Portineria MilanoBruti Liberati commissaria i pm: “basta casi Sallusti”

La stagione calda della procura di Milano e la mossa del procuratore capo

A meno di due settimane di distanza dalla sentenza sul caso Ruby, il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati «commissaria» i pm sui reati di diffamazione a mezzo stampa. È una mossa che arriva dopo le polemiche sui casi Sallusti e Mulè, i direttori di Giornale e Panorama condannati a mesi di carcere, il primo lo scorso anno, il secondo poche settimane fa.

Il numero uno del Palazzaccio, quindi, da oggi coordinerà le indagini per questo tipo reato, commissariando di fatto i pm e valutando caso per caso chi è querelabile e chi no. In questo modo – si legge nella nota – «tutti i magistrati dell’Ufficio sono stati invitati ad effettuare una ricognizione di tutte le indagini pendenti presso di loro per il reato di diffamazione a mezzo stampa e a riferire, all’esito, al Procuratore». E sono molte, dal momento che di querele ne arrivano a «bizzeffe» ogni giorno e i pm – si mormora in procura- fanno un po’ di testa loro.  

I due motivi non rivelati dalla nota sono due: lanciare un messaggio di unità in una procura dove i magistrati sono sempre più ai ferri corti ma soprattutto evitare nuove strumentalizzazioni politiche. Anche da parte di alcuni pm meneghini, tra cui Ferdinando Pomarici, che avevano attaccato Bruti Liberati nei mesi scorsi quando aveva chiesto i domiciliari per Sallusti.

Del resto i prossimi mesi rischiano di essere di fuoco per una procura dove si attende il 24 giugno la sentenza sul caso Ruby, ma soprattutto dopo le manifestazioni da parte del Pdl contro Ilda Boccassini. Il tema giustizia sarà poi un terreno di scontro importante a livello di governo, con Silvio Berlusconi in attesa di due sentenze della Corte di Cassazione che potrebbero estrometterlo dai pubblici uffici e quindi dalla politica. 

Nel comunicato stampa, Bruti Liberati evidenzia che i procedimenti per diffamazione a mezzo stampa «non sono attribuiti a nessun dipartimento specializzato ma assegnati in ‘ordinario automatico’», ossia ‘a pioggia’ ai vari sostituti procuratori. Fino ad ora, poi, mancava una «visione unitaria» dei fascicoli, che erano coordinati dai diversi procuratori aggiunti a cui fanno capo i singoli pm.

Bruti Liberati ha deciso che «le indagini relative ai reati didiffamazione a mezzo stampa saranno coordinate dal Procuratore», che «il visto sul provvedimento di detti procedimenti sarà apposto dal Procuratore» e che i singoli pm «non appena ricevuta la assegnazione del fascicolo, prenderanno contatto con il Procuratore e l’aggiorneranno quindi periodicamente sull’andamento dell’indagine». Secondo Bruti Liberati, infatti, la diffamazione a mezzo stampa «è un reato significativo e quindi serve una visione unitaria». 

Bisogna fare un salto indietro di qualche mese per ricordare che tra novembre e dicembre del 2012 proprio Bruti Liberati s’impegnò in una dura battaglia contro il pool di Pomarici per bloccare l’esecuzione della sentenza sul caso del direttore del Giornale. La «guerra» terminò con la grazia concessa dal presidente della Repubblica (e numero uno del Csm) Giorgio Napolitano. Ora a sorvegliare su tutti i casi di diffamazione ci sarà Bruti Liberati.