Una firma di tutto riposoMa i sondaggisti possono fare anche gli spin doctor?

Resoconto di un dibattito al Festival dell’Economia di Trento

Ieri mattina, al benemerito Festival dell’Economia di Trento, ho moderato un dibattito organizzato da lavoce.info a proposito dell’utilità dei sondaggi politici. Gli aspetti tecnici sono stati discussi da Piergiorgio Corbetta e Giancarlo Gasperoni dell’Università di Bologna, mentre Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, Nando Pagnoncelli di Ipsos e Roberto Weber di Swg hanno risposto ad alcune domande nostre e del pubblico. In particolare, ho chiesto ai sondaggisti presenti le seguenti cose:

1) Quali tipi di problemi di comprensione avete con i vostri committenti, cioè partiti politici e mass media, e con il pubblico finale? Qual è il livello di competenza statistica che incontrate?

2) Vi sono cambiamenti tecnologici importanti che hanno effetti sulla pratica di effettuare sondaggi, ad esempio la minore diffusione di telefoni fissi a vantaggio dei cellulari, e la possibilità di raccogliere informazioni dai social network. In più, il quadro politico italiano è in rapida evoluzione, come dimostrato dall’exploit elettorale del MoVimento Cinque Stelle. Come gestite queste minacce/opportunità?

3) Quando potete dire di avere sbagliato previsione?

Gli spunti di riflessione interessanti sono stati molti, e altrettanto interessante è stato verificare i punti di armonia e di disaccordo tra i sondaggisti. Alcune questioni tecniche mostrano chiaramente armonia tra di loro, ad esempio la necessità di tenere continuamente a bada l’autoselezione, ovvero il fatto che alcuni strati della popolazione sono raggiungibili molto più facilmente di altri strati, oppure accettano di rispondere più volentieri, oppure sono più sinceri nel rispondere.

È stato anche rimarcato il fatto che i giornalisti spesso pretendono dai sondaggisti risposte che i dati non riescono assolutamente a dare, come la variazione da un giorno all’altro nei voti attesi per un dato partito, e nei voti dati a quel partito da una parte specifica della popolazione, oppure l’effetto sui consensi elettorali di un evento specifico come – ricordava Pagnocelli – l’acquisto di Balotelli da parte del Milan. Potrebbe darsi che i giornalisti semplicemente rispecchino le richieste eccessive da parte del pubblico, che in media non conosce bene i limiti conoscitivi dei sondaggi e della statistica. Sulla questione mi ha parecchio colpito l’analisi di Roberto Weber, secondo cui i giornalisti più ricettivi sono le donne e quelli che lavorano in giornali e Tv locali, rispetto agli uomini e alle stelle del giornalismo nazionale.

Durante la mattinata è emerso un intrigante elemento di diversità tra Nando Pagnoncelli e Alessandra Ghisleri, a proposito della possibilità per i sondaggisti di agire anche come consulenti, “spin doctor” dei propri committenti politici: Pagnoncelli ha raccontato che Ipsos tassativamente non presta attività di consulenza politica, mentre Euromedia Research tipicamente lo fa, anche se il suo fatturato per sondaggi politici e consulenza è comunque intorno al 20% del totale.

Il problema, temuto da alcuni, in particolare da alcuni membri del pubblico che hanno posto domande sul tema, è la possibile manipolazione del dato statistico risultante dal sondaggio, al fine di influenzare positivamente l’esito finale del proprio committente politico. Alessandra Ghisleri ha ricordato il successo della strategia mediatica suggerita al proprio committente, basata in maniera decisa sulla televisione – e non su questi social network così apparentemente trendy – che ha portato a un aumento dei consensi dal 13 al 23 percento. Dall’altro lato, ha posto in evidenza come durante la campagna elettorale quasi il 30 percento di coloro che dichiaravano una preferenza per il Pd vedevano con simpatia una presenza del MoVimento Cinque Stelle in Parlamento. Questa “seconda preferenza” si è poi in parte tramutata in un voto effettivo per il MoVimento. 

Le informazioni come quelle dei sondaggi servono infine per decidere: a questo proposito, mi ha molto colpito il periodo ipotetico dell’irrealtà proposto dalla Ghisleri a proposito di una sua eventuale consulenza a Pierluigi Bersani, che ho anche riassunto in un tweet:

Ghisleri: se mi avesse contattato Bersani… Sembra l’inizio di un romanzo. #ucronia @economicsfest @lavoceinfo

— Riccardo Puglisi (@ricpuglisi) 02 giugno 2013

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