Pizza ConnectionLa tragicomica rinuncia alla prescrizione di Penati

L’ex sindaco dice di voler uscire “pulito” dai processi ma non si presenta in aula

La rinuncia alla prescrizione dei reati di concussione connessi alle riqualificazioni delle aree Falck e Marelli di Sesto San Giovanni, da parte dell’ex presidente della Provincia di Milano e ras del Partito democratico Filippo Penati, si trasforma in una  vera e propria barzelletta. Una barzelletta che l’ex sindaco di Sesto ha iniziato mesi fa annunciando proprio di voler rinunciare alla prescrizione per «ottenere lo svolgimento del processo» e uscirne “pulito”.

Le accuse per cui la procura ha richiesto la prescrizione dei reati riguardano un presunto giro di tangenti relativo alle due grandi aree industriali del milanese. L’indagine risale a fatti di oltre dieci anni fa quando Penati era il primo cittadino della città alle porte di Milano. L’ex sindaco finisce sotto accusa per corruzione, concussione e illecito finanziamento ai partiti. Una botta per il Partito democratico, dove Penati è stato capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani. La scorsa settimana è arrivata anche la richiesta dei Democratici di Sinistra (esistenti all’epoca, poi confluiti nel Pd) di costituirsi parte civile al processo al fine di ottenere un risarcimento al termine del dibattimento. Ed è stata proprio l’udienza dello scorso 13 maggio a trasformare la richiesta di rinuncia alla prescrizione di Penati in una «tragicommedia», si mormora nei corridoi del tribunale di Monza.

Andiamo con ordine. L’ex sindaco di Sesto ed ex presidente della provincia di Milano ha sempre detto che avrebbe rinunciato alla prescrizione dei reati che gli vengono contestati dalla procura di Monza. Per ufficializzare tale scelta non c’era occasione migliore che presentarsi in aula il 13 maggio e rinunciare esplicitamente alla prescrizione. Penati invece non si presenta, a differenza del suo coimputato, Antonino Princiotta, ex segretario di presidenza alla Provincia di Milano. Ci sono solo i suoi avvocati che si oppongono alla richiesta della procura di prescrivere i reati che, stando alla nuova legge anticorruzione varata dal governo Monti, risultano prescritti.

Si crea un cortocircuito giuridico e una battaglia in punta di diritto tra giudici, pubblici ministeri e avvocati: il giudice nel corso dell’udienza di otto giorni fa non ha dichiarato d’ufficio l’estinzione del reato, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale. Così il pubblico ministero Franca Macchia ha chiesto di riunificare il procedimento in corso a quello dei cosiddetti “complici” del “sistema Sesto”, che vedrà la prima udienza il prossimo 26 giugno.

La strada alla “melina” è aperta: l’avvocato di Penati Matteo Calori, ribatte chiedendo se la richiesta sia stata formulata sulla base dell’articolo 129 o sul 469 che, invece, dispone la prescrizione in fase pre-dibattimentale sentendo prima le due parti in causa. Per l’accusa la strada è quella dell’articolo 129, per cui la palla passa al giudice, che nell’udienza di questa mattina ha dichiarato l’intervenuta prescrizione. Fonti giudiziarie riferiscono però il malumore della procura, che avrebbe visto come scelta migliore da parte del giudice quella di chiedere alla difesa di Penati, immediatamente nel corso della scorsa udienza, la rinuncia o meno alla prescrizione. «Se Penati avesse veramente voluto rinunciare alla prescrizione senza intralciare l’economia del processo» si mormora in tribunale «avrebbe potuto presentarsi di persona e mettere sul tavolo quella rinuncia».

Invece Penati, che continua indomito a dichiarare «di volere essere presente durante il processo», non si è visto né il 13 maggio né questa mattina quando, in una scena quasi fantozziana, il giudice ha sospeso l’udienza in attesa che l’avvocato difensore dell’ex Presidente della Provincia di Milano Matteo Calori, lo contattasse per avere conferma circa le sue intenzioni di presentarsi in aula e pronunciarsi circa la volontà di opporsi alla sentenza di prescrizione, eventualmente ricorrendo anche in Cassazione. «Penati non c’è ed io non posso al momento assumere la responsabilità di una sua decisione a riguardo» ha risposto l’avvocato Calori, che ha poi dovuto prendere atto della decisione del giudice di dichiarare l’intervenuta prescrizione per il reato di concussione nei confronti del suo assistito. «Come annunciato, già nei prossimi giorni, farò ricorso in Cassazione per annullare la sentenza di prescrizione voluta dai Pm per i fatti di 13 anni fa», scrive in una nota Filippo Penati, che per continuare la barzelletta, e la, a questo punto leggitima, melina ricorrerà appunto in cassazione contro la decisione del tribunale di Monza.

Per concludere l’affresco quasi comico, il prossimo 26 giugno, alla riunificazione dei due tronconi del processo Penati si troverà contro i Ds, costituiti parte civile, e Massimo d’Alema tra i testimoni della difesa. Quest’ultimo citato dall’architetto Renato Sarno, conosciuto come collettore di finanziamenti per Fare Metropoli. L’architetto a verbale ha riportato parole ascoltate dallo stesso Penati riguardanti le pressioni dell’ex premier D’Alema perché acquistasse a prezzi gonfiati le azioni della Milano-Serravalle dal gruppo Gavio, plusvalenza in parte utilizzata per supportare Unipol nella scalata (fallita) a Bnl.

Una situazione processuale intricata dove sullo sfondo rimane questa tormentata rinuncia (vera o annunciata) alla prescrizione, sfruttando al meglio i cavilli del diritto, ma su cui pesano ancora le accuse di corruzione legate alla gestione della società autostradale Milano Serravalle, acquisita dalla Provincia di Milano, e di finanziamento illecito ai partiti.

Twitter: @LucaRinaldi

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