Portineria MilanoLa bella vita dei piccoli Ligresti, fra jet e poltrone

I capricci dei figli dell'Ingegnere

Il negozio di moda in via della Spiga. Il campo da golf da 18 buche in Sardegna. I cavalli purosangue, da “Quintero” a “Caruso”, dal costo di mantenimento di quasi 7 milioni di euro. Gli elicotteri da 10mila euro l’ora. Il jet privato. Le segretarie. Le auto blu. La bella vita tra Maldive, Santa Margherita Ligure, la Thuile in Valle d’Aosta e Montecarlo. I pranzi con Geronimo La Russa e Barbara Berlusconi al Baretto dove si sedeva anche Daniela Santanchè o il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti.

E le “colazioni” con la finanza giovane e rampante, da Matteo Arpe a Roberta Furcolo, moglie dell’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, al ristorante La Risacca. La vita dei figli di Salvatore Ligresti avrebbe potuto fare invidia persino a “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitgzerald. Peccato che fosse accompagnata da conti perennemente in rosso, come ricorda Radiocor, «con attività tutte finanziate dalla galassia di Fondiaria Sai». In pratica gli indagati per false comunicazioni sociali e manipolazioni del mercato guadagnavano e la compagnia perdeva, fino a 250 milioni di euro danneggiando i quasi 12 mila risparmiatori.

Perché Giulia, Jonella e Paolo, i tre figli di Salvatore Ligresti, sono stati per anni fra i padroni incontrastati del jet set di una Milano che rischia presto di voltar loro le spalle dopo l’arresto, chiesto e ottenuto dalla Procura di Torino, per lo scandalo Fonsai. Lustrini e paillettes così lontani dalla provincia profonda da cui proveniva il padre Salvatore, sempre protettivo con loro e attento a farli vivere nella bambagia, ovattati e coccolati. Negli anni Novanta, durante Tangentopoli, quando l’Ingegnere finì dietro le sbarre, fu Enrico Cuccia ad andare a prenderlo e a portarselo sotto braccio per riabilitarlo all’ombra della Madonnina. «Ma ora i tempi sono cambiati» spiega a microfoni spenti una vecchia volpe di via Filodrammatici, sede di Mediobanca, che conosce bene il terzetto originario di Paternò in Sicilia. «E i figli, in fin dei conti, non ne hanno mai imbroccata una per gli affari. Anzi tra loro continuavano sempre a litigare».

Incarichi su incarichi, fino a 22 poltrone. Manager di questo e di quello. Stipendi a sei zeri. Cadreghe nelle società di famiglia, in Sai Fondiaria, nel Milan di Silvio Berlusconi, nella compagnia di bandiera Alitalia (dove i Ligresti dal 2008 figurano fra gli azionisti). E poi c’era il residence Planibel a La Thuille, il Tanka Village a Villasimius in Sardegna o l’Hotel Villa Pamphili di Roma, le vacanze alle Maldive. Palazzi, immobili, architetti “de sinistra” come Stefano Boeri. Negli ultimi due anni, dopo le indagini dell’anno scorso in seguito al crack Fonsai, i figli di Ligresti hanno continuato a fare, più o meno, la vita di sempre. Jonella a cavallo, Giulia nel cercare nuove iniziative nella moda dopo il crack del marchio Gilli e Paolo in Svizzera, tra la passione per lo sport, le auto di grossa cilindrata e le ultime attività immobiliari.

Del resto, a Milano i Ligresti hanno sempre fatto la parte del leone sin dagli anni Ottanta, quando frequentavano ancora il liceo San Carlo o l’università Bocconi: difficile che —  seppur tra mille indagini e inchieste — avessero rinunciato a quella vita sfavillante meneghina. Per capire la rete di relazioni, bastava guardare alla Torre Velasca, gioiello architettonico che l’ingegnere mise in vendita nel 2010 e che poi, quando arrivò Unipol nel 2012, diventò più costosa per gli inquilini eccellenti. In quella Torre hanno trovato dimora Geronimo La Russa, figlio di Ignazio, ma anche una delle figlie di Berlusconi, Barbara. E ancora l’ex assessore al Bilancio della giunta Pisapia, Bruno Tabacci o l’ex prefetto di Milano Bruno Ferrante, poi commissario dell’Ilva. 

Jonella Ligresti, che annovera nel suo curriculum una sostituzione nel cda di Capitalia quando Cesare Geronzi si accorse che era troppo vicina a Matteo Arpe, è sempre stata la più appariscente del gruppo. Su Facebook scrive di vivere alle Maldive e pubblica un ghepardo dagli occhi azzurri. Quando sono andati ad arrestarla si trovava in una villa in Sardegna presa in affitto per le vacanze. Nel 2012 fu costretta a rinunciare all’elicottero, dopo che la magistratura aveva constatato che costava alle casse di famiglia mensilmente fino a 200mila euro. Passione che condivideva con gli altri due fratelli. La leggenda vuole che alle riunioni di Fonsai i tre arrivassero sempre separati, ognuno con elicottero e jet privato di turno, a spese chiaramente del gruppo Fondiaria Sai.  

Ultimamente, per far fronte probabilmente a un tenore di vita vicino a quello di oligarchi russi, i tre fratelli Ligresti, avrebbero prelevato 14 milioni di euro da alcune società del Lussemburgo che facevano capo a loro. Ed è stato questo uno degli elementi con cui il gip di Torino, Silvia Salvadori, ha motivato la necessità della custodia cautelare in carcere. Non solo. A questo, secondo gli inquirenti, si è dovuto aggiungere il pericolo di fuga: «È desumibile dal possedere, ciascuno di loro, ingenti patrimoni in grado di fornire loro i mezzi necessari per lasciare il territorio nazionale e spostare il centro delle proprie attività in altri Paesi». 

D’altronde «gli indagati sono soci di società estere e ricopronocariche nei rispettivi consigli d’amministrazione, di tal di tutta evidenza come, da un lato gli stessi possano contare all’estero su di una rete di relazioni in grado di offrire loro un valido supporto, e dall’altro, come proprio la prospettiva di tutelare dei propri capitali personali ubicati fuori dal territorio nazionale possa ulteriormente rafforzare la convinzione di spostamenti in dette localita». 

«Io ho notizie che il buon Paolo ora va in vacanza, alle isole Cayman», è la frase contenuta in un’intercettazione telefonica a commento di un imminente viaggio alle Cayman di Paolo Ligresti. Per il gip di Torino è stato uno degli elementi che ha portato a rilevare la sussistenza di «un rischio concreto che i componenti della famiglia Ligresti decidano di allontanarsi dalla giurisdizione nazionale». Ora Paolo è ricercato. A Lugano la testata Ticino online lo avrebbe fotografato mentre si allontava a bordo di un Audi nera. Si dice fosse diretto a Gineva e da lì, chissà, proprio verso le paradisiache Cayman.

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