La nuova Lega 2.0 di Roberto Maroni si reinventa in una nuova 3.0. Quella a tre punte che il segretario federale e presidente di regione Lombardia ha presentato dopo il consiglio federale in via Bellerio nominando due nuovi vicesegretari federali: Matteo Salvini e Flavio Tosi, segretari nazionali lombardo e veneto. La mossa era nell’aria, ma rischia di riaccendere le vecchie faide interne al Carroccio con la corrente di Umberto Bossi più che mai intenzionata a rivendicare il suo peso nel movimento. Non è un caso che Bobo durante la conferenze stampa abbia detto «Da oggi le faide sono finite». Ma non è così.
La fronda dei bossiani è più che mai ringalluzzita dopo la «bufala» del Corriere della Sera sullo yacht di Riccardo Bossi: in molti (basta leggersi i commenti sui profili Facebook degli espulsi Flavio Tremolada o Marco Desiderati) sono sempre più convinti che dietro le indagini e gli scandali dell’ultimo anno ci sia sempre stato lo zampino di Maroni per prendersi il Carroccio. Ipotesi già sostenuta da Bossi durante l’ultimo congresso di Assago quando disse che la Lega «era stata scardinata da dentro». Il cambio di gestione con Tosi e Salvini fa da preambolo ai congressi che si svolgeranno nel 2014 prima delle elezioni europee. «Che saranno in concomitanza con le politiche, il 25 maggio» ha detto Maroni. Ma chi si candiderà ai congressi? E se dovesse spuntare il nome del bossiano Marco Reguzzoni? Oppure Bossi, che proprio a Linkiesta disse di volersi ricandidare?
La svolta di Bobo, in ogni caso, si giustifica per due motivi. Il primo è legato alla poca voglia di Maroni di occuparsi alle «beghe» di partito, ma di più alla Lombardia. Cosa che il segretario aveva già reso noto durante il federale di due mesi in cui fu però riconfermato, prendendosi poi gli insulti del Senatùr che gli diede del «culo largo». Il secondo punto riguarda il rilancio del Carroccio che deve diventare «di lotta e poco di governo», anche perché in questa fase appare forse un po’ smarrito, senza una linea politica univoca, già accusato dai militanti di aver piazzato Giancarlo Giorgetti come «saggio» e di non aver votato contro il governo: l’astensione non è ancora stata capita.
Nelle ultime settimane poi, rispetto al caso dell’immigrato ghanese che ha ucciso tre persone a Milano, i leghisti hanno tenuto atteggiamenti diversi. C’è chi come Salvini ha attaccato per poi ritrattare. Chi come Mario Borghezio ha sparato ad alzo zero. Chi ha tamponato, come lo stesso Maroni. A questo si aggiunge una mano leggera rispetto alle espulsioni. Marco Reguzzoni è stato solo sospeso, mentre chi l’ha pagata, come Marco Desiderati e Flavio Tremolada iniziano a scalpitare nuovi partiti indipendentisti, cercando proprio l’appoggio di Bossi.
Insomma, l’idea del governatore è che con Tosi e Salvini come vicesegretari possa cambiare «qualcosa»: una parte «moderata» quella del sindaco di Verona, capace di interagire anche con il centrosinistra, un’altra più d’attacco, per cavalcare le proteste contro il governo. In realtà la mossa dimostra che la squadra lanciata dopo il congresso con Federico Caner e Giacomo Stucchi non ha funzionato a dovere. Le scuole di formazione non sono decollate del tutto e manca sempre «qualcosa» si vocifera in Bellerio, dato lo stato di agitazione interno al partito che si appresta a elezioni amministrative dalle mille incognite.
La Lega Nord, oltre a metterci la faccia con i propri candidati in comuni come quelli di Opera, dove Ettore Fusco cerca la riconferma, sta facendo i salti mortali per spuntarla a Vicenza e Treviso. Qui a correre sono «due vecchietti» come li ha chiamati qualcuno, ovvero Manuela Dal Lago e Giancarlo Gentilini. I sondaggi non sono buoni, ma al ballottaggio dovrebbero riuscire ad arrivare, assicurano fonti del posto. Non solo. Ci sono strane formazioni elettorali in queste elezioni 2013 per la Lega. Tosi, che ha in mente l’idea della Csu bavarese, presenta in Veneto, in alcuni comuni, la sua lista, con i leghisti separati che invece vanno al seguito del Popolo della Libertà. Succede per esempio a Villafranca, in provincia di Verona.
Il malessere degli espulsi fa il paio poi con i ruoli marginali che potrebbero ricoprire in futuro il governatore del Veneto Luca Zaia e quello del Piemonte Roberto Cota. In particolare il secondo che è sarà presto messo in discussione, perché diversi militanti chiedono un congresso nazionale per andare alla conta. Poi ci sono i problemi di default della regione e il posto da parlamentare che non c’è più dopo le dimissioni di inizio aprile. Zaia invece potrebbe sparigliare le carte in vista del congresso, altro nome, insieme con quello di Giorgetti, di un moderato che potrebbe evitare lo scontro tra due cavalli di razza come Tosi e Salvini.
C’è chi si sta attrezzando magari per un nuovo soggetto indipendentista, proprio come Tremolada, che insieme agli altri bossiani di ferro continua appunto a fare rumore soprattutto su Facebook. Ma della millantata nuova associazione o partito ancora non si sa nulla. Nemmeno del giornale che Giuseppe Leoni, fondatore della Lega insieme con Manuela Marrone e lo stesso Bossi, avrebbe fondato prima di Pontida. Di certo, il congresso del 2014, sarà decisivo per l’esistenza del movimento. «Capiremo finalmente da che parte andare» spiega un bossiano. E intanto la Lega ha un futuro sempre più incerto. Ci sarà ancora?
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