Prima di rettificare, dopo appena 24 ore, la sua voglia di tornare segretario della Lega Nord («Una rogna, lasciate perdere» spiega) parte l’unica nota stonata, il lapsus che riporta alla mente una trafila infinita di polemiche: «Il federalismo fiscale l’abbiamo fatto anche grazie ai soldi di Berlusconi» E poi la correzione: «….grazie ai voti di Berlusconi».
Ma la piccola piazza di Brugherio, in provincia di Monza e Brianza («Avrebbe meritato di più l’Umberto» dicono gli organizzatori») che accoglie il vecchio leader della Lega Nord Umberto Bossi, è tutta per lui. «Siamo venuti a farci una flebo di Bossi, come ai tempi di Pontida» ricorda un vecchio militante padano, con le stampelle. In tutto sono un centinaio, o poco più. Per accoglierlo gli stendono uno striscione. «Bossi la Lega sei tu». Manca Giancarlo Giorgetti, bloccato per un impegno, anche se si dice che Roberto Maroni gli avrebbe consigliato di non andare.
Ci sono Monica Rizzi, l’amica del Trota, gli espulsi Flavio Tremolada e Marco Desiderari e Davide Boni. Lo accompagnano sin sotto il palco. Lui scherza con l’ex presidente del consiglio regionale «Boni, mi ricordo quando venivi a Mantova a fare i comizi: mi presentavi sempre una fidanzata diversa, ogni anno». La gente ride, scherza. Poi Bossi se la prende con uno della folla, che scuote la testa, militante forse stanco dopo anni passati a rincorrere l’indipendenza del Nord. «Fidati di me, poi parliamo» gli intima il vecchio Capo.
C’è l’Umberto in questa cittadina di poco più di ventimila anime alle porte di Milano, dove domenica Maurizio Ronchi cercherà di rimanere sindaco al ballottaggio contro il centrosinistra. Per venti minuti sembra quasi che non sia cambiato niente. Che Francesco Belsito, l’ex tesoriere indagato, non sia nemmeno esistito. Che la stagione dei congressi, che ha rivoluzionato la Lega, non ci sia neppure stata. Che il Trota Renzo Bossi consigliere regionale sia solo un lontano ricordo, anche se è passato appena un anno. Sembra tutto ritornare a prima del gennaio 2012, quando vennero fuori gli investimenti in Tanzania. Un piccolo mondo felice, una Brugherio in festa.
«Maurizio è uno dei miei amici, sta attento al territorio, diamoci da fare» dice Bossi che ricorda di quando trovò gli allevatori del latte arrabbiati che volevano venire a Milano. E Brugherio è terra di «mucche e trattori». «Li ho sempre protetti, non ho preso soldi, semmai una bottiglia di latte, ma i magistrati si sono inventati pure questa cosa…».Il Senatùr è di buon umore. Non cerca lo scontro con Maroni, ma due bordate al segretario federale le tira lo stesso. «Non sono tanto convinto di questo Prima il Nord, io preferisco la Padania, che è una nazione».
È l’identità quello su cui insiste il vecchio Capo. Quell’identità su cui racconta di aver costruito un giornale, «La Lingua Padana», e che Flavio Tosi, il sindaco di Verona, continua in parte a rinnegare. O che comunque vuole cambiare, virando verso una Csu bavarese e meno identitaria per i popoli del Nord. C’è il sindaco di Diano Marina, Giacomo Chiapporti, che ricorda di aver fatto una corrente: “Fratelli sul libero suol”. «L’ho detto al segretario – spiega – lui ha fatto i Barbari Sognanti, io faccio la mia corrente, Bossi mi ha insegnato cosa vuol dire la libertà…». Bossi insiste sui militanti: «Quelli che hanno fatto la Lega». Poi a chi gli chiede se farà il segretario dice: «Èuna rogna. Maroni o non Maroni la Lega ci sarà sempre». Alla fine finisce con tutti che scherzano e ridono. Il Capo se ne va. «Torno per la vittoria». E non è successo niente.
A rileggerle, le dichiarazioni di Salvini nel primo pomeriggio sembrano quasi eccessive. Forse sono servite. «La ricchezza della Lega sono i militanti. Eterna riconoscenza per Bossi, è lui che ci ha portato qui, ma chiunque voglia bene alla Lega deve stare zitto. Un anno fa c’è stato un congresso, che ha incoronato Maroni segretario», ha spiegato il segretario lombardo, ma per quel che si è visto a Brugherio, di così grande accuse non ce ne sono proprio state. Due risate e due battute, per un animale politico che comunque continua ad attirare la folla e che in un modo o nell’altro sa ancora parlare di questione settentrionale. Quando ne parla lui, qualche cosa, inevitabilmente, si muove.