«Avrei bisogno di un passaggio, ma conosco le coincidenze del 60 notturno, lo prendo sempre per venire da te» cantava Rino Gaetano.
L’autobus di notte è un mito impopolare, impopolare per l’ora, mito perché è quel barlume di civiltà che ti fa sentire meno solo peregrinando per l’insonnia, o rifugio per gli studenti universitari che “ora come facciamo a tornare a casa?”
Alternativa economica (leggi alla portoghese) ai taxi, e per rimediare all’omissione del Jovanotti, tra «baristi, spacciatori, puttane, giornalai, poliziotti, travestiti, padroni di locali, spogliarelliste, camionisti, metronotte, ladri e giornalisti, fornai, pasticcieri, fotomodelle», sono Gente della Notte anche loro, i conducenti dei bus con cui è vietato parlare, e dialogherebbero volentieri, fosse solo per sentirsi meno soli davanti a strade deserte, semafori spenti, Signorine sotto le pensiline che non prenderanno certo l’autobus, verso l’Oscuro, le zanzare, sotto un cielo stellato senza sole: “la nottissima”.
Ci passiamo volentieri due notti, sul 61 e sul 62, i notturni di Bologna che dalla prima corsa (parte a 0.24) all’ultima (6.45) si dividono la città in un’ora, tra 60 e 80 Km/h, quasi letali con l’autista sadico, quello che al Terminal, Deposito Tper delle Due Madonne (talvolta imprecate dai passeggeri per la velocità del bus), lascia i passeggeri sopra il bus acceso con chiave a portata di dirottatore, per fumare.
L’autobus notturno di Bologna è entrato a pieno titolo nella letteratura: era il Notturno Bus scritto da Rigosi (e poi portato al cinema da Davide Marengo, anche se lì il tutto era tradotto a Roma). Prima ancora fu Notturno62 (2005) un documentario mediometraggio dedicato al bus che addormenta il giorno e sveglia la notte. Nel 1995 furono i situazionisti e scrittori collettivi Luther Blisset (ora wu ming), attraverso una loro trasmissione radiofonica notturna ad auto-organizzare (mai verbo composto fu più azzeccato) una festa sul 62, invitando gli ascoltatori sullo stesso bus…oltre 40 partecipanti, il conducente «disperato e anche un po’ incazzato»
Ognuno ha un autobus della propria infanzia e si porta ancora dentro i colori, gli odori: sotto le due torri non gemelle (per loro fortuna) di Bologna era il Fiat 421/AL: anno di produzione 1974, arancione, fece in tempo a recitare sé stesso, nel Paz (2002) di De Maria, dai fumetti di Pazienza, per portare a casa Pentothal, come avrà sicuramente fatto in una notte del ’77: qualche anno fa l’Atc, ora Tper, li vendette a Cuba, presero l’autostrada, videro il mare, ed ora un bolognese a L’Avana rischia di prendere lo stesso singolo bus che dieci anni prima lo portava in via Bellacosta.
Ma ancora adesso ci sono vecchi autisti che li rimpiangono, e condividono le foto degli autobus che furono su appositi forum on line. Ora c’è il Bredamenarini Exobus (doppi sensi), 2004, un display al centro con le notizie meno interessanti del giorno. E ci si aggrappa ove si può: l’autista corre scambiando il pedale dell’acceleratore per i propri piedi: lettore mp3 alle orecchie «perché tanto ci vedo, non sento ma ci vedo», tiene le botole del tetto aperte di inverno come d’estate «per eliminare il puzzo di chi ci dorme, per purificare l’aria, c’è la meningite in giro e di meningite si muore» ogni tanto tira delle frenate ai 70 orari per «dare una sveglia a chi dorme», e non sogna quel che successe nel 2006 all’incrocio con via Genova, un’auto non dà la precedenza, incidente, il senza dimora che dorme sul bus e non si sveglia, e non si sveglierà, mai più.
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L’autobus è tentativo e metafora di collettività, carica tutti, dagli Erasmus ubriachi agli studenti salentini che cantano Puppappera di Francesco Nuti, dalle prostitute pendolari, che riposano qualche ora prima di prendere il treno e rincasar chissà dove, alla ragazza col piercing e i brillantini sopra al trucco, sale che è un sorriso, mezzo giro e qualche sms, e scende in lacrime, nella stessa fermata accanto a un venditore di rose del Bangladesh…
Il servizio notturno è albergo mobile, per i vecchi che dormono: alcuni escono da casa, e ci rientrano la mattina, dopo aver dormito, in viaggio. Alle 4 salgono facce sconvolte dall’essere svegli col buio, italiani e tanti pakistani, sembra che il 61 arrivi a Islamabad: è la gente che lavora.
L’autobus avanza nell’aurora, due a notte e un servizio diurno che termina tra le 20 e l’1, mentre a Barcellona, a Plaça de Catalunya, tra le 23 e le 5 ci sono 16 autolinee, e 48 nitbusos all’ora: i conducenti aprono la sola portiera anteriore, per controllare i biglietti. Basterebbe forse questo, per prolungare le linee diurne e potenziare il servizio notturno, che qua a Bologna esisteva già dalla creazione della rete tranviaria elettrica (1904) : era la Linea 1, divenuta autobus notturno regolare dall’8/6/1959 e circolare; con la Atc, dal 1/10/1979 la circolare notturna fu rinumerata 91-92, poi (dal 16/9/1982) 61-62. Linee sopravvissute al cambio di gestione dei trasporti pubblici, ora regionale: Tper. Un rigurgito etico dovrebbe far cambiare le cose, ma son le 6.40, comincia Unomattina e noi siamo all’ultima corsa, rincaseremo a dormire dopo aver lavorato, mentre tutto il mondo si sveglia per andarci.