È una nomina che si potrebbe definire di tipo chirurgico quella compiuta dal Papa: Francesco ha infatti chiamato a ricoprire la carica di prelato dello Ior monsignor Battista Ricca. Si tratta di un incarico che, formalmente, rappresenta il collegamento fra la commissione cardinalizia di vigilanza – i cinque cardinali posti al comando dell’istituto (la commissione è stata rinnovata per un altro quinquennio pochi giorni prima delle dimissioni di Benedetto XV ed è guidata dall’attuale Segretario di Stato Tarcisio Bertone) – e il board laico dello Ior il cui presidente è l’esperto di finanza tedesco Ernst Von Freyberg. Quest’ultimo fu nominato anch’esso a ridosso della rinuncia del Papa tedesco, a 9 mesi dalle dimissioni fragorose di Ettore Gotti Tedeschi.
Si consideri ancora che il posto di prelato dello Ior era vacante dal 2010: l’ultimo a ricoprire la carica era stato monsignor Piero Pioppo nominato da un altro potente segretario di Stato, Angelo Sodano, poi entrato in conflitto con il suo successore Bertone. Pioppo, nominato nel 2006, uscì di scena quattro anni dopo, venne spedito a fare il nunzio apostolico in Camerun e Guinea equatoriale, ben lontano da Roma insomma. En passant vale la pena ricordare che prima di Pioppo ci fu un altro periodo di vacanza dell’incarico, il suo predecessore era stato infatti quel Donato De Bonis – oggi scomparso – al centro di tante storie di affari, politica e potere transitate per i sacri palazzi e per la banca vaticana. De Bonis lasciò l’incarico nel 1993.
Il Papa ha quindi da una parte completato un organigramma ancora incompleto, ma ha anche nominato un uomo di sua stretta fiducia, monsignor Ricca. Questi ha un’esperienza in Segreteria di Stato alle spalle, ma soprattutto è il direttore della Domus Santa Marta, cioè la residenza nella quale vive il Papa. Il prelato riferirà tutto a Francesco e del resto fra i suoi compiti previsti per statuto c’è la verbalizzazione di ogni riunione della commissione cardinalizia, quindi ha accesso a tutta la documentazione comprese le revisioni di bilancio; il nuovo prelato sarà insomma gli occhi e le orecchie del Papa dentro l’istituto. La nomina però è ad interim, cioè, non definitiva. «È ad interim perché va compresa nella più generale riflessione che il Papa sta facendo sulla Curia e sui vari organismi» ci spiega padre Federico Lombardi direttore della Sala stampa della Santa Sede. «Era comunque un’importante casella che andava riempita – aggiunge – e il Papa lo ha fatto». Ma nel comunicato diffuso dalla Santa Sede spiccava anche il riferimento alla presidenza dello Ior, cioè a Von Freyberg. Con la nomina di Ricca, si precisava, venivano riempite «le due importanti posizioni previste dagli Statuti dello Ior, che erano rimaste vacanti per diverso tempo».
Sembra insomma che sia giunta anche una sorta di provvisorio imprimatur anche al presidente tedesco dello Ior. «Non ho mai ritenuto valida l’obiezione fatta da alcuni sulla nomina del presidente dello Ior decisa poco prima delle dimissioni del Papa» (e quindi per questo discutibile o non appropriata), ci dice ancora padre Lombardi, «la procedura e la selezione del candidato era stata fatta a dovere ed era durata a lungo, non c’era motivo per rimandare ulteriormente la nomina del presidente dello Ior e lasciare quella carica scoperta ancora per chissà quanto tempo dopo le dimissioni di Gotti Tedeschi di nove mesi prima».
Del resto, e il particolare non è indifferente, nei giorni scorsi il presidente dello Ior ha rilasciato diverse interviste ai media vaticani e ad alcune delle maggiori agenzie e testate internazionali, nelle quali ha precisato alcuni concetti: in primo luogo che fra i suoi compiti c’è quello di «riabilitare la reputazione dell’Istituto», quindi la missione di proseguire sulla strada della pulizia e della trasparenza interna, infine Freyberg ha spiegato chiaramente che intende completare il lavoro di adeguamento agli standard internazionali cominciato negli anni passati. E in particolare cercherà di rispondere positivamente a tutte le richieste di Moneyval – l’organismo del Consiglio d’Europa preposto al controllo dell’antiriciclaggio – entro il dicembre prossimo. «I controlli interni stanno procedendo molto bene, desideriamo essere sicuri che i nostri siano i clienti che noi vogliamo», ha detto alla Reuters. Il finanziere ha anche aggiunto di aver chiamato come consulente la società statiunitense Promontory Financial Group.
La campagna comunicativa promossa dal presidente dell’istituto vaticano «è stata lanciata in sintonia con le altre istanze vaticane, sia quelle comunicative, che quelle superiori, e non poteva essere diversamente» spiega ancora il direttore della Sala stampa vaticana. Insomma il Papa era informato. Se questo è il quadro generale, dal Vaticano fanno notare che comunque «tutti sono in questo momento siamo ad interim in un certo modo», cioè la fase di elaborazione e studio da parte di Francesco è naturalmente ancora in corso e nei prossimi mesi arriveranno poi ulteriori cambiamenti nella curia romana.
Ma di certo allo stato attuale sembra che la componente italiana della Curia, quella che di fatto ha dominato gli ultimi anni della vita del Vaticano, sia stata messa almeno da parte: non solo dunque il papato non è tornato in Italia dopo due pontefice «stranieri», ma anche lo Ior dopo le presidenze di Angelo Caloia e Ettore Gotti Tedeschi, ha preso la strada dell’estero; il precedente in questo caso c’è e non è certo di quelle esemplari: Paul Marcinkus infatti è stato, per così dire, un «famigerato» capo dell’istituto finanziario. Ma certamente quella storia è conclusa da tempo, figure come quelle di Marcinkus non sono più possibili nel mondo finanziario odierno, per quanto gli strascichi di una stagione difficile e piena di scandali continuino a pesare sulla Chiesa. Sembra arrivata l’epoca di una internazionalizzazione professionale anche nel mondo della finanza vaticana, forse per questo i vecchi pezzi dell’establishment politico-economico nazionale appaiono piuttosto spiazzati da quanto sta avvenendo Oltretevere negli ultimi mesi.
Twitter: @FrancePeloso