Un cellulare rubato dal deposito della polizia spagnola. In questo modo il dissidente kazako Muktar Ablyazov sarebbe stato rintracciato e arrestato in una villa vicino a Cannes, Mouans-Sartoux, comune alle porte di Grasse, dove si trovava insieme con la sorella Gauhar. Grazie al telefonino della sua ex guardia del corpo Alexander Pavlov, arrestato in Spagna lo scorso mese e in attesa di essere estradato in Kazakistan. È questo almeno il sospetto che circola in queste ore alla Fondazione Open Dialogue che segue da anni la situazione politica delle opposizioni al presidente-dittatore Nazarbayev.
La situazione rischia di creare problemi soprattutto diplomatici, in Europa, dal momento che ormai sono ben quattro le nazioni coinvolte nelle vicende dell’ex ministro dell’Energia: Inghilterra, Spagna, Italia e Francia. A quanto pare il cellulare di Pavlov sarebbe scomparso misteriosamente negli ultimi mesi dal deposito del penitenziario di Madrid, dove l’ex capo della sicurezza è stato rinchiuso nel 2012 con l’accusa di terrorismo. Wojciech Madrzycki, avvocato polacco, “osservatore” del processo in Spagna e sostenitore della richiesta di questi giorni di opporsi all’estradizione, sostiene che, forse, proprio grazie al telefonino si sarebbe potuto risalire alla località dove si trovava il dissidente kazako.
Al momento non sono ancora chiare le modalità di arresto di Ablyazov, anche perché la procura francese ha smentito in un primo momento di aver dato il via libera all’operazione. Poi è stato confermato e un’udienza sarebbe già prevista per domani mattina nel tribunale di Aix En Provence. Secondo quanto riferito sul sito del dissidente tutto sarebbe avvenuto nel rispetto della legge e le forze speciali francesi lo avrebbero trovato grazie a una fotografia. Nasce tutto dopo l’intervista di un anonimo avvocato dell’ex ministro dell’Energia e dissidente kazako al Financial Times. A chiedere l’estradizione sarebbe stata la Russia o forse l’Ucraina, ma sul punto non c’è ancora chiarezza.
Ablyazov è accusato di essersi appropriato di 6 miliardi di dollari della sua ex banca Bta in Kazakistan. È accusato di frode. Si era rifugiato in Inghilterra dove gli è stato concesso l’asilo politico nel 2011, poi revocato per una condanna di oltraggio alla corte britannica. Era scappato e non si sapeva dove si fosse rifugiato. Aveva parlato durante l’espulsione di sua moglie e di sua figlia dall’Italia, tramite il suo sito ablyazov.org.
Caso vuole che le modalità dell’operazione sarebbero molto simili a quelle che hanno portato all’espulsione di Anna Shalabayeva, moglie di Ablyazov e di sua figlia dall’Italia: a intervenire nella villa sarebbero state appunto le forze speciali francesi. E il passaporto che avrebbe mostrato Ablyazov sarebbe stato della Repubblica Centrafricana, proprio come quello della moglie. Anna Koj della Fondazione Open Dialogue conferma a Linkiesta l’arresto di Ablyazov, ma allo stesso tempo spiega che in queste ore si cerca soprattutto di informare le autorità francesi su chi è davvero il dissidente. Per evitare situazioni analoghe a quella italiana.
«Cari amici, mio padre è stato arrestato. Vi sarò grato se condividerete questo articolo per evitare una sua espulsione veloce e illegale, come è già accaduto in Italia con mia madre e mia sorella». Così sulla pagina di Facebook, il figlio di Mukhtar Ablyazov, un utente registrato come suo figlio, Madiyar Ablyazov, ha confermato l’arresto del padre, firmando il post insieme a Madina, una delle figlie di Ablyazov.
«Nostro padre è il capo delle opposizioni del dittatore del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev», scrivono i due ragazzi. «Nazarbayev dà la caccia alla nostra famiglia in tutto il mondo. Si corre un rischio reale. Perché nostro padre, in Kazakistan, è stato torturato ripetutamente e hanno cercato di ucciderlo. Abbiamo paura che la Francia lo consegnerà a Nazarbayev!».
Twitter: @ARoldering