Il Vaticano prova a fare sul serio sul fronte della trasparenza finanziaria: per questo sta provvedendo a un monitoraggio approfondito dei conti aperti presso lo Ior e ha iniziato a collaborare con gli altri Stati anche sulle movimentazioni sospette di denaro che lo riguardano. Lo ha spiegato ieri René Bruelhart, l’esperto di finanza svizzero chiamato dal Vaticano nel ruolo di direttore dell’Aif, l’Autorità d’informazione finanziaria, in pratica l’autorità di vigilanza interna creata di recente nei sacri palazzi per rispondere alle richieste di trasparenza provenienti dall’Europa. Sono passi importanti ma ancora non decisivi e il tempo stringe almeno per due motivi.
In primo luogo le finanze della Santa Sede sono sottoposte in questo periodo al severo esame di Moneyval, l’organismo del consiglio d’Europa che vigila sull’applicazione della normativa antiriciclaggio. Un primo giudizio è stato pronunciato l’estate scorsa, sono emerse luci e ombre e queste ultime riguardano soprattutto la situazione dello Ior. La procedura di Moneyval è ancora in corso e un secondo rapporto verrà messo a punto già a luglio, si tratterà di un “progress report” che farà il punto sulle nuove iniziative prese dalla Santa Sede; dopodiché la discussione in merito alle misure adottate dal Vaticano avverrà alla metà di dicembre e la pubblicazione del rapporto con ogni probabilità nel gennaio del 2014. Dunque la Santa Sede ha ancora qualche tempo per mettersi in regola. La questione, però, non è solo formale perché fino al momento in cui lo Stato del Papa non sarà ammesso nell’elenco dei Paesi in regola con la normativa antiriciclaggio e antiterrorismo, soffrirà di controlli particolarmente accurati da parte degli Stati e delle banche con cui avrà a che fare, il che significa quasi il blocco dell’operatività.
Se si considera che lo Ior non ha sportelli e che dunque il Vaticano per qualsiasi movimentazione di denaro si deve ‘appoggiare’ su altri istituti, si comprenderà la gravità della cosa. In questa situazione non facile, da una parte si procede cercando di corrispondere alle richieste di Moneyval, dall’altra però il Vaticano sta sottoscrivendo una serie di accordi separati in materia di trasparenza finanziaria con alcuni Paesi: per ora Stati Uniti, Spagna e Belgio, mentre sono in corso trattative analoghe con altri venti Paesi. Oggetto degli accordi lo scambio d’informazioni fra Aif e autorità di controllo dei vari Stati; in pratica si definisce in tal modo un regime privilegiato nel rapporto con alcune nazioni attraverso accordi bilaterali. Una strategia che potrebbe avere uno scopo ben preciso: quello di garantirsi l’operatività intanto in alcuni Stati con sistemi bancari con i quali, per varie ragioni, il Vaticano ha possibilità di rapporti. In tal modo il nodo Moneyval sarebbe di fatto aggirato, o almeno il negoziato non sarebbe più una questione di sopravvivenza per la Santa Sede.
Tuttavia vanno segnalate alcune importanti novità rese note dallo stesso Bruelhart: intanto il direttore dell’Aif ha precisato che è “in corso” un monitoraggio sui conti dello Ior, per verificare se vi siano casi di riciclaggio di denaro sporco, un’attività che darà risultati “nei prossimi mesi”. Del resto nell’agenda di Papa Francesco c’è appunto quello di fare pulizia nello Ior, come ha detto uno dei suoi più stretti collaboratori, Guzman Caryquiri, segretario della pontificia commissione per l’America Latina.
C’è poi il caso delle sei segnalazioni sospette registrate fino ad ora, emerse nel primo rapporto dell’Aif. Bruelhart, in proposito, non ha voluto fornire molti dettagli proprio per la riservatezza dovuta agli approfondimenti in corso. E però ha sottolineato che il sospetto riguarda il riciclaggio di denaro sporco e non – seconda competenza dell’Aif – la prevenzione del terrorismo. I movimenti sospetti, più specificamente, sarebbero legati a “grosse transazioni di contante” di ambienti religiosi non “in linea al cento per cento” con gli standard del mondo del business. Dei sei movimenti sospetti, due sono stati inviati al promotore di giustizia del Vaticano, una sorta di pubblico ministero, l’avvocato Nicola Picardi, perché vi erano “tracce” più significative circa un sospetto di riciclaggio. I movimenti sospetti comunque riguardano anche lo Ior, lo ha confermato lo stesso direttore dell’Aif, e con ogni probabilità hanno a che vedere pure con l’Italia, se è vero come ha spiegato l’esperto di finanza, che «siamo circondati da questo splendido paese, abbiamo un dialogo costruttivo con le sue autorità e continueremo ad averlo».
Quanto alle richieste di informazioni ricevute dal Vaticano da “autorità esterne” (tre nel 2012, sette nel 2011), Bruelhart ha precisato che non si tratta di rogatorie o altre richieste partite da eventuali procure o organi giudiziari, ma di richieste inviate da authority finanziarie dei paesi interessati. La questione rogatorie, del resto, anche dal punto di vista formale, non interessa direttamente l’Aif il cui interlocutore, per esempio in Italia, è la Banca d’Italia; le questioni giudiziarie seguono la strada delle relazioni diplomatiche e dunque hanno altri canali, a volte, infine, sono le stesse autorità giudiziarie a chiedere agli organismi ispettivi della Banca d’Italia di intervenire.