Non c’è pace per il Pd. A una settimana dalla nomina di Epifani, i democratici guadagnano nuove critiche in un dibattito già infuocato. Stavolta i vertici del Nazareno sono a processo perché assenti ingiustificati alla manifestazione della Fiom. Stamattina in Piazza San Giovanni c’è tutta la solita sinistra «dura e pura»: Vendola, Rifondazione Comunista, Ingroia. Poi la società civile: Gino Strada, Stefano Rodotà e Fiorella Mannoia, senza dimenticare un’ambasceria del Movimento 5 Stelle.
Il Pd non ha aderito perché, spiega Matteo Orfini, «da anni non partecipiamo a manifestazioni degli altri, mandiamo nostre delegazioni». In effetti a San Giovanni c’è una pattuglia di democratici, ma procede in ordine sparso. Oltre al giovane turco si notano Civati, Cofferati, Mineo e Barca. Troppo pochi e troppo afoni per coprire il silenzio assordante che arriva dal Nazareno.
«Speravo che il mio partito fosse presente, siamo di fronte all’ennesimo errore», mastica amaro Sergio Cofferati. Il caso vuole che oggi vesta il doppiopetto di ex segretario Cgil e attuale eurodeputato Pd. Nel frattempo Vendola mette il dito nella piaga: «io sono di sinistra, se non vengo al corteo della Fiom non so dove andare». Infine la staffilata di Landini durante il comizio: «come si può essere al governo con Berlusconi e poi aver paura di venire in piazza?»
Con la domanda del sindacalista la manifestazione Fiom ribadisce un dato: il Pd governativo è all’angolo, fiaccato dagli eventi, schiacciato da più parti e soprattutto dal protagonismo mediatico di Berlusconi. Se prima il solo Grillo gridava all’inciucio, inveiva contro lo «psiconano» alleato del «Pdmenoelle», oggi il governo macedonia è oggetto di percosse da parte dell’intera sinistra extra-Pd. Picchiano duro Sel e i sindacati, l‘associazionismo e gli intellettuali d’area. Tutti scettici e severi, mentre sottotraccia cresce la voglia di intestarsi i voti degli scontenti democratici.
Nella morsa hanno buon gioco i grillini, che rimarcano la propria unicità aumentando il fuoco di fila. «Il Pd è confuso, non sa quello che vuole diventare», commenta un deputato pentastellato a margine del corteo Fiom. Se non bastasse, il partito di Epifani sconta le prove di forza del Pdl che, tra gli imbarazzi del Nazareno, gonfia il petto per rivendicare la propria mano sulle decisioni che contano, a partire dall‘Imu. Il rischio è quello di azzerare anche l’ultimo serbatoio di consenso, nel sentiero a senso unico delle larghe intese.