BRASILIA – Ammalarsi in uno Stato dell’entroterra del Paese, lontano dalle grandi città, e senza la possibilità di pagarsi una clinica privata, è per milioni di brasiliani un problema molto serio anche negli anni del boom economico. La mancanza di strutture moderne e, ancor più, la mancanza di medici che esercitino nella sanità pubblica, rappresenta uno dei talloni d’Achille del gigante sudamericano. A effettuare una radiografia della drammatica situazione sono stati i ricercatori dell’Ipea (Istituto brasiliano della ricerca economica applicata). E i numerosi dati raccolti nel corso dell’indagine, finiscono per essere anche utilissimi a contestualizzare le ragioni delle proteste che il mese scorso hanno spinto milioni di cittadini a scendere in piazza. Le risposte del governo, anche in tema di Sanità sono già state esposte e presentate. Non mancano però le polemiche e i dubbi.
Il quadro complessivo
Nel Paese operano circa 400 mila medici su un totale di quasi 200 milioni di abitanti. La media nazionale è di 1,8 medici per ogni mille abitanti. L’indice di riferimento scelto dalla ricerca, è quello tedesco, che conta 3,6 medici ogni mille abitanti. Le macroregioni del Paese rispecchiano, anche sulla sanità, quelli che sono anche gli altri indici di sviluppo. I ricchi stati di Sudest sommati hanno un tasso medio di 2,67 medici per mille abitanti.
Poco peggio segnano gli Stati del Centro est con un discreto 2,5. A Sud si scende già al 2,09 per mille. Ma è per il nordest, con un con un misero 1,23 e il nord con appena 1,01, che il dato si fa tragico. Se dunque nel distretto federale o in città come San Paolo, Rio o Porto Alegre gli standard risultano accettabili, pure nella loro criticità, nel caso degli Stati amazzonici e del nordest il quadro è drammatico.
Ben il 18% del totale dei municipi, 700mila città in tutto, non conta neanche un medico che lavori nel Sistema unico di salute. Il distretto della capitale Brasilia è quello che si avvicina di più al riferimento tedesco con 3,46 medici per mille. A una distanza siderale invece si piazza lo stato amazzonico del Maranhão, caso limite con appena un tasso di 0,58 medici ogni mille abitanti. Il Brasile ha dunque in totale la metà dei medici di una nazione sviluppata come la Germania. Ma è in ritardo anche rispetto ad altri Paesi in via di sviluppo anche a livello regionale. In Argentina il tasso è infatti di 3,2, in Messico del 2. Più simile invece il dato venezuelano di 1,9. Di fronte a questi numeri è chiaro perché il 58% dei brasiliani intervistati dall’Ipea nel corso della ricerca, abbia dichiarato che il problema maggiore del Paese siano i ritardi in tema di sanità. E si comprendono anche più facilmente le motivazioni dei brasiliani che sono scesi in strada a rivendicare una maggiore destinazione di risorse al settore.
A rendere complesso il quadro della sanità verdeoro, è il combinato disposto di varie questioni: geografiche, amministrative, sociali, oltre che economiche e di ritardo nella formazione. Il dato oggettivo è quello numerico: in Brasile i medici mancano in maniera preoccupante. E quelli che ci sono, si trovano nel posto sbagliato. È palese che le zone rurali del Paese siano snobbate dai medici. Per due motivi. Il primo è relativo al sistema Paese: gli stati più piccoli, hanno meno abitanti, e meno universitari a causa della condizione economica meno florida e della struttura sociale molto differente rispetto alle grandi capitali. Gli atenei locali non riescono a sopperire alla domanda. Dall’altro lato il problema è di ordine economico. I giovani medici formati nelle università di Rio o San Paolo, devono scegliere tra rimanere nella loro città guadagnando in media tra i 15mila e i 20 mila Real al mese (tra i 5 e i 7mila euro circa), o trasferirsi in piccolissime città, spesso prive di servizi basici, e guadagnare gli 8 mila Real al mese offerti dalla sanità pubblica.
Trattandosi quasi sempre di giovani della classe media, è difficile che la filantropia abbia la meglio. Secondo i dati della ricerca in generale negli ultimi due anni, rispetto a una domanda complessiva di 146mila nuovi medici, le università ne hanno sfornati solo due terzi, con una mancanza di 54mila. Di ben 13mila posti di lavoro messi a disposizione da parte di 2.900 municipi di aree periferiche del Brasile, ne sono stati occupati solo tremila.
Il piano “Mais medicos”
Per questo motivo, accanto all’offerta all’estero di posti di lavoro, la presidente Dilma Rousseff ha avanzato la proposta di prevedere che i giovani studenti formati in medicina, per poter accedere all’abilitazione, effettuino due anni di tirocinio nella sanità pubblica. Misura questa, che forse più della stessa richiesta di medici all’estero ha generato polemiche. E anche questa riforma rischia di essere affondata in Parlamento.
Sconfitte che stanno già minando la possibilità della riconferma di Dilma come candidata alle prossime elezioni per la coalizione guidata dal Pt. La ‘presidenta’ sa di giocarsi molto. Serviranno i 7 miliardi che ha promesso di stanziare per migliorare le strutture e i nuovi piani per aumentare la presenza di medici, per dare nuovo slancio alla carriera politica di Dilma?