Nel Pd è ormai pronto il “correntone” anti Renzi

Verso il congresso democratico

Sono giornate in cui non si parla d’altro a Palazzo Montecitorio. Giornate nelle quali si approfitta della pausa dei lavori d’Aula per discutere, trattare sotto traccia. Tant’è che fra la buvette e il cortile del Palazzo si susseguono incontri, capannelli. Come se nella testa dei democratici ci fosse un unico pensiero: il congresso, le candidature e l’incubo Matteo Renzi.

Il correntone “anti-Renzi” è ormai nelle cose. La pax fra dalemiani e bersaniani è stata stipulata qualche giorno fa davanti ad un caffè alla Galleria Colonna. Uno di fronte all’altro Gianni Cuperlo, candidato ufficiale al prossimo congresso e fedelissimo di Massimo D’Alema, e Vasco Errani, governatore della Regione Emilia Romagna ed emissario di Pier Luigi Bersani. «Un colloquio sereno», riferisce una fonte a Linkiesta, che avrebbe riaperto il dialogo fra le due anime ex diessine di Largo del Nazareno. Del resto, il ragionamento sarebbe stato il seguente: «Che senso ha farsi la guerra quando in realtà abbiamo la stessa idea di partito?». Ciò avrebbe prefigurato quello che poi avrebbe detto Massimo D’Alema al Tg1: «Renzi ha sempre detto che vuole essere il leader del centrosinistra. Aspetti dunque le primarie per eleggere il candidato del centrosinistra e ci consenta di eleggere il segretario del Pd».

In realtà ci sarebbe dell’altro dietro la pax e il dietrofront dell’ex Presidente del Consiglio sul primo cittadino di Firenze. «Massimo ha compreso che Renzi sarebbe incontrollabile, e all’indomani dell’elezione a segretario gli volterebbe le spalle. Mentre uno come Cuperlo, cresciuto con la foto di D’Alema nel portafoglio, non potrebbe mai tradirlo». Chiaro. Formalmente la pace si stipulerà oggi pomeriggio quando a Largo del Nazareno si terrà l’iniziativa “Fare il Pd”, che ricalcherà il documento firmato a sei mani da Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina e Maurizio Martina. Aprirà i lavori il primo, ma all’iniziativa sono stati invitati tutti i parlamentari del Pd, anche i renziani. Come sottolinea con Linkiesta una delle collaboratrici dell’ex segretario Pier Luigi Bersani, Chiara Geloni, «sarà un’iniziativa aperta alla quale prenderà parte uno come Dario Nardella. Non è una riunione di corrente, ma semplicemente discuteremo del partito». Ecco, il partito. Perché «il partito – dice uno come Fabrizio Barca che parteciperà – non può essere solo un comitato elettorale. Ti serve la mattina dopo che sei andato al governo». Ma dal fronte renziano si dissociano: «Non ci andremo affatto – spiega un parlamentare alla buvette – anche Nardella non ci andrà, diffondono notizie false».

In realtà nonostante gli ex Ds lascino intendere che l’iniziativa sia aperta e “non divisiva”, “ma costruttiva in vista del congresso”, l’incontro del Nazareno ha a tutti gli effetti le sembianze di un “correntone” contro il primo cittadino di Firenze: «Loro sanno benissimo che Matteo è il Balotelli del Pd, ma preferiscono tenerlo in panchina». Infatti, come mormora a Linkiesta un renziano doc, «incoroneranno Gianni Cuperlo: è lui l’uomo sul quale punteranno». L’accordo fra gli ex Ds prevede il passo indietro di Stefano Fassina, il quale al quotidiano La Repubblica avrebbe confermato che non si candiderà, strizzando l’occhio al fedelissimo di D’Alema. E proprio ieri Cuperlo e Fassina hanno parlato fitto fitto seduti su una panchina del cortile di Montecitorio. Di certo, assicura un dalemiano, «Stefano non si candiderà mai contro Cuperlo, sarebbe un regalo per Renzi». Chiaro. Tuttavia il fronte “anti Renzi” in virtù dell’impronta «ex comunista» non riceverà il sostegno di un democristiano come Dario Franceschini. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ha voluto precisare che non «esiste nessun correntone e nessuna santa alleanza anti-Renzi». Anzi. «In questo momento Matteo è la principale risorsa che il Pd ha a disposizione. È chiaro che bisogna discutere e decidere insieme a lui il percorso e le regole del congresso: l’esatto opposto di una sbagliata alleanza anti-Renzi». Come dire, da una parte gli ex comunisti e dall’altra gli ex democristiani. Gli anni passano, ma le divisioni restano. Eppure, nonostante le divisioni, da oggi dovrebbero essere più chiari, «o almeno si spera», gli schieramenti in campo. 

Twitter: @GiuseppeFalci 

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