Renzo Piano, il senatore a vita amico di Grillo

L’archistar a Cinque Stelle

Professionalmente non ha bisogno di presentazioni. Dal Centre Pompidou all’aeroporto di Osaka passando per il grattacielo del New York Times, i biglietti da visita di Renzo Piano sono disseminati come bomboniere nei cinque continenti. In fatto di esperienza politica il neo-senatore a vita non vanta particolari esperienze, se non la proposta di Beppe Grillo che nel marzo scorso ha provato a lanciarlo in orbita Quirinale. «Non posso», la risposta dell’archistar che dalle colonne di Repubblica consigliava all’ex comico di «dare una mano a Bersani per governare».

Con Grillo il professionista classe 1937 coltiva un solido rapporto di stima e frequentazioni: «Siamo amici da trent’anni, è un buono che fa la faccia cattiva». Tutto parte da Genova, dove i due hanno condiviso i frammenti di tempo libero nel mezzo di tournèe e cantieri in giro per il mondo. A Berlino Renzo si calò nelle vesti di Cicerone portando Beppe a visitare il cantiere di Postdamer Platz, mentre al teatro La Cigale di Parigi sedeva in mezzo al pubblico per assistere allo spettacolo dell’amico comico. Nel 1997, per brindare ai suoi 60 anni, Piano invitò un pugno di sodali nella sua villa di Vesima, collina di pace e riservatezza a picco sul mare di ponente, raggiungibile con un ascensore privato. A spegnere le candeline volle pochi intimi tra cui Fabrizio De Andrè, Giorgio Forattini, Salvatore Accardo e, per l’appunto, Beppe Grillo.

Nell’album dei ricordi figurano le gite in barca a vela a bordo del “Kirribilli”, il 60 piedi di Renzo Piano al cui varo partecipò l’ex comico insieme ad Antonio Ricci, Oliviero Toscani e Umberto Veronesi. Poi ancora cene e frequentazioni comuni che si trasformavano in scambi epistolari e telefonate quando il lavoro li teneva lontani. Qualche lettera è finita anche sul blog di Grillo, come quella in cui l’archistar si congeda con un eufemistico «Mondo bastardo!».

La virata politica di Grillo non passa inosservata a Piano che, intervistato nel 2012 dal Corriere della Sera, elogia l’amico: «Le sue battaglie civiche sono quasi sempre giuste». Consigliere magari no, confidente sempre. Nel 2012 Parvin Tadjk, moglie di Beppe, racconta a Marco Travaglio: «Renzo telefona in continuazione per sapere come sta Beppe, ha paura per lui dal primo V-Day». Le avvisaglie per la grande scalata nazionale si rivelano corrette.

Il boom alle politiche del 2013 non lascia in panchina Renzo Piano, che nel giro di poche settimane viene “candidato” da Grillo per succedere a Napolitano nella veste di Capo dello Stato. Lui declina e spiega il perchè in una conversazione con Federico Rampini di Repubblica: «Io costruisco usando il linguaggio che conosco, quello dell’architettura. Mi mancano i rudimenti di cultura istituzionale, la conoscenza della pubblica amministrazione e sono convinto che siano qualificazioni necessarie».

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Fuori dall’agone, certo.  Ma l’amico architetto non rinuncia a battezzare la neonata esperienza dei Cinque Stelle: «È semplificatorio definire anti-politico il Movimento, non è solo il partito degli scontenti. Cavalcando soltanto l’incazzatura puoi arrivare al 10%, non al 25. Grillo sbaglia su altre cose ma non su quella, la più importante: la ricostruzione di una cultura civica in Italia». Al leader riserva parole di miele: «Tra le cose giuste che sta facendo ha coinvolto tante persone che non hanno interessi privati in gioco o secondi fini. Giovani, entusiasti, non corrotti, animati dall’idea che la cosa pubblica è di tutti, che governare è una cosa meravigliosa, se fatta nel rispetto delle regole».

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Poi sfodera il consiglio fraterno, ma politico, che dall’architettura arriva all’intesa col Pd: «In un frangente difficile, nel mio mestiere ho una regola: di fronte a un progetto complesso o controverso scrivo un decalogo di principi fondamentali. Se vengono accettati vado avanti. Grillo faccia lo stesso, presenti le sue proposte irrinunciabili e poi dia una mano a Bersani per governare. È la cosa giusta da fare. So che il Pd e M5s sono due mondi, ma le battaglie giuste possono farle insieme».

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Dopo anni di amicizia privata e consigli esterni, Piano entra a Palazzo nella veste di senatore a vita. Lui che «Berlusconi è un esempio terribile per l’Italia» e «La sinistra ce l’ho nell’anima ma mi fa soffrire», siederà al Senato forte di un rapporto con Grillo che da anni travalica la politica, senza mai ignorarla. La sua non può definirsi una nomina in quota Cinque Stelle, ma desta curiosità in virtù degli scranni che andrà a occupare, gli stessi contro i quali Grillo spara quotidianamente dal blog. Da oggi a Palazzo Madama c’è un amico fraterno che il leader voleva al Quirinale: sarà lui il Papa Nero per un futuro governo a Cinque Stelle?

Twitter: @MarcoFattorini 

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