porta il copyright di Beppe Grillo, nell’attesa che il comico scenda a Roma per iniettare una dose d’ottimismo con il comizio conclusivo.
I boatos delle ultime settimane non sorridono al M5s capitolino che, tra divisioni interne e incertezze sul web, stenta a ingranare la marcia per le amministrative. Prosegue la iattura tra il Meetup ufficiale e il Forum Roma 5 Stelle (lo stesso da cui proviene Roberta Lombardi), mentre alcuni attivisti accampano dubbi sulla trasparenza delle primarie online che hanno incoronato De Vito. Da parte sua l’avvocato trentottenne ha chiesto a Casaleggio i tabulati delle votazioni, ricevendo picche: «Quei dati sono secretati». Si aggiunga il fatto che la candidatura di De Vito genera mal di pancia interni, mentre urge recuperare terreno mediatico tra i romani. Anche per questo la macchina pentastellata prova a serrare i ranghi in vista del rush finale: sono ben accette interviste di tv e stampa, con cui il rapporto è all’insegna della distensione.
Il 26 maggio è vicino e all’hotel Forum si parte dal programma che, spiega il candidato consigliere comunale Daniele Frongia, «è stato partorito da nove gruppi di lavoro, con la partecipazione di cittadini e associazioni». De Vito fa un riassuntone dei 21 punti cardine senza mai perdere il sorriso, seguito a ruota dai tre candidati consiglieri Virginia Raggi, Cristiano Alviti ed Enrico Stefano: «Stamattina siamo venuti qui in bicicletta ed eravamo felici».
Ironia della sorte, mentre a Palazzo Chigi si spara, il candidato sindaco enuncia il primo punto programmatico: la sicurezza. Quello che è stato il cavallo di battaglia di Alemanno diventa la molla dell’attacco frontale al sindaco uscente: «Nel 2011 Roma è stata la capitale europea per numero di omicidi». Il piano a cinque stelle prevede il «contrasto agli interessi economici della criminalità organizzata, maggior presidio di strade e parchi, riforma del corpo di polizia municipale e creazione di un centro operativo unico». Si volta pagina con la lotta alla corruzione e agli sprechi, poi un occhio alla sburocratizzazione: «deve bastare un portatile col wifi per scaricare un certificato».
A De Vito non vanno giù le 81 partecipate del comune, «una pletora di cda, poltrone e consulenze», annuncia un tetto agli stipendi dei manager delle municipalizzate con rapporto 1 a 12 e si sofferma su Atac, l’azienda di trasporti capofila della “parentopoli” romana. Avanti col programma: «Bisogna privilegiare le piccole opere, dato che il 97% del tessuto imprenditoriale è fatto di piccole e medie imprese». Al punto 11 svetta la difesa dell’acqua pubblica: «Una delle nostre cinque stelle», segue la rivoluzione della mobilità con ciclabili, metropolitane leggere e car sharing.
La spiegazione procede spedita finchè qualche giornalista non comincia ad armeggiare con lo smartphone. Piomba la notizia dell’attentato a Palazzo Chigi. L’atmosfera è surreale: la troupe di SkyTg24 raccoglie microfono e telecamera e fugge a Piazza Colonna, ma lo spettacolo deve continuare. De Vito annuncia il «contrasto alla caccia, alla vivisezione, alla macellazione crudele, al transito e stazionamento dei circhi animali all’interno dei territori comunali». Propone di creare «orti urbani gestiti dai cittadini» e chiude con il rilancio del turismo, perché «non è possibile che Roma abbia un terzo dei turisti di Berlino».
A fine conferenza De Vito e i candidati convergono all’Altare della Patria dove li attendono i gazebo e i 350 candidati municipali del M5s per incontrare la cittadinanza. Applausi e strette di mano: è andato tutto bene, ma la festa è rovinata. Lo conferma un comunicato a fine giornata: «il candidato sindaco, rattristato per quanto accaduto a dei servitori dello stato e ad una cittadina, esprime la sua vicinanza alle famiglie e manifesta il suo sconcerto di fronte a strumentalizzazioni che non risparmiano neanche eventi così drammatici». Tra l’hotel Forum e Palazzo Chigi c’è un chilometro di distanza, solcato da sirene spiegate e turisti ignari. Roma, per un pugno di ore, è tutta lì.