Mente Roberto Maroni e Umberto Bossi si preparano all’ennesima battaglia in vista del congresso – tra la nuova corrente Padania Libera e le incognite maroniane – nella Lega Nord non sono rimaste più neanche le tipiche feste agostane. Addio salamelle, canotte del Senatùr e patatine: l’estate 2013 del Carroccio passerà come una delle più tristi. È questo il quadro desolante che emerge soprattutto dal Veneto, dove tra luglio e agosto ci sono state appena due raduni in cartello. Un tempo erano a decine. È saltata persino la festa di Schio, in provincia di Vicenza, che si teneva da più di 15 anni.
E persino a Treviso, roccaforte storica del Carroccio da poco caduta in mano al centrosinistra, quest anno la kermesse è stata dimezzata per mancanza di fondi. Non solo. Pure la celebre Festa dei popoli padani, inaugurata da Bossi nel 1996 sulla Riva dei Sette Martiri (o Schiavoni per gli appassionati di toponomastica) è stata modificata in una sorta di stati generali a Mestre dal 21 al 22 settembre. Ma anche nelle altre regioni c’è stato un netto ridimensionamento. In Liguria, dilaniata da espulsioni e commissariamenti, se ne è tenuta soltanto una. In Piemonte il rito dell’ampolla, con la discesa lungo il dio Po fino alla Laguna, è un lontano ricordo ormai sbiadito.
In Lombardia l’aria è diversa. Le feste sono ancora abbastanza, ma «molte meno di un tempo» confessa un dirigente di via Bellerio. Ma soprattutto fa impressione, in questa fase così difficile per il Carroccio dopo la stagione degli scandali – con Tosi e Bossi più che mai ai ferri corti e il destino del movimento ancora da definire – che nel Veneto da sempre verdissimo ci sia così poco da festeggiare. Del resto, a guardare bene, la tensione è sempre altissima dopo la stagione dei congressi. Poi i soldi iniziano a diminuire, come i militanti e le tessere. E in Veneto c’è Tosi, sempre più criticato e osteggiato dalla vecchia nomenklatura bossiana.
«Per noi Tosi non esiste, se i maroniani hanno il piacere di andarsene e lasciarci pure un derelittino della Lega che ci hanno distrutto, sapremo rialzarla immediatamente…». Dice Giacomo Chiappori, sindaco di Diano Marina, leghista della prima ora e bossiano, che non vede l’ora di prendere la tessera «Padania Libera» – la corrente che Umberto Bossi sta costruendo dentro la Lega Nord. «Corro a farla appena possibile…» spiega a Linkiesta «qui il punto non è tanto costruire un partito, quanto quello di salvare la Lega dalla distruzione che hanno voluto Maroni e Salvini con la “palla” della stagione delle scope».
Insomma, che il clima dentro il Carroccio continui a essere tra peggiori, non lo conferma solo il pezzo che Gilberto Oneto, teorico indipendentista, ha pubblicato sul sito L’Indipendenza e su Libero martedì: un duro attacco al nuovo «partito» «Padania Libera» di Bossi dove si ironizza persino sull’ideologo Giuseppe Leoni. «Forse era meglio tenere il Trota» scrive Oneto ricordando che «mancano una linea (quella dettata dal Leoni è solo “aerea”) e un programma: è all’uopo in azione il think tank di Gemonio».
A sentire Chiappori, però, una linea c’è, eccome. Sarebbe soprattutto quella di «cacciare» i barbari sognanti dal partito per ricostruirlo ex novo sulle ceneri della vecchia Lega. Puntare sull’indipendentismo e dimenticae la stagione dei «Prima il Nord» o della Macroregione. Il gruppo si è dotato pure di una pagina Facebook, dove tra le più attive c’è la pasionaria veneta Paola Goisis, espulsa a suo tempo dal movimento.
«Ma dove vogliono andare, non hanno una lira e per fare un partito serve una struttura forte» chiosa una persona molto vicina a Maroni. «Come Lega facciamo fatica già ad andare avanti con 6 milioni di euro all’anno. Siamo in difficoltà, le sezioni chiudono, costano troppo. E l’autenticazione delle firme per le liste chi le fa? Il Trota?» conclude. La battaglia è solo agli albori. Ma alla fine di agosto potrebbero iniziare già a montare i primi echi di divisioni nette. Si parte dalla Berghem Fest dove interverrà Tosi. Poi a metà settembre ci sarà l’assemblea che dovrà sancire la data del congresso e le conseguenti dimissioni di Maroni. E lì i nodi verranno al pettine.
La data potrebbe essere il 21 settembre. Ma c’è chi dice che slitterà ancora. Quel giorno però si dovrà davvero fare il punto sul futuro del Carroccio. E su quello che Maroni vorrà fare di un movimento che l’anno scorso voleva far diventare il primo parito del Nord. «Con la Padania non andiamo da nessuna parte» aggiunge un maroniano «Noi dobbiamo diventare il partito egemone di tutto il Nord e forse la Lega non serve più….».
Da quel che trapela in questi giorni Maroni sarebbe in giro per l’Europa a contattare le altre anime indipendentiste in vista delle prossime elezioni europee. Che cosa voglia fare Bobo però resta un mistero. Il silenzio di Maroni di questi giorni viene interpretato sempre in modo differente in via Bellerio. Ma prima o poi – dicono tanti dirigenti – «dovrà venire allo scoperto».
Soprattutto se la crisi di governo, con la decadenza di Berlusconi dal Senato, dovesse deflagrare, accelerando le spaccature. E a quel punto? Padania Libera o Prima il Nord? Matteo Salvini o Flavio Tosi segretario federale? Chi sarà il candidato premier? L’esplosione della Lega è sempre più vicina. Sarà anche per questo che non c’è più niente da festeggiare. O forse, più semplicemente, perché la vecchi Lega non esiste più.
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