Portineria Milano«La Lega è morta: Bossi litiga per finire sui giornali»

Parla Pagliarini: «Il Senatùr diceva: in politica le cose non sono mai come sembrano»

Se volete ritrovare quel che è rimasto dell’antica Lega Nord degli inizi, anni ’90 per intenderci, non perdetevi nei meandri della sede di via Bellerio, ma andate direttamente da Giancarlo Pagliarini, uno che ha fatto il ministro al Bilancio del primo governo Berlusconi, che ha 71 anni, ma una vitalità di un ragazzino alle prime armi. Sembra un consiglio di viaggio, stile Lonely Planet, ma è la cruda verità. Lo contatto nel primo pomeriggio per un’intervista sulle ultime vicende del Carroccio, per gli scontri interni al movimento e la debacle alle ultime elezioni amministrative. È reduce da un incontro dei Tea Party italiani dove ha messo a soqquadro mezzo dibattito con una domanda sulla libertà di religione. 

Mi dà appuntamento poche ore dopo, a casa sua e in men che non si dica mi presenta un plico di documenti alto 10 cm, con tanto di scaletta, dove analizza punto per punto tutti gli errori fatti dal Senatùr e Maroni negli ultimi anni. «Bossi mi ha contattato prima delle elezioni politiche. Mi ha detto: “Paglia perché non torni nella Lega?” Io gli ho risposto: “Preferisco stare a casa con mia moglie”. Lui non mi ha detto niente. Un tempo mi avrebbe detto: “Dai Paglia c’è da salvare l’Italia! Combattiamo”. Anche lui non ha più voglia di combattere per cambiare questo Paese».

Incomincia da qui un lungo viaggio nella storia di un partito che ormai rischia di scomparire, ancorato alla presidenza di regione Lombardia, ma – come dice il vecchio Paglia – «senza uno straccio di idea. Io la Lega non la leggo più sui giornali. Nemmeno le litigate fanno più notizia, se non me lo dicono i giornalisti. A volte vedo Salvini in televisione, ma mi pare davvero poca roba».

Agli inizi era diverso.
Nel gennaio del 1991 avevamo stilato un documento in dieci punti. Ci eravamo riuniti in piazza Massari, la prima sede di Milano, prima ancora di via Arbe e di Bellerio. Si chiamava il “Decalogo di piazza Massari”. Gliene leggo un paio. “Limitare la presenza dello stato nell’economia”; “Limitare il potere di tassazione dello Stato e degli enti locali”; “Imporre obblighi di trasparenza e di rendiconto ai sindacati”; “Sancire nella Costituzione il principio dell’assoluta uguaglianza tra pubblico e privato”; “Riconoscere nella Costituzione l’impresa e tutelarla”. Ne ricorda qualcuno attuato dalla Lega in questi anni?

Direi di no, ma lei è rimasto fino al 2006 nel movimento.
In tutti questi anni ho condotto sempre le mie battaglie. Quando nel 1996 arrivammo a Montecitorio, la biblioteca della Camera mi chiese persino dove potevano reperire la “Gazzetta Ufficiale Padana” dove trovare le nostre proposte di legge. La facevo io. E adesso invece cosa c’è?

Ci sono i 200 mila euro dati dal partito alla Scuola Bosina della moglie di Bossi.
Una cosa assurda. Noi volevamo che le scuole private si autogestissero, entrando in concorrenza con le altre, volevamo meno Stato e invece…

Ma perché un movimento di così belle speranze si è ridotto in questo modo, a litigare di paghette, viveri per la famiglia Bossi…
Nel 1990, parliamo di 23 anni fa, scrissi un pezzo per il Sole24 ore dove analizzavo i bilanci dei partiti. Della Lega parlai molto bene, come un’azienda su cui sarebbe stato giusto investire. Così è stato, fino a un certo punto…

Parla di bilanci. Negli ultimi tempi, tra il tesoriere Francesco Belsito e gli scandali, non sono uscite belle notizie.
Ho scritto al tesoriere Stefani appena insediato. Gli ho detto: l’unico modo perché la Lega rinasca e convinca di nuovo gli elettori, è quello di pubblicare gli ultimi cinque anni di bilanci. Serve trasparenza. Punto per punto, spiegando ai militanti dove sono andati a finire quei soldi. Nel 2005 avevo già scritto a Maroni e Bossi. Chiedevo dove fossero finiti 9 milioni di euro che non erano stati destinati alle sezioni. 

E invece?
Nel 2006, quando insieme con Gilberto Oneto avevamo proposto il progetto Ducario per salvare il movimento, scrissi nero su bianco che «occorre che i bilanci del Movimento e di tutte le sue emanazioni vengano resi pubblici e trasparenti». Mai saputo niente. Ora se volessero davvero rilanciare la Lega dovrebbero pubblicare cinque pagine di Padania in chiaro, a caratteri cubitali. Se lo hanno fatto sono contento: hanno fatto molto bene. Se non lo hanno fatto io mi offro di aiutarli.  Far parlare i numeri era il mio mestiere e se vogliono vado li e gli preparo io, naturalmente “a gratis”  il numero speciale de LaPadania sulla trasparenza.

Perché si continua così, tra litigate di ogni genere e malumori di ogni tipo?
Bossi ripeteva spesso che “in politica le cose non sono mai come sembrano”. Sa cosa penso? Penso che siccome non si parla più della Lega non escluderei che a un bel momento in via Bellerio si siano detti “uè, dobbiamo far parlare un po’ di noi, altrimenti ci dimenticano del tutto. Dai, facciamo finta di fare una bella litigata”.

Tutto finto? Gli scandali Credieuronord, Belsito e la Tanzania non lo sono
Nel 2005 con Rossi (ex deputato ndr) avevamo fatto una casino immenso in commissione per andare contro la Banca d’Italia e Antonio Fazio. Poi è arrivato l’ordine in parlamento e tutto si è fermato lì. Il 2 marzo scrissi una mail a Bossi e i colonnelli dove ricordavo che il sistema bancario italiano era un danno soprattutto per i nostri imprenditori. Anche in quel caso mai ricevuto risposta, per questo me ne sono andato.

Eppure Maroni ha vinto in Lombardia.
Sarebbe stato meglio non allearsi con il “Casciabal” Berlusconi, magari perdere e stare all’opposizione. Maroni è bloccato. Può contare solo su 27 consiglieri e non farà assolutamente nulla. Anzi le uniche cose intelligenti che fa non le reclamizza neppure.

Tipo? Il 75% di tasse in Lombardia? La Macroregione?
Ma no! Quelle sono balle. Come il federalismo fiscale! La Lombardia aveva fatto una legge nel 2007 che permetteva alla regione di trattenere l’80% delle tasse….Potevano già farlo sette anni fa, ma hanno preferito ascoltare Berlusconi. Come al solito un nulla di fatto per il Nord.

E allora cosa ha fatto di buono Maroni?
Ha firmato il referendum di Color44, un’associazione apartitica fondata dai cittadini della Lombardia e favorevoli ad avviare un referendum per l’indipendenza della regione. Come è successo in Veneto. Peccato che a Venezia l’abbiano portata in consiglio, qui Maroni dopo averla firmata non ha detto assolutamente nulla. Se Maroni davvero vuole fare qualcosa di nuovo faccia qualcosa senza ascoltare il Cavaliere…

Perché ha lasciato la Lega?
Al congresso del 2007 avevano parlato più di presepi, Miss Padania che di federalismo, scrissi a Bossi che me ne andavo, facendogli i miei più sentiti auguri. 

Ora c’è Beppe Grillo, ma anche lui ha perso terreno
Mi piaceva, mi ricordava il Bossi dei primi tempi, quello che non lo ascolti ma voti perché sai di votare qualcuno che può cambiare le cose. Ora anche lui lo vedo davvero in difficoltà. È un peccato, perché i deputati non mi sembrano dei cattivi ragazzi, anzi.

E lei intanto?
Io continuo a seguire il sogno di cambiare questo paese. Il mio modello è la Svizzera. È il sogno della Lega degli anni ’90. Di cambiare la costituzione, portando finalmente a compimento il federalismo, con l’articolo in Italia siamo diversi, ma dobbiamo restare insieme. L’altro giorno mi sono commosso.

Cosa è successo?
Mi hanno chiamato quelli di Veneto Stato per una consulenza. Li incontro e mi dicono. “Paglia, il Veneto tra qualche anno sarà autonomo, è ormai fisiologico, devi scriverci la costituzione”. Loro ne sono certi, è stato bellissimo.

E la Lega?
È finita. Maroni non è Bossi e Bossi non è più il Bossi di un tempo. Ora seguo i Tea Party. Sono ragazzi svegli, hanno voglia di fare, si impegnano contro le tasse, contro lo Stato. Anche con Fare per Fermare il Declino si può fare qualcosa. Boldrin lo chiamai al ministero del Bilancio nel 1994, lo chiamavo “il giovane veneto pirotecnico”. È una persona in gamba e il Nord ha ancora bisogno di risposte.

Ovvero? 
L’ho detto oggi ai ragazzi dei Tea Party. Avete un’autostrada davanti, la Lega purtroppo in questi trent’anni ha bruciato tutte le proposte che ha fatto. O decide di darsi una nuova veste di trasparenza e propone qualcosa di nuovo, oppure per finire sui giornali non dovrà fare altro che litigare.

Ma i voti diminuiranno. 
Se continua così a poco a poco scomparirà

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