Sarà la primavera, o forse la campagna elettorale. Eppure negli ultimi giorni è scoppiata una moda dilagante che lambisce la corsa dei partiti per le amministrative romane. Dopo i dibattiti su Atac, turismo e periferie, nella Capitale impazza il filone animalista: un must che in pochi giorni ha stravolto l’agenda politica impegnando le battaglie dei pretendenti al Campidoglio, tra comicità involontaria e opportunismi da discount.
Ad aprire le danze, suo malgrado, è Ignazio Marino. Il candidato sindaco del centrosinistra è stato oggetto di una dura contestazione da parte degli animalisti. I manifestanti con le mani sporche di vernice rossa hanno assediato il senatore rinfacciandogli un trapianto di fegato da lui effettuato nel 1992 su due babbuini. L’operazione fu eseguita per scopi scientifici, ma gli animalisti non gliel’hanno perdonata, tanto che in piazza scandivano lo slogan: «Marino, Marino sei tu il babbuino».
Da parte sua, il medico genovese ha provato invano ad aprire un dialogo coi manifestanti ed è dovuto correre a rifugiarsi nell’androne di un palazzo. Salvo poi vergare un comunicato stampa animal friendly: «se sarò eletto istituirò una consulta per la tutela dei diritti degli animali, ci sarà una costante attenzione ai loro diritti e un rafforzamento dei canili e dei gattili. Infine stiamo pensando al trasferimento delle botticelle nei soli parchi o dove i cavalli non soffrano». Caso chiuso? Chissà.
Ignazio Marino contestato dagli animalisti al grido di “Marino, Marino, sei tu il babbuino”
Nel frattempo la corsa al voto animalista è un treno impazzito. Sfreccia più del metrò, che a Roma singhiozza tra scavi archeologici e guasti attualissimi, arrivando al cospetto di Gianni Alemanno. Archiviata la magra figura del collega, il sindaco uscente si fonda su Facebook per pubblicare una foto che lo ritrae abbracciato al suo micio. Poco importa se qualcuno gli ricorda che il cane Empy non ha portato fortuna a Monti. Interessa ancora meno il fatto che sul web la bestiola di casa Alemanno sia stata ribattezzata «il gatto delle nevi».
D’altronde il primo cittadino ha le idee chiare e, insieme alla foto, confeziona lo slogan elettorale: «Roma negli ultimi cinque anni si è confermata città sensibile verso gli animali, capace di ascoltare i rappresentanti delle associazioni animaliste». «La mia idea – prosegue Alemanno – è quella di una città a misura degli animali. Tra i miei impegni anche quello di patrocinare ricerche e studi su efficaci metodi alternativi alla sperimentazione animale».
Nell’X Factor dell’animalista perfetto c’è anche chi rivendica la paternità di progetti per gli amici a quattro zampe. È il Movimento 5 Stelle, il cui aspirante sindaco Marcello De Vito ribadisce: «il nostro programma è stato scritto consultando le associazioni animaliste». Detto, fatto. E al punto 18 svetta il «contrasto alla caccia, alla vivisezione, alla macellazione crudele, ai maltrattamenti verso gli animali, al transito e stazionamento dei circhi animali all’interno dei territori comunali». Famiglia Orfei, dirotti su Milano.
Tra circhi e gattili, una nota di merito va ad Ilona Staller. L’ex pornostar, scesa in campo con il Partito Liberale Italiano, chiede di istituire «cliniche per animali convenzionate con il Comune di Roma», allo scopo di aiutare i meno abbienti. Alla fine però, la spunta Alfio Marchini: «ho sette cani e con i cavalli ho fatto una ippoterapia intensiva in uno dei momenti più difficili della mia vita. La vivisezione senza le precauzioni è una roba incomprensibile». Nell’attesa che la battaglia elettorale viri su altri temi, i romani possono tirare un sospiro di sollievo: con il prossimo sindaco gli amici a quattro zampe vivranno in una città a loro misura. Sempre che i candidati mantengano le promesse.