Ma quanto ci costano i consulenti della Regione Lazio?

Il controllo della Corte dei Conti

Studi e consulenze «incompleti o incongrui». Elaborati «sintetici nella forma e generici nei contenuti». Incarichi, in tutti i casi, remunerati con decine di migliaia di euro. Non c’è pace per la Regione Lazio. Stavolta a sollevare il caso è la sezione di controllo per il Lazio della Corte dei Conti, che ha recentemente approvato la relazione sul rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2011. Si parla ancora del periodo Polverini. Tra le tante criticità emerse – sono una ventina, si va dalla «mancata trasparenza nella costruzione del bilancio del consiglio regionale» alla vicenda dei «contributi ai gruppi consiliari» – c’è un capitolo particolarmente curioso. Quello dedicato al “ricorso a soggetti esterni”.

Dati singolari, che alcuni giorni fa sono finiti anche sulle pagine romane del quotidiano La Repubblica. La lettura del documento è effettivamente interessante, specie per quanto riguarda gli incarichi di «consulenza, studio e ricerca». Incarichi più che legittimi, sia chiaro. Dopotutto se è vero che la «Pubblica amministrazione deve espletare i compiti istituzionali attraverso i propri dipendenti in virtù del c.d. “principio della autosufficienza”» – così ricorda la Corte dei Conti – è anche evidente che «il ricorso occasionale a professionisti esterni costituisce una risorsa ed uno strumento di cui le amministrazioni hanno, a volte, obiettivamente bisogno». Insomma, nulla di male ad affidare consulenze a stimati e riconosciuti esperti della materia. A patto di alcune accortezze. Non ultimo il principio di «proporzionalità fra il compenso corrisposto e l’utilità conseguita dall’Amministrazione». E qui ai magistrati contabili qualche dubbio è venuto.

Il paragrafo dedicato all’analisi dei singoli elaborati dei consulenti del Consiglio regionale lascia sorpresi. Anzitutto per un problema di trasparenza. La legge 266/2005 obbliga la trasmissione alla Sezione di controllo della Corte dei Conti degli atti di spesa per studi e incarichi di consulenza di importo superiore a 5mila euro. Peccato che «tale flusso documentale – si legge nel documento – non risulta pervenuto in modo sistematico». Non è tutto. «Dall’esame dei fascicoli cartacei e informatici con cui l’ufficio del Segretario generale del Consiglio ha trasmesso gli elaborati di cui trattasi – prosegue la Corte dei Conti – è risultato che gli stessi risultano incompleti, o contenenti elaborati incongrui rispetto all’oggetto dell’incarico comunicato».

Qualche esempio. Secondo i dati pubblicati, nel 2011 la Regione Lazio ha corrisposto 35mila euro al professor Claudio Lena. Eppure la Corte lamenta di non aver potuto controllare i dettagli dell’incarico perché «il fascicolo fornito relativo a Claudio Lena risulta privo di relazione per il cui argomento risulta conferito l’incarico, mentre contiene altra relazione avente oggetto diverso». Non è l’unico. «Il fascicolo fornito, relativo a Rosica Cecilia, risulta privo di relazione». In questo caso la consulenza è costata ai contribuenti 16.500 euro. Eppure «è stata trasmessa esclusivamente una auto-relazione del consulente di 10 pagine attestante l’attività di consulenza tecnico-organizzativa e di supporto svolta». Più particolare il caso di Alessia Albani. L’importo dei suoi servizi è pari a 22mila euro. Eppure per il suo nominativo, così scrive la Corte dei Conti, «non risulta trasmesso alcun fascicolo».

Ancora. «Dall’esame di un campionamento degli oggetti delle consulenze conferite – spiegano ancora i magistrati contabili – è emerso l’estrema genericità dell’oggetto del conferimento, cui corrisponde un elaborato scritto sintetico nella forma e generico nei contenuti». Vengono elencati alcuni casi. C’è il lavoro di Alessandra Tibaldi dal titolo “Lazio: fenomenologia locale di una crisi globale- Analisi e proposte». L’importo complessivo della consulenza è di 33mila euro, ma «la relazione rinvenuta nel fascicolo prodotto dall’Amministrazione consta di 9 pagine, e contiene elementi generali di inquadramento dell’argomento». Per la consulenza di Ofelia Palombo risulta essere stata corrisposta la cifra di 30mila euro. In merito alla sua ricerca sulle “Pari Opportunità nei luoghi di lavoro”, la Corte dei Conti scrive: «La relazione rinvenuta nel fascicolo prodotto dall’Amministrazione consta di 7 pagine, e contiene elementi generali di inquadramento dell’argomento». Nel documento viene citato anche lo “Studio comparativo degli statuti e dei regolamenti dei consigli regionali – con particolare riferimento all’autonomia finanziaria della Regione di un campione significativo di regioni italiane”. Opera di Fabrizio Dani (33mila euro la sua consulenza). Stavolta la relazione è di sole 3 pagine. «Ad essa – specifica la Corte dei Conti – sono allegate 6 pagine in cui sono riprodotti stralci degli statuti della Regione Veneto, Piemonte, Umbria».