Viva la FifaCalcio italiano, il grande business dei ritiri estivi

Preparazione estiva & merchandising

Aria salubre e merchandising. Il calcio italiano ha scoperto una nuova formula per fare soldi. Unendo la preparazione atletica precampionato con la possibilità per i tifosi di vedere i propri campioni allenarsi. E magari vendendo loro magliette e gadget vari, tutti griffati con i colori della squadra del cuore. Negozi ufficiali, partite, famiglie che spendono il tempo libero per vedere Palacio o Tevez: una sorta di grande prova generale di quella strada che il nostro pallone intraprenderà – prima o poi, chissà – con gli stadi di proprietà.

I club di calcio sono ormai delle aziende a tutto tondo. Hanno necessità di fare cassa e fidelizzare i clienti. Così, in attesa delle strutture di proprietà (a proposito: l’Udinese ha appena ottenuto 20 milioni dal Credito Sportivo per rifare lo stadio Friuli), il pallone italiano ha infranto un’altra barriera. Quella appunto dei ritiri, che fino a qualche anno fa lo erano in senso stretto: squadra lontano da tutto e tutti, in mezzo alle montagne, per ossigenare muscoli e testa in vista della stagione. Al seguito, solo gli addetti ai lavori e qualche tifoso che proprio non ce la faceva a stare lontano dai giocatori durante la pausa estiva e spendeva un po’ delle ferie per cercare di vedere di straforo anche solo mezzo polpaccio di un giocatore.

LEGGI ANCHE: Aurelio De Laurentiis, lo sceicco che fa sognare Napoli

Poi sono arrivate le televisioni tematiche delle squadre (Come Inter Channel, o Juve Channel), che dei giocatori fanno vedere anche gli allenamenti infrasettimanali. Ma anche i bilanci da sistemare. E le magliette da vendere. Così, ecco nascere i ritiri del calcio moderno. Tutti che seguono una formula precisa, quella dei village: campi di allenamento aperti al pubblico, negozi ufficiali del club, serate a tema. Un giro d’affari che tra introiti nelle casse dei club e indotto nel settore turismo genera un fatturato che oscilla tra i 10 e i 15 milioni di euro. «Certo, la possibilità di vedere il proprio beniamino, il proprio campione preferito dal vivo, a pochi passi, è qualcosa che nessuna partita vista in tv può eguagliare», spiega Anita Binelli, assessore al turismo e alla cultura del Comune di Pinzolo, che dall’anno scorso ospita l’Inter.

La strategia delle squadre è curata in ogni dettaglio. Tutto si basa sugli accordi stipulati tra i singoli club e le regioni (e i comuni) che li ospitano. La zona preferita dalla serie A è il Trentino Alto Adige: qui si sono preparate, quest’anno, l’Inter, la Roma, il Napoli, la Fiorentina ed anche il Bayern Monaco. E proprio i tedeschi, che con il merchandising sono avanti anni luce rispetto all’Italia, sono quelli che hanno incassato di più: durante il ritiro a Riva del Garda, la squadra di Pep Guardiola si è messa in tasca ben 2 milioni di euro. La strategia dei campioni d’Europa in carica è legata al territorio e alla congiuntura del mercato. Ogni anno, sono 500mila i tedeschi che scendono verso le Dolomiti e il Bayern, reduce dal Triplete, è senza dubbio la squadra del momento. Un fattore che attiri i turisti-tifosi, ma anche i giornalisti: circa 300 quelli accreditati e tutti hanno soggiornato nelle strutture alberghiere della zona.

La scelta del Bayern dà il quadro di come anche le squadre italiane intendono muoversi. Basta vedere la strategia adottata da chi c’è dietro i bavaresi, nella classifica di chi ha incassato di più dai ritiri estivi c’è l’Inter. Secondo i numeri forniti da Visit Trentino, in due settimane il ritiro di Pinzolo è stato “invaso” da 4500 tifosi, oltre agli addetti ai lavori. Un ritorno da circa 5 milioni di euro per un investimento da un milione al quale, per l’assessore Anita Binelli, «contribuiscono tutti coloro che vivono in questo territorio, dalla Provincia di Trento ai Comuni della Val Rendena ai singoli commercianti ed esercenti delle attività di questa zona». Il tutto per offrire ai tifosi turisti strutture in grado di accoglierli tra hotel e ristoranti che propongono menù a prezzo fisso, «inoltre a Pinzolo siamo facilmente raggiungibili da Milano, quindi ogni giorno assistiamo a una sorta di “pendolarismo” di tifosi che trascorrono la giornata sul nostro territorio e la sera tornano a casa», aggiunge Binelli. E poi, vicino ai campi d’allenamento c’è “Solo Inter”, il negozio ufficiale dove le nuove maglie nerazzurre firmate Nike, vendute a 105 euro con tanto di nome e numero personalizzabile sulla schiena, vanno via come il pane.

Vicino al ritiro dell’Inter a Pinzolo, dal 2011, la squadra di Aurelio De Laurentiis prepara la stagione a Dimaro. Gli azzurri hanno sottoscritto con il comune locale un accordo plureinnale fino al 2014 per essere la location ufficiale del ritiro napoletano. Un vero e proprio affare, per entrambe le parti, come spiega il sindaco di Dimaro Romedio Menghini: «Il ritorno economico generato dal ritiro del Napoli è determinante per tutta la nostra stagione estiva: una presenza così massiccia e garantita per due settimane non può che avere effetti positivi per tutto il territorio. Considerando una spesa anche contenuta di ogni tifoso, diciamo di 50 euro a testa al giorno, è chiaro che Dimaro ha molto da guadagnare». Considerato che in un paese di 1000 abitanti sono scesi circa 2000 abitanti, il giro d’affari si attesta sul milione di euro: «I tifosi non arrivano solo da Napoli. Essendo in Trentino, siamo facilmente raggiungibili dai tifosi napoletani che vivono in Svizzera, in Austria, in Germania, insomma nei Paesi dove c’è stata immigrazione. I tifosi azzurri arrivano da ogni parte, anche dagli Stati Uniti: e con il passare del tempo si è instaurato un rapporto di amicizia con loro, che sono per lo più famiglie di tifosi».

Sia Inter che Napoli fanno pagare il biglietto per le partite amichevoli, ma non l’ingresso al village. Cosa che invece fa la Juventus a Chatillon, in Val d’Aosta: tra i 4 e gli 8 euro in mezzo alla settimana, 10 nel week end. Un costo rimasto invariato rispetto allo scorso anno, per favorire l’arrivo delle famiglie e sul quale la regione ha puntato molto. In termini di immagine e di costi: 2 milioni e 300mila euro consegnati ai campioni d’Italia per scegliere il comune valdostano. Un vero e proprio investimento, che a l di là dei dati ufficiali non ancora disponibili ha portato, secondo alcuni imprenditori locali, ad un aumento delle prenotazioni negli alberghi e dei turni di lavoro nei ristoranti. L’assessorato al Turismo regionale segnala che i biglietti venduti hanno fruttato per ora al Comune circa 170mila euro e che già lo scorso anno, quando la Juve arrivò a Chatillon per la prima volta, i passaggi ai caselli autostradali di zona erano aumentati del 45%. Un dato che dovrebbe essere rispettato, se non superato: quest’anno la partecipazione allo Juve Summer Village è aumentata del 40%, con 2850 biglietti venduti per l’ultima amichevole.

A differenza del Trentino, la Val d’Aosta non è più il buen retiro della Serie A. Lo è stata per tanto tempo: qui venivano l’Inter, il Napoli, il Parma. Poi la crisi, i fallimenti di molte strutture e qualche caso finito sotto la lente delle inchieste giudiziarie. Quindi la rinascita. Ma i soldi bastano solo per la Juve, al momento: il Comune rientra con i biglietti delle partite e l’indotto locale, la regione con il denaro investito nella pubblicità. Così come fanno in Trentino, d’altronde: non è un caso che i siti delle squadre di calcio ospitino il banner che sponsorizza i luoghi che li accolgono d’estate.

Il turismo è la leva di tutta l’operazione. In Val Rendena, Trentino, sanno bene cosa vuol dire ospitare una squadra di calcio. Nel periodo tra il 2005 e il 2011, quando da queste parti era solita sgambare la Juventus, l’impatto turistico era solito aumentare del 35% a luglio. Nel solo 2009, il 50% degli escursionisti giornalieri e il 32% dei turisti-tifosi della Juventus visitavano per la prima volta la Rendena. Un’esperienza sfrutatta dalla altre squadre: per i fan dell’Inter, un pacchetto da una settimana costa 470 euro, per i napoletani 3 giorni a Dimaro vengono 180. Una valida alternativa ai ricavi da stadio, luoghi che in serie A sono sempre più abbandonati: nell’ultima stagione, gli introiti dai biglietti hanno inciso in totale nei bilanci dei club per il 12% contro il 25% di Liga, Premier e Bundesliga.

Twitter @aleoliva_84

X