Repubblica incubo dei grillini: è odio «ad testatam»

De Benedetti definito “tessera numero uno del pdmenoelle”

L’avvio della legislatura è stato segnato dal cortocircuito tra la pattuglia dei Cinque Stelle, neofiti a Palazzo, e un esercito mediatico affamato come non mai. Se dopo un inizio turbolento il rapporto sembra lentamente assestarsi, c’è un gruppo editoriale contro cui il Movimento continua a scontrarsi. È il gruppo Repubblica-l’Espresso, storica bestia nera di Silvio Berlusconi, che da Largo Fochetti ha visto arrivare le dieci domande sul caso Noemi, la lettera di Veronica Lario e il maxi risarcimento a De Benedetti. Dopo le vicissitudini del Cav però, oggi è tempo di un nuovo fronte: Ezio Mauro e colleghi sono diventati il primo pensiero per i grillini. 

I parlamentari Cinque stelle covano «un odio “ad testatam” nei confronti del gruppo editoriale, lo dicono apertamente in Transatlantico: niente di personale contro i singoli giornalisti ma sono infastiditi dalla linea» confida a Linkiesta un collaboratore de la Repubblica-l’Espresso vicino alle dinamiche del Movimento. C’è chi punta il dito contro l’ingegner De Benedetti, «tessera numero uno del pdmenoelle», come ricorda Grillo nei suoi post. E chi invece sostiene che Rep abbia perso le proprie caratteristiche, cedendo il passo a il Fatto Quotidiano.

D’altra parte gli episodi di tensione con il M5s coinvolgono le due testate più importanti di Largo Fochetti. Al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari vengono contestati titoli e retroscena. Del settimanale diretto da Manfellotto spiccano l’inchiesta sugli affari dell’autista di Grillo in Costa Rica e lo scoop sugli hacker che hanno violato le mail dei parlamentari. Intervistata da Linkiesta, Giulia Sarti c’è andata giù pesante, parlando di “porcate giornalistiche”: «L’Espresso avrebbe dovuto prima allertare noi e la Polizia postale, dopodiché valutare se considerarla una notizia», mentre così si tratta di «porcate giornalistiche mascherate dietro al diritto di cronaca».

Tempo qualche giorno e piomba un’altra bocciatura. «la Repubblica continua a occuparsi del nulla, prende pezzi sparsi dal forum interno del M5s, decontestualizza i ragionamenti, costruisce titoli per screditare il Movimento e per mettere noi parlamentari contro Beppe Grillo». L’atto d’accusa arriva da Roberto Fico, esponente di punta nel M5s, dopo che il quotidiano aveva rilanciato la questione della diaria su cui s’infiamma il dibattito interno tra deputati e senatori stellati.

«Quella de la Repubblica è una battaglia che si gioca su foliazione del giornale, taglio dei pezzi e titoli a effetto», spiega a Linkiesta una fonte qualificata vicina al gruppo editoriale. D’altra parte i grillini sono animali strani, difficilmente inquadrabili. «Nel dopo Bersani si è molto attenti a coglierli in fallo e loro prestano il fianco, arrivando impreparati come nel caso di stipendi e rimborsi». In quel frangente i pentastellati pensavano di cavarsela con la vicenda dei «2.500 euro di stipendio», senza contare le insidie fiscali e le voci aggiuntive su diaria e integrazioni varie. A tal proposito nelle ultime ore è nata una fronda di malpancisti alla base del Movimento che, dopo l’iniziale ubriacatura contro Rep, chiedono lumi ai propri rappresentanti sulla vicenda rimborsi.

Eppure agli occhi dei media si perpetua il gioco delle parti, una commedia in cui i giornalisti scrivono e i parlamentari sbuffano pubblicamente, nei corridoi del Palazzo come sui social network. Ultimo, Luigi Di Maio: «In questo mese, in quanto vicepresidente della Camera, rinuncerò agli oltre 4.000 euro di doppio stipendio, ditelo a la Repubblica». In tema feedback non si è risparmiato nemmeno il leader Grillo, sceso in campo più volte per rinnovare la guerra anti-De Benedetti. E, se nel maggio 2011 scriveva: «l’Espresso ha superato il Giornale e Libero, per la par condicio dovrò chiedere un dossier su di me a Belpietro, Sallusti o Feltri», ad aprile 2013 tuona contro il quotidiano di Ezio Mauro per un’inchiesta sugli stipendi dei grillini. «Quante balle si possono infilare in così poche parole? La Repubblica batte ogni record. Consiglio di concentrarsi su notizie fondamentali come l’affare Monte dei Paschi di cui sulla prima pagina non c’è cenno. Perché?».

«Noi facciamo il nostro lavoro e i parlamentari fanno il loro», spiega a Linkiesta Annalisa Cuzzocrea, giornalista de la Repubblica che segue il Movimento 5 Stelle. Li conosce, li frequenta a Palazzo e li racconta sulle pagine del quotidiano. «Con deputati e senatori ho un buon rapporto, anche se noto astio immotivato e dietrologie nei confronti del gruppo editoriale, tanto che continuano a dirmi che la Repubblica gode del finanziamento pubblico in quanto organo del Partito democratico, circostanza ovviamente falsa».

@MarcoFattorini