Brescia, il feudo di Crimi per i nuovi Pizzarotti

Intervista a Laura Gamba, candidata sindaco per il Movimento 5 Stelle

«Ci vediamo in Loggia, sarà un piacere». Con lo slogan di Beppe Grillo riadattato alle stanze dei bottoni della Leonessa, i grillini lanciano la sfida per le amministrative. Mentre Berlusconi è sbarcato nello scorso fine settimana in città per il più classico dei comizi, quelli del Movimento non promettono «miracoli, ma un nuovo metodo di governo». Il loro candidato sindaco si chiama Laura Gamba, ha 38 anni e fa l‘avvocato. Dopo aver vinto le primarie online con 76 voti, tenta la corsa allo scranno dell‘uscente Adriano Paroli (Pdl) in una sfida che conta 25 liste.

Tutti in corsa nel capoluogo che non si sente provincia come le altre: Brescia è il secondo Comune della Lombardia per numero di abitanti e la terza città più inquinata d’Europa. Memore del suo passato da Capitale dell’industria, oggi la Leonessa esibisce infrastrutture (il nuovo metrò) e aziende partecipate (A2A) i cui dibattiti travalicano le mura cittadine. La missione, spiega Laura Gamba a Linkiesta, è quella di «gestire il Comune come un buon padre di famiglia». Prima però bisogna vincere le elezioni e qui, a febbraio, il Movimento si è fermato al 16,6%. Nel feudo adottivo di Vito Crimi, ieri assistente giudiziario oggi capogruppo al Senato, si attende l‘arrivo di Grillo per spiegare «quel che accade a Roma».

Avete un budget di 10.000 euro. Bene la sobrietà, ma non c‘è il rischio di restare oscurati?
Abbiamo fatto così in tutte le città in cui ci siamo presentati. I ragazzi di Parma spesero 6.500 euro per la campagna di Pizzarotti, poi hanno aggiunto qualcosa per il ballottaggio, mantenendo i costi dieci volte più bassi dei competitori. Per quanto ci riguarda è importante essere sul territorio e ascoltare la gente, abbiamo i banchetti. Noi siamo quella cosa lì, non i faccioni sui manifesti che tappezzano la città.

Non sentite il peso dell’attività del M5s in Parlamento?
Sicuramente sì, siamo esposti a critiche. C‘è sempre quello che ti dice: «a Roma non avete fatto niente». E se a livello pratico abbiamo comunicato male, adesso bisogna rispondere ai cittadini, anche per questo abbiamo in programma alcuni incontri in cui vogliamo spiegare alla gente cos‘è il Movimento e perchè è diverso dagli altri partiti.

Lei e altri aspiranti sindaci siete andati a lezione da Pizzarotti. Che vi ha detto?
Non siamo andati a lezione, ma a scambiare esperienze. Eravamo una cinquantina di candidati provenienti dalle città del nord e del sud. Federico è molto pragmatico, ci ha raccontato la sua corsa elettorale e la fase di governo a Parma, poi ci ha dato qualche dritta sul funzionamento della macchina comunale.

Che programma portate a Brescia?
I nostri punti di forza sono l‘adozione della strategia rifiuti zero, le tematiche ambientali su aria, acqua e suolo contro l‘inquinamento, ma anche un ripensamento del welfare con meno tagli al sociale. Quello che ci differenzia dai partiti e dai loro programmi è che non promettiamo di risolvere i problemi in un batter d‘occhio.

Allora che si fa?
Niente miracoli, ma aiutiamo i cittadini a cambiare modo di ragionare per arrivare ad una democrazia partecipata. Chi vota il Movimento deve aspettarsi un approccio completamente diverso nello studio dei problemi della città. Cercheremo di risolverli insieme, con assemblee pubbliche e condivisione.

Niente fuochi d’artificio per la Leonessa.
Dobbiamo dire la verità ai cittadini, non possiamo più spendere come una volta perché, dopo la fusione della nostra partecipata con quella milanese nel colosso A2A, non abbiamo più i dividendi di 70-80 milioni di euro annui come accadeva prima. Daremo la priorità alle scelte di buon senso che servono a tutti, senza follie. Abbiamo già l’Irpef al massimo e Brescia è indebitata per un‘opera faraonica come la metropolitana, che ci porta un mutuo di 30 anni.

Su A2A, spesso alla ribalta dei media nazionali, quali ricette avete?
Ne dobbiamo parlare meglio, è troppo facile dire di venderne le quote come fa Tabacci a Milano. Resta il fatto che A2A è un grande problema. Ora l‘azienda ha l‘intenzione di creare due poli, uno energetico e l‘altro ambientale, che dovrebbe sorgere a Brescia. Cosa c’è dietro la parola ambientale? Vogliono far di Brescia una discarica? Se è così, non possiamo accettarlo. Il Comune deve far sentire la sua voce.

E il tessuto imprenditoriale?
Brescia ha una manifattura forte, ma bisogna reinventare la città e investire nella cultura, nei beni museali e archeologici. Oggi siamo chiusi tra Verona e Mantova, mentre potremmo diventare il terzo polo del turismo. Nel nostro programma prevediamo anche la ristrutturazione energetica degli edifici pubblici tramite le energy service companies, che consentirebbe di avviare una nuova era dell’edilizia senza consumo di suolo e con l’ammodernamento dell’esistente. Il tutto in un’ottica decrescente.

Brescia è anche città adottiva di Vito Crimi. I vostri parlamentari vi aiutano nella corsa elettorale?
Certo, stiamo organizzando assemblee pubbliche con loro. Molti cittadini bresciani sono interessati alle dinamiche romane, d’altronde quello che succede nella Capitale avrà riflessi su di noi e sugli altri partiti. Poi attendiamo l’arrivo di Grillo per la chiusura della campagna elettorale.

La vostra, a Brescia, è una sfida impossibile?
Noi ce la giochiamo fino in fondo, anche perché la percezione per le strade è buona. Ci proponiamo come un‘alternativa seria ai due grandi competitori Pdl e Pd, che ostentano ottimismo e mancano di autocritica. Corriamo per avere anche a Brescia una giunta cinque stelle.

@MarcoFattorini