PAVIA – «Per Strada Nuova? Basta fare corso Cavour fino al negozio di Annabella». «Vai da Annabella e poi giri», è la risposta dei pavesi se chiedi di un negozio di sigarette elettroniche. «Fino ad Annabella e poi oltre», se vuoi un compro oro. A Pavia, Annabella e le sue pellicce restano il punto di riferimento per ogni indicazione. Il negozio è dove è sempre stato dalla metà del ’900 ad un angolo, a metà di Strada Nuova, l’arteria principale della città. Ha ancora le sue porte specchiate e lo stemma a mosaico.
Alle 11.30 di venerdì mattina Strada Nuova è tranquilla. Con le signore dalle zeppe alte e la spesa nel cestino della bici, qualche anziana che attraversa la strada e gli studenti fuori sede col trolley che tornano a casa per il week-end. Ma è solo apparenza. Perché a Pavia come nella maggior parte delle cittadine italiane c’è una metamorfosi in corso.
La vetrina del negozio Annabella di Pavia all’angolo tra corso Cavour e Strada Nuova
La pubblicità di Annabella di Pavia con Alain Delon
Da qualche mese nei negozi dell’arteria principale si affaccia il volto di personaggi come «il Toscano» (è il suo nome d’arte), che in città gestisce due compro oro, Martina (il nome è di fantasia) che illustra i modelli di sigarette elettroniche, Nisan, pakistano che ha trasferito il suo kebap dalla periferia bresciana al centro di Pavia. E il Pit Stop, un distributore h24 di bibite e merendine all’angolo di Piazza Petrarca. Niente di insolito, se fossimo in periferia a Milano o di una grande città. Ma è Strada Nuova. Nelle vie dello struscio si son viste gelaterie, bar, panetterie. Macellerie di classe come quella di Fabio Guerini, boutique come la casa di moda Dellera. Ma il volto del Toscano mai.
E infatti il Toscano qui è arrivato da poco. Ha un sorriso smagliante, una camicia bianca, dei jeans e delle scarpe nere lucide. Siede a una scrivania laccata di nero, in una stanza scura e piena di fumo nel sottoscala del suo compro oro, là dove un tempo c’era una merceria. È spigliato, fuma, spiega come lavora e pigia veloce sulla calcolatrice per dirti con esattezza la differenza di prezzi tra lui e le oreficerie tradizionali che a Pavia (lo dicono tutti in Strada Nuova) da poco hanno scritto in grande sulla porta che comprano oro usato. Il toscano, che è toscano per davvero, ha 32 anni. Quanti clienti ha? Tanti. «A volte anche venti al giorno». E in un mese, quanti? «Tanti». Più di cento? «Più di cento», è la risposta data con un mezzo sorriso. E chi entra nel suo negozio? Di tutto. «Su dieci persone, due sono con l’acqua alla gola». E sono quelle che dal Toscano si presentano con qualche monile tra le mani e la bolletta del gas. «E chiedono quanto devono vendere per poterla pagare». Ma le altre, spiega, sono persone di qualsiasi classe sociale, non necessariamente alle strette. E poi ci sono le eredità.
Il negozio del Toscano in via Volturno, una piccola traversa di Strada Nuova. Sorge tra una boutique e un negozio di abbigliamento da ballo
Il Toscano ha un compro oro anche in periferia, qui a Pavia, dal marzo del 2011 (oltre che quello di Firenze e i cinque di Torino). Lo ha vicino alla questura. Ma in Strada Nuova è arrivato a settembre dello scorso anno «per intercettare una nuova clientela». Il suo negozio è in una piccola traversa dello stradone. «Meglio», spiega. Perché l’affitto costa la metà e la posizione garantisce più discrezione. La concorrenza non gli sfugge. «Nel 2011 i compro oro erano 17. Ora a Pavia – dice sicuro – ce ne sono 59, compresi quelli dei paesini nell’arco di 10 km». Erano 72 fino a poche settimane fa ma poi «una ventina ha chiuso dopo i controlli della Finanza». Del resto, dice, non c’è un limite numerico, «e questo è un problema. Troppa concorrenza».
Strada Nuova
Il negozio di kebap di Nisar, 33 anni. Si è trasferito a Pavia, in Strada Nuova dalla periferia di Brescia. Accanto, la macelleria tradizionale di Fabio Guerini, lì da 24 anni
«È così da sempre nel mondo del commercio», dice Emanuela Scarpellini, docente di Storia contemporanea all’Università degli studi di Milanoe autrice di volumi come La rivoluzione dei consumi (Il Mulino, 2010) o Il secolo dei consumi (Carocci 2006). «I commercianti sono i più ricettivi, quelli che prima di tutti si sanno adattare alle nuove esigenze della società. I vari compro oro, temporary store e negozi di scommesse che stanno nascendo anche nelle strade centrali delle città sono una reazione veloce alla crisi». Perdono terreno i negozi tradizionali, di abbigliamento e accessori. E al loro posto sorgono quelli che rispecchiano i nuovi bisogni.
«Zero soldi allo Stato, e 15 euro per fumare un intero mese», spiega pragmatico un tecnico sulla cinquantina, pavese, al lavoro vicino al Ponte Vecchio mentre indica la strada per il negozio di sigarette elettroniche, quello in cui si rifornisce lui.
«La maggior parte dei clienti passa all’elettronica perché vuole smettere», spiega Martina del punto vendita di sigarette elettroniche, all’altezza del teatro Fraschini. «Con la sigaretta elettronica ti abitui poco per volta ad assumere meno nicotina. E poi finisce che continui a fumare assumendo solo tabacco, comprando i liquidi a nicotina zero e aromatizzati. Caffé, miele, spezie». Martina dice che le cose vanno bene. Si sta formando una clientela fissa, anche se non con i numeri del boom dei primi mesi di apertura.
«Tutto fa crisi», incalza il tabaccaio proprio lì di fronte. Certo lui, il tabaccaio, non l’ha presa bene la storia delle sigarette elettroniche, anche se ora si dice soddisfatto nel vedere che dopo il boom dei primi mesi il negozio «è quasi sempre vuoto». Punti di vista.
Strada Nuova, il negozio Smoke dove lavora Martina ha aperto nel dicembre 2012
È tutta così Strada Nuova, dove il vecchio fatica ad accogliere il nuovo. «I negozi sono ballerini ultimamente», dice una signora sulla sessantina. «Aprono, chiudono, tutto nel giro di pochi mesi». La storica pellicceria Dellera si è vista spuntare un temporary store proprio accanto. Negli spazi che un tempo erano del negozio Gusella, vestiti per bambini d’alta qualità. «Pavia è una buona piazza», dice Luca, commesso della Soldout che starà qui da maggio e luglio. «Alla gente piace e abbiamo buoni guadagni». Un occhiata veloce e sì, alle 12.30 nel temporary store ci sono una dozzina di persone. Nei negozi di abbigliamento vicini nemmeno una.
Strada Nuova
La pellicceria storica Dellera, qui dal 1885. La prima commessa da sinistra è Valentina Dmitrieva, assunta da un anno per parlare russo con i numerosi clienti della sua stessa nazionalità
Vuota anche la pellicceria Dellera. Si vende? Paola Martinenghi in quel negozio sta da una ventina d’anni. Da uno è accompagnata da una commessa madrelingua russa. «I clienti stranieri sono sempre di più», spiega Paola. «Sembra assurdo, ma sono soprattutto russi. Alle loro, preferiscono le nostre pellicce per le lavorazioni e il taglio», continua Valentina Dmitrieva. «Si informano sui siti per turisti e scoprono che Pavia è migliore di Milano per comprare pellicce. E vengono qui». Ma non solo. «Abbiamo la nostra clientela locale che manteniamo da tre, quattro generazioni. E siccome il guardaroba delle signore dopo un po’ si satura, cerchiamo di conquistare le nuove generazioni». E come? «Con modelli giovanili, pellicciotti corti. Con colori nuovi».
Lasciando Strada Nuova, mentre passi davanti ai manichini coloratissimi di Annabella, capisci ora che anche qui, forse, sono alle prese con problemi generazionali. Con guardaroba nuovi da conquistare. Con un nuovo che avanza e scalza il vecchio.
Piazza Petrarca. I proprietari del Bar Garden poco distante lamentano un calo delle vendite di 1500 euro al mese circa da quando è stato installato il distributore h24. «Vendiamo meno bibite e merendine», dicono.