Una firma di tutto riposoCome comportarsi su Twitter, tre suggerimenti semplici

Piccolo galateo di microblogging

Altro che “Mangia, prega, ama”: per gli appassionati di Twitter come il sottoscritto, la vera triade che dà soddisfazione è quella delle tre possibili reazioni ad un proprio messaggio. Durante i tempi difficili della recessione abbiamo tutti più bisogno di una dose di autostima; su di un social network come Twitter, l’autostima cresce se i propri seguaci (follower) o altri utenti reagiscono in qualche maniera a ciò che scriviamo. E non nascondiamocelo: strutturalmente la forza che ci spinge a scrivere un tweet non è solo indirizzata verso la pura espressione di noi stessi, quanto piuttosto per ottenere le reazioni degli altri. Dopo tutto è un social network, mica il cassetto segreto della nostra scrivania…

Ritwitta

Se qualcuno ritwitta il nostro messaggio, l’atto generalmente sta ad indicare che quel qualcuno lo reputa degno di essere diffuso, in quanto i seguaci di quest’ultimo lo vedranno nella propria timeline (la sequenza dei messaggi di coloro che seguiamo su Twitter) e potranno a loro volta essere tentati di ritwittarlo. Evviva il meccanismo virale scatenato dal retweet, e soprattutto evviva se i retwittati siamo noi (ovvero i nostri messaggi).

Attenzione. non è detto che tutti i retweet rappresentino gesti di stima: qualcuno potrebbe retwittare il mio messaggio semplicemente perché lo ritiene orrido e degno di essere dileggiato in maniera possibilmente virale. Parlando dei fatti propri, più e più volte non ho saputo resistere alla tentazione di retwittare qualcosa di orrido, oppure insulti a me stesso che fossero particolarmente beceri e idioti. Fatelo anche voi ogni tanto, è una soddisfazione a buon mercato.

Vi è anche il retweet furbetto, che consiste nel citare il vostro tweet senza aggiungere altro. Perché furbetto? Ancora una volta per ragioni di computo della propria autostima: se io cito un tuo messaggio invece di retwittarlo, il computo dei retweet della mia citazione del tuo messaggio va a mio vantaggio, non tuo. Ebbene sì, esiste una “twittetichetta”, per la quale è lecito citare un messaggio altrui aggiungendo del proprio, come una battuta di commento, mentre è molto meno elegante la citazione pura e semplice.

Stellina

Un gesto di apprezzamento di intensità minore rispetto al gesto di ritwittare consiste nel mettere un certo messaggio tra i propri favoriti, cioè aggiungerci una stellina. Sostengo che lo stellinare sia un gesto meno intenso in quanto il mio messaggio stellinato non viene mandato da chi stellina ai propri follower, ma semplicemente immagazzinato nella lista dei messaggi “favoriti”. Detto in poche parole: chi stellina si espone di meno rispetto a chi ritwitta.

Vi è però un utilizzo interessante dello stellinare: se sto dialogando con qualcuno, e quel qualcuno fa qualcosa di gentile nei miei confronti, allora stellinare equivale ad un gesto di assenso, un “grazie” virtuale.

Attenzione però alla reciprocità: se io continuo a retwittare i messaggi del signor X perché li trovo molto gradevoli e il signor X semplicemente stellina i miei, potrei finire per offendermi. Può anche accadere che i miei messaggi siano di qualità largamente inferiore a quelli del signor X, il che giustificherebbe la scelta di stellinare invece che retwittare, ma -oserei dire- un retweet ogni tanto non fa male.

Replica

Le interazioni su Twitter non sono fatte soltanto da pulsanti per retwittare e per stellinare: si può replicare a chiunque mandi un messaggio, a meno che quel qualcuno ti abbia bloccato. In questa maniera può iniziare un dialogo, e nella mia intensa esperienza di Twitter posso dirvi che ne ho avuti di estremamente interessanti e costruttivi. Non tutti, ma non pochi.

Attenzione però al modo in cui replicate: se lasciate fare a Twitter schiacciando il pulsante “replica”, il vostro tweet inizierà con il nome dell’utente a cui replicate (ad esempio: @barackobama) e verrà letto solo da tale utente e dai follower che seguono entrambi. Se invece fate precedere il tweet di risposta da qualsiasi altro carattere (io uso un punto: .@barackobama), allora il vostro tweet verrà letto dall’utente a cui replicate e da tutti i vostri follower.

Piccolo ripasso della teoria degli insiemi, molto utile al caso: se io sono seguito da 1000 follower e replico “senza puntino iniziale” ad un utente seguito da 10 altri utenti, il numero massimo di utenti che mi leggono è 11 (colui a cui replico, e altri 10, se tutti quei 10 seguaci del mio interlocutore sono così buoni da seguire anche me).

Twitter: @ricpuglisi 

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