Ho molta stima per Laura Boldrini, ma temo che questa volta la presidente della Camera abbia davvero sbagliato bersaglio. Non credo che la televisione italiana (e di conseguenza la società) possano essere cambiate per decreto, non credo che le donne possano avanzare sulla via della loro emancipazione personale e professionale perché un concorso Miss Italia viene soppresso o cancellato dagli schermi, non credo che il “due per cento” di presenza femminile “parlante” in televisione di cui parla la presidente della Camera possa essere incrementato con le tirate di stile moralistico o i braghettoni imposti a questo o a quel programma.
Da Miss Italia non sono uscite fuori schiere di pornodive o di veline, ma grandi attrici – come Lucia Bosé – e future conduttrici come, per esempio, la bella, e brava, Miriam Leone. Immaginare la donna come “oggetto” perché sfila in costume con un numero sul petto, su di un palco, sarebbe come considerare l’uomo subalterno perché ogni domenica su tutti i campi da calcio d’Italia scendono in campo ventidue uomini in mutande, con un numero sulle spalle.
Ma nessun uomo per questo si sente umiliato. Che un reato turpe e infame come il femminicidio possa avere una qualsiasi attinenza con il corpo nudo in televisione è assolutamente assurdo. Oggi qualcuno cita il caso della donna muta sotto il cubo ospitata da Raidue come riprova di arretratezza della televisione. Ma dimentica che quella provocazione di Carlo Freccero, che lanciò Flavia Vento verso la notorietà, era una parodia della donna-oggetto, e non certo una apologia della discriminazione.
La vera discriminazione è che sia consentito ad un vicepresidente del Senato di dare a una donna di colore dell’orango con una prosa da Ku-klux-klan. Se la Boldrini vuole contribuire all’emancipazione della donna e alla mortificazione del sessismo decerebrato promuova il boicottaggio di Calderoli a Palazzo Madama, e lasci perdere la crociata contro Miss Italia.
Twitter: @lucatelese