Il crollo c’è stato ovunque: dalla Val d’Aosta a Roma, passando per Brescia, Siena e Ancona. Il Movimento 5 Stelle è il grande sconfitto delle amministrative, non conquista neanche un ballottaggio nei capoluoghi di provincia e il confronto con le politiche di febbraio crea imbarazzi. Gli elettori hanno bocciato l’operato dei pentastellati a Palazzo? «Non credo», spiega a Linkiesta il senatore del M5s Maurizio Buccarella. «Abbiamo ben poco da rimproverarci dal punto di vista dell’attività politica e parlamentare, ma dobbiamo recuperare sul terreno della comunicazione». Il messaggio è stato veicolato male. «Dovremo parlarne con lo staff e pensare nuove modalità oltre al web per oliare la macchina della comunicazione».
Come vi spiegate il dato delle Comunali?
A dir la verità il risultato non mi sorprende. Avevo previsto che le percentuali delle amministrative non sarebbero state paragonabili a quelle delle politiche. Quest’ultimo è un voto d’opinione, mentre chi si presenta alle Comunali ha una struttura locale forte, se non proprio clientelare.
Le cifre dicono che non è un calo fisiologico, ma un tonfo. C’è del malcontento alla base, non crede?
Lo scontento ce l’ho anch’io per la fatica che facciamo nello scalare la montagna dell’informazione. I media ci hanno massacrato e questo è il prezzo da pagare. È come se ci fosse una reazione di rigetto dell’organismo malato nei confronti dell’agente sano.
Pagate dazio per la vostra strategia parlamentare?
Non credo affatto ci siano errori nella nostra attività politica e parlamentare. Quando abbiamo firmato lo statuto del Movimento eravamo d’accordo e consapevoli dell’impegno.
Allora avete comunicato male?
Sì, sono emersi tutti i limiti di un sistema di comunicazione nato da poche settimane e che ancora dobbiamo perfezionare. Si fa quel che si riesce, a partire dall’attività dei singoli sul web. Forse però, buona parte degli elettori che ci ha votato a febbraio non recepisce il nostro lavoro in Parlamento.
È una questione di metodo.
C’è un problema comunicativo, dobbiamo trovare un sistema per raggiungere gli italiani delusi e quelli che non hanno recepito il nostro messaggio.
Meditate una retromarcia sulla tv?
Si può elaborare una modalità per avere una maggiore presenza in televisione, cercando soluzioni per affrontare il campo paludoso senza caderci dentro. D’altronde c’è già stato uno sbarco dei nostri nella tv generalista: Di Maio da Mentana e Crimi dall’Annunziata, mi pare se la siano cavata bene.
C’è chi lamenta l’assenza del cordone ombelicale con la base. E manca ancora la piattaforma web per la democrazia diretta.
Da quel che sappiamo la piattaforma dovrebbe arrivare prima dell’estate, ma potrebbe non bastare. Coinvolge solo chi usa internet, mentre rimarrebbe esclusa la fetta di popolazione che non si informa col web e che noi dobbiamo raggiungere. Anche per questo bisogna ripensare la comunicazione.
E come?
Bella domanda, se ne parla molto. C’è chi propone di affittare un canale satellitare, chi di andare in tv. Bisognerà affrontare la questione e studiare le soluzioni.
Dicono che la figura di Grillo sia diventata sempre più ingombrante, quasi un peso.
Il fatto che Grillo sia scomodo e ingombrante è una percezione indotta dall’informazione faziosa di questo paese. Noi siamo i parlamentari più liberi della storia repubblicana, non abbiamo mai ricevuto diktat da lui nè da Casaleggio.
Però sul caso diaria alcuni di voi si sono lamentati per il trattamento spiccio riservato da Grillo.
È vero, alcuni si sono lamentati. D’altronde può esserci qualche problema di comunicazione tra noi e Grillo, semplicemente perché non c’è un cordone ombelicale vero e proprio. Ma Beppe per noi non è un problema.
Twitter: @MarcoFattorini