Il Restitution Day del M5S tra orgoglio e paure

I grillini alla prova dei soldi

L’iniziativa ha una portata storica. Nei giorni scorsi deputati e senatori del M5s hanno versato le eccedenze di indennità e diaria nel fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, rinunciando anche alle indennità di carica delle commissioni. L’importo dei denari risparmiati si aggiunge ai 42 milioni di euro di rimborsi elettorali che il M5s ha rifiutato. Pratiche e conteggi sono ancora in corso, mentre i capigruppo hanno raccolto i cedolini delle operazioni e le schede riassuntive delle spese sostenute (alloggio, vitto, trasporti). La destinazione, fanno sapere dal Movimento, «è provvisoria perchè in futuro ci piacerebbe metterli in un fondo comune cui partecipino anche i parlamentari di altri schieramenti».

Nel frattempo sono partiti i bonifici all’indirizzo della Banca D’Italia e sui social network transitano le cifre. «Restituiti per il mese di marzo, aprile e maggio 13.092,49 euro», scrive Carla Ruocco. «Stamani ho effettuato un bonifico di 9.500 euro per restituire l’eccedenza di indennità e diaria direttamente allo Stato, fuori i soldi dalla politica!», riferisce Manlio Di Stefano. Poi Vega Colonnese: «Fatto il bonifico, restituiti euro 12.154,77 non vi preoccupate ho anche gli scontrini». Mentre la collega romana Roberta Lombardi vanta una restituzione di oltre 16.000 euro.

Facce sorridenti e orgoglio sincero nel testimoniare la diversità dai partiti. Ma c’è anche qualche mal di pancia. Alcuni parlamentari avrebbero già impegnato parte degli stipendi: chi per pagare la campagna elettorale, chi per la ristrutturazione di casa. E il deputato Michele Dell’Orco accusa: «Casualmente i passaggi al gruppo misto avvengono poco prima di fare i bonifici per restituire le eccedenze». Il pensiero corre alla senatrice Fabiola Anitori, fresca di addio al Movimento «perchè diventato un sistema feudale che espelle chi dissente».

In tema soldi qualcuno storce il naso davanti a modalità e quantum di restituzione, punti affrontati in maniera semplicistica dal codice di comportamento e poi discussi in assemblea senza trovare l’unanimità, tanto che Grillo è sceso a Roma per blindare la questione. Oggi una delle obiezioni al metodo arriva dal fuoriuscito Adriano Zaccagnini che, dopo aver effettuato il bonifico, dice la sua: «È surreale versare le eccedenze nel fondo per l’ammortamento quando si chiede la rinegoziazione del debito pubblico».

Poi c’è il caso di Alessio Tacconi, eletto all’estero e residente a Zurigo: «Vivo in una delle città più care al mondo e con tutte le spese che ho alla fine del mese non ci arrivo, per me è impossibile vivere con 5.000 euro lordi». Lo ha fatto presente al capogruppo Nuti che risponde: «Tacconi agisca in coscienza restituendo quanto ritiene opportuno e appena avremo un momento valuteremo il metodo da seguire insieme a Morra». Nei prossimi giorni, alla presenza di Beppe Grillo, Roma ospiterà il Restitution Day, un evento pubblico per dare visibilità al risparmio di denari che, spiegano dal Movimento, «nessuno ha mai attuato nella storia della Repubblica».

Mentre fervono i preparativi alcuni parlamentari temono il rischio “gogna mediatica”. Le ricevute dei versamenti saranno infatti pubblicate sul blog di Grillo e qui nascono le perplessità anche di chi dissidente non è. «Devo essere sincero – si sfoga il deputato Cosimo Petraroli – per quanto mi riguarda non è molto bello vedere chi restituisce 6.000, chi 9.000, chi addirittura 17.000». Il motivo è presto spiegato: «I giornali faranno la graduatoria dei più virtuosi e dei più spendaccioni, di chi ruba e di chi sarà beato, non solo, potrebbero nascere anche dei pregiudizi da parte degli attivisti e della base».

Il ragionamento di Petraroli fa il paio con quello di altri colleghi. Il timore è che emerga una top ten data in pasto al web con le cifre dei migliori e dei peggiori senza considerare le condizioni familiari, il luogo di provenienza e altre voci che personalizzano il meccanismo delle spese. Dallo staff comunicazione smorzano: «I nostri parlamentari devono essere orgogliosi di quello che hanno fatto, noi vogliamo far passare il messaggio che finalmente le spese parlamentari siano visibili ai cittadini». Ma Petraroli va oltre: «Spero che in futuro si rimetta in discussione questo sistema considerando una restituzione media e uguale per tutti, in realtà è stata una proposta di buon senso già avanzata in passato da alcuni senatori, ma bocciata in assemblea e ancora oggi non riesco a capire il perché».

Twitter: @MarcoFattorini 

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