Dopo le dimissioni lo Ior cambierà: diventerà globale?

Rivoluzione in Vaticano

Nella serata di lunedì è arrivato il comunicato atteso ormai da qualche giorno: il direttore e il vicedirettore dello Ior, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, si sono dimessi. La forza dello scandalo legato al caso di monsignor Nunzio Scarano è stata troppo forte. L’interim è stato assunto dal presidente, il tedesco Ernst Von Freyberg, ultima nomina pesante di un Ratzinger ormai dimissionario. Freyberg per ora non è coinvolto nel terremoto che ha sconvolto i vertici dell’istituto, del resto le sue responsabilità dirette di fronte a opacità, flussi il illegali di denaro, interventi della magistratura, sono minime se non nulle. Più avanti può anche accadere che la figura del Presidente dell’istituto trovi un altro profilo, ma per ora Freyberg resta al suo posto, ha il compito di portare lo Ior oltre l’esame di Moneyval, cioè di superare la prova di adeguamento agli standard internazionali antiriciclaggio monitorato dall’organismo del Consiglio d’Europa.

Se questo è il quadro generale, di certo appare ormai evidente che il pontificato di Francesco sta entrando nel vivo. Il Consiglio di sovrintendenza dello Ior, da parte sua, ha chiesto al presidente di assumere immediatamente l’interim delle due cariche, mentre la commissione ad hoc per riforme la banca vaticana creata solo pochi giorni fa dal Papa «ha preso atto di questa decisione» e prosegue il suo lavoro.

Nella nota ufficiale con la quale Von Freyberg motiva il cambio di direzione, viene poi messa nera su bianco la necessità di un’accelerazione del percorso verso la trasparenza finanziaria, evidentemente giudicato insufficiente. «Dal 2010 lo Ior e la sua Direzione – si afferma nella nota – hanno lavorato seriamente per portare le strutture e i procedimenti in linea con gli standard internazionali di lotta al riciclaggio di denaro». «Sebbene siamo grati per i risultati conseguiti – si legge ancora – oggi è chiaro che abbiamo bisogno di una nuova direzione per accelerare il ritmo di questo processo di trasformazione. I progressi fatti sono in gran parte dovuti al sostegno continuo degli organismi di governo dell’Istituto e del suo personale».

Ci sono poi, anche alcune “new entry”. Rolando Marranci svolgerà provvisoriamente il ruolo di vicedirettore e Antonio Montaresi figurerà invece nella nuova posizione di “Chief Risk Officer”. Si tratta di personalità con esperienze nel mondo bancario internazionale. Nel frattempo, il consiglio di Sovrintendenza, cioè il board laico dell’Istituto, procederà all’individuazione di una nuova direzione, vale a dire di un nuovo management. Significativo è anche il ruolo crescente che sta assumendo il Promontory Financial Group, società di consulenza finanziaria internazionale attiva in vati campi compreso quello legislativo. Sotto questo profilo il Vaticano sottolineava: «Nel maggio scorso il Promontory Financial Group, guidato da Elizabeth McCaul (e Raffaele Cosimo (Chief Operating Officer di Promontory Europe) è stato incaricato dal Presidente del Consiglio di Sovrintendenza di potenziare il programma antiriciclaggio dell’Istituto in sette flussi di lavoro, conducendo una “forensic review” e il controllo dei rapporti con i clienti».

Non solo: «Ernst von Freyberg ha inoltre chiesto a Elizabeth McCaul e a Raffaele Cosimo di fungere da Senior Advisor per la gestione dell’Istituto, data la loro grande competenza ed esperienza». Siamo forse di fronte a un cambio d’epoca: la stagione della Curia italiana, dello Ior quale propaggine dei poteri bancari, economici e politici del nostro Paese, si sta chiudendo davvero.

Anche la Santa Sede se la vede con la globalizzazione finanziaria ed economica e con le sue regole, tanto più rigide se si considera che la valuta primaria del Vaticano sempre più a rischio negli ultimi anni, è rappresentata da qualcosa di impalpabile ma preziosissimo: la credibilità. L’arrivo di un Papa argentino, di esperti di finanza stranieri, l’attivismo delle Chiesa americana e dei suoi esponenti in Vaticano, sono tutti segnali che stanno a indicare una svolta radicale, cambiamenti profondi nel modo d’essere della Chiesa universale.

Il Papa sembra intenzionato a proseguire su questa strada e d’altro canto l’incalzare degli scandali che fino a poco tempo fa indeboliva una Santa Sede ormai allo stremo e una Segreteria di Stato fortemente isolata, sembrano dare maggiore slancio alle riforme di Bergoglio anche se la sua, ora, sembra ora una lotta contro il tempo.  

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