Cos’hanno in comune la mitologia greco-romana, la fantascienza, il teatro delle marionette, i film di paura, Leonardo Da Vinci, Pinocchio, Giuseppe Pinelli e Steven Spielberg? Niente, tranne un nome: Carlo Rambaldi. Esperto di “trucchi” ed effetti speciali noto in tutto il mondo, vincitore di tre Oscar per King Kong, Alien ed E.T., Rambaldi era una figura unica nel suo genere. La carriera di questo “mago” del cinema, nato nel 1925 e scomparso l’anno scorso, è ripercorsa dal figlio Victor (regista) in una biografia, Carlo Rambaldi – una vita straordinaria (ed. Rubbettino), illustrata da tante foto di strutture meccaniche, modellini, disegni preparatori, fotogrammi.
Carlo Rambaldi spiega i trucchi ai bambini in “Occhio allo schermo”
Il libro è, allo stesso tempo, un inventario della produzione paterna – scandagliata nel dettaglio, pellicola per pellicola – e una rievocazione affettuosa e ammirata della vicenda di Carlo, cominciata in provincia di Ferrara, nel paese di Vigarano Mainarda. Fin dall’infanzia – segnata dal King Kong del 1933, col gorilla animato in stop motion – Rimbaldi manifesta un talento fuori dal comune in ogni attività artistica, in particolare nel modellare la creta. I suoi primi pupazzi di successo sono delle marionette. «Tutto ciò che è statico lo annoia. Ciò che è dinamico e imprevedibile stimola in lui una forte attrazione». Mentre frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna, comincia a usare l’animazione elettrica negli esperimenti con cui insegue la sua idea fissa: il movimento che crea emozione.
Sarà la base del lavoro nel cinema, al quale approda nella seconda metà degli anni Cinquanta. Carlo Rambaldi diventa un “trucchista”. Va ben al di là del make up: i “trucchi” che lo rendono famoso sono le creature animate. Quando ai figli viene chiesto il mestiere del padre, loro rispondono: «Costruisce mostri». Nel sistema di Cinecittà, tutto concentrato sulle star (come il modello hollywoodiano), è un ruolo considerato secondario. Ma a Rambaldi non interessa: è convinto che Leonardo da Vinci, se fosse vivo oggi, farebbe effetti speciali per il cinema.
La storia dei “trucchi” di Rambaldi è anche la storia dei generi che, per vent’anni, trainano gli incassi dei film italiani, dal peplum allo spaghetti western, all’horror. Con periodiche incursioni nel cinema d’autore (Fellini, Ferreri, Pasolini…). Rambaldi, che ha l’inventiva e l’abilità tecnica di un artigiano del Rinascimento, diventa presto il numero uno del settore. Tanto da essere contattato dagli inquirenti del caso Pinelli per un esperimento giudiziario. Gli chiedono di realizzare un corpo mobile con le proporzioni del ferroviere anarchico: verrà usato per riprodurre la caduta che lo uccise, ventuno metri giù da una finestra della questura di Milano.
Arrivano chiamate anche dalla televisione. Nel 1969 la Rai lo cerca per la fiaba più amata: Pinocchio. Rambaldi è incaricato di costruire il burattino per la serie diretta da Luigi Comencini. Ma andrà incontro alla più grande delusione della sua carriera. Da grande fan di Collodi, si mette al lavoro con passione e in pochi mesi produce un modellino bellissimo e sofisticato. Anche troppo: i (possibili) costi dell’animazione spaventano produttori e regista, che abbandonano il progetto. Viene preferita la soluzione che tutti ricordiamo: un bambino in carne e ossa. Dallo smacco, Rambaldi si sentirà risarcito solo una dozzina d’anni dopo, a Hollywood, quando darà vita alla sua creatura prediletta: E.T. (1982). Allora, nota Victor, Carlo sarà «Geppetto e Collodi al tempo stesso». Quando Spielberg vede il pupazzo dell’alieno, rimane entusiasta: «Corrisponde esattamente al suo immaginario di bambino». Chissà se il regista si è accorto della parentela tra E.T. e Carlo Rambaldi. Gli ultimi a scoprirla sono stati i visitatori del Salone del Libro di Torino. La presentazione del volume era condotta da Victor con suo cugino Riccardo (figlio di Werther, fratello minore di Carlo, e autore della postfazione). Dietro di loro scorreva una foto di Carlo con E.T. Il taglio degli occhi era uguale per tutti, extraterrestre compreso. Insomma, E.T. per i Rambaldi è davvero, ancora oggi, uno di famiglia.
Alieni, gorilla e altre celebri creazioni di Rambaldi sono riuscite a conservare un posto di rilievo nella memoria collettiva. Ma la tecnologia corre veloce, il pubblico è sempre più smaliziato e gli effetti speciali in versione elettromeccanica quasi non esistono più, sostituito dalla realtà virtuale dei computer. In pochissimi, ormai, lavorano alla maniera di Carlo Rambaldi. Vale però la pena ricordare, oltre ai risultati, lo spirito del Maestro. «Conosco il segreto di mio fratello: lui ha sempre giocato, e giocherà sempre», diceva Werther. Un approccio ancora valido, e non solo per gli effetti speciali.