House of cards, la serie che ha rivoluzionato le serie

La produzione Netflix

Quando Netflix è sceso in campo puntando sulla produzione di serie innovative e non solo sulla loro distribuzione, si è parlato di potenziale rivoluzione. La tv sarebbe cambiata. Oggi i condizionali e le ipotesi possono fare spazio alla certezza: la tv è cambiata. Ce l’hanno dimostrato le nomination per i prossimi Emmy che vedono la prima creazione di questo colosso di streaming on demand entrare nella storia dei Premi Oscar della televisione. 

House of cards, il thriller politico ambientato nelle retrovie della Casa bianca, è il primo programma distribuito “solo” online a cui è stata riconosciuta la stessa qualità dei migliori programmi televisivi. Quel confine fino ad ora marcato tra questi due mezzi di comunicazione (internet e il tubo catodico) si è per la prima volta fatto labile, confuso, a tratti invisibile. Lo show non solo si è accaparrato la nomination per miglior drama accanto a prodotti consolidati come Game of Thrones, Breaking Bad, Homeland, Mad Men e Downton Abbey (sacre icone seriali), ma è l’unica produzione nata nel 2013 ad aggiudicarsi un posto nella categoria più importante degli Emmy. L’unica novità degna di nota, insomma. E la cosa fa sorridere dato che non si tratta di una vera e propria novità, quanto piuttosto della trasposizione in chiave a stelle e strisce dell’omonima serie inglese basata sulla novella di Micheal Dobbs, politico conservatore, seguace della Thatcher.

Anche agli attori protagonisti vengono tessute le dovute lodi: Kevin Spacey (che in saccoccia, ricordiamolo, ha già un premio Oscar per il suo ruolo in American Beauty) è monumentale nei panni di Francis “Frank” J. Underwood, parlamentare in cerca di vendetta. Robin Wright non è da meno: la parte della fredda e calcolatrice moglie di Francis la interpreta alla perfezione. Non pago lo show si è guadagnato anche la candidatura come miglior regia (per David Fincher) e altre cinque nomination che ne sottolineano le doti artistiche e che chiamano in causa sigla, colonna sonora, casting, editing di immagini e tecniche cinematografiche.

Candidature che sembrano dirci che il futuro corre veloce e segue la scia dello streaming legalizzato. Una direzione che, se sfruttata a dovere, potrebbe anche porre un freno al fenomeno della pirateria online. I canali tradizionali ora lo sanno: bisogna stare all’erta e correre ai ripari. House of Cards ha dettato legge. Le carte non mentono, la mano è buona. Buonissima. Vincente? Per la critica e il pubblico la risposta è scontata: sì. Per il dovuto riconoscimento agli Emmy bisogna aspettare settembre. Ma nel frattempo, la serie ha ottenuto il suo scopo: ha iniziato la rivoluzione. E se la rivoluzione ha questo look, beh, che rivoluzione sia. Sempre.  

Twitter: @aleamu

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