Il paradosso dei paradossi. Si è fatto di tutto per rendere popolare e televisiva l’America’s Cup e quella che inizia il 7 settembre sarà un’edizione per pochi intimi. Lo era anche nell’estate dell’83 quando bisognava aspettare il primo Tg della mattina per sapere i risultati di Azzurra. Eh sì, con tutto il rispetto per il Moro di Venezia e Luna Rossa (che pure sono state le sole barche italiane arrivate a contendere il trofeo al detentore), la più amata resta lei. E il suo papà, Cino Ricci, non perde colpi: ovunque va a parlare – dall’alto dei suoi 79 anni – fa il pienone con i racconti che sembrano usciti dalla penna di Tonino Guerra, le battute da romagnolo doc e una saggezza contadina d’altri tempi. Solo Giovannino Soldini tiene il passo, con le sue storie di oceano e lo slang meneghino. “Babbo” Cino è l’uomo giusto al posto giusto per capire cosa è successo e dove stiamo andando.
Cino, hai seguito le regate della Louis Vuitton Cup?
Il giusto. Sono di una monotonia spaventosa per chi è appassionato di vela. Dopo che ti sei tolto la curiosità di vedere la barca, non c’è tensione né interesse. Ma pure i neofiti cosa fanno? Aspettano l’incidente. Un peccato perché so benissimo che dietro c’è un lavoro bestiale di un team e i velisti a bordo sono bravissimi ma non lo si capisce minimamente. E poi a bordo non ci sono manovre come una volta, vedi tante marionette vestite da guerrieri che girano le manovelle e stop. Mah…
Guerrieri per evitare il rischio di finire come il povero Simpson…
Ascolta, è giusto cercare di limitare il pericolo. Ma con barche del genere è impossibile. Quando ho visto i catamarani da 72 piedi, pensavo facessero 30 nodi e invece superano i 45! Se finisci sotto l’albero, sei fatto. Se si rompe qualcosa e vola a bordo rischi comunque la pelle. Il problema sono i mezzi, studiati per lasciare a bocca aperta i gonzi e non per la regata più importante del mondo.
Scusa Cino ma tu hai sempre detto che l’America’s Cup deve essere una sfida tra pochi al massimo livello. Quindi in parte ci siamo.
Intanto bisogna aggiungere che è una sfida tra gente che butta il portafoglio sul tavolo, non che studia un budget. Lo so che oggi non sarebbe socialmente corretto, ma la storia dice che è nata e spesso è stata così, da Lipton a Bich. E deve essere fatta dalla cosa più veloce che naviga.
Beh, allora a parte il budget, con quattro mega-catamarani…
Difatti è la Coppa America giusta ma con barche troppo pericolose e inadatte a creare interesse. Molto meglio l’idea di Bertarelli, il patron di Alinghi, che pensava a monoscafi di 90 piedi: giganti della vela, quindi spettacolari, ma che disputino una match-race vera, basata sulla bravura dei velisti non sulla velocità pura. A San Francisco ripeto, dopo che sono partiti, puoi stare lì solo sperando in un incidente da cinema. E’ un circo, non una regata.
A chi diamo la colpa maggiore?
Per forza a Russell Coutts, fenomeno della vela ma disastro quando entra nella stanza dei bottoni. Bertarelli aveva ragione quando ha rotto con lui visto che non gli ha obbedito. “Vai in barca e non rompere con i tuoi progetti” gli disse più o meno. Ellison invece si è fidato ciecamente di lui e vedi il risultato. Ma già a Valencia, quando Oracle strappò il trofeo ad Alinghi, fu una noia!
Pare che Oracle abbia imbrogliato non poco nel circuito degli AC45
Guarda che siamo sotto la media. La storia della Coppa America è piena di trucchi e scorrettezze. Gli americani per decenni ne hanno fatte di tutti i colori per difendere il trofeo e quando nell’83 lo hanno perso contro gli australiani se la sono segnata. Per loro Ben Lexcen, il progettista della mitica chiglia, è un bandito ancora adesso. Semmai sono curioso di vedere cosa combinerà la Giuria sul grave comportamento nel circuito AC45: hanno preso in giro scientificamente tutti gli avversari. Se hanno aspettato tanto nel prendere provvedimenti, per me c’è qualcosa sotto. Mi viene in mente una battuta di Jepson, lo storico marinaio di Giorgio Falck, quando gli disse tutto sorpreso “Ingegnè, qui ci hanno trovato il piombo”. Ogni tanto, i furbacchioni vengono beccati nello sport.
Chi vince? Ti aspettavi il disastro di Luna Rossa? Pensavo perdesse sette a zero, in verità. Nel momento in cui Luna Rossa e Team New Zealand si sono separati come da accordo, loro sono migliorati e noi siamo rimasti lì. Ma davvero si è fatto il massimo in situazione complicata: Bertelli ha speso quanto poteva in questo periodo e si è legato ai più forti per recuperare il gap. No davvero, chi se la prende con Luna Rossa dice eresie.
Tu sei stato “dipendente” di Agnelli, compagno di Gardini, amico di Bertelli. I tre uomini che hanno scritto la storia dell’Italia in Coppa America. Ci fai un ritrattino velico alla Ricci?
L’Avvocato lo adoravo per la curiosità e l’ironia. Amava il mare ma in barca si divertiva solo con il vento e se la barca sbandava, sennò si rompeva e a volte si faceva persino venire a prendere. Tanto è vero che ha avuto varie imbarcazioni a motore. Capiva di vela ma non come di calcio dove era davvero un competente. Raul Gardini era romagnolo in tutto e per tutto, grandissimo appassionato di vela e di regate. Mi piaceva il suo immato gusto per la sfida e la spettacolarità: il varo del Moro a Venezia penso sia stato il più grande show del secolo. Bertelli è un bravo armatore, entusiasta e in grado di creare un gruppo. Dicono che ci proverà ancora, secondo me è difficile: in fondo questa volta è stato letteralmente trascinato in Coppa, ne aveva abbastanza credo. Comunque…
Comunque?
Se devo scegliere l’Armatore di Coppa con la A maiuscola è Ernesto Bertarelli. Imprenditore con i fiocchi e competente di vela. Poi è un freddo, pensa sempre prima di agire. Quasi tutti gli altri sono passionali e quindi hanno commesso qualche errore. Anche l’Avvocato che insistette per la seconda sfida di Azzurra quando io l’avevo sconsigliato e volevo ritirarmi. Visto come è finita?
Pronostico per la finale?
Spero nei neozelandesi ma chissà. In teoria le barche dovrebbero essere vicine nelle prestazioni, considerando i tempi di preparazione. Però, il defender ha il vantaggio di aver visto il challenger e non viceversa. Vediamo la prima regata, come sempre, e poi capiremo di più.
E poi come salviamo la Coppa America?
Io dico costruendo grandi monoscafi, veloci ma il giusto. Bisogna uscire dal concetto che lo sport deve essere disputato con mezzi oltre il limite, sennò arriveremo al bastoncino che plana. Faccio un confronto con le gare aeree: in quelle acrobatiche non si utilizzano i modelli a reazione ma quelli ad elica, portati da piloti che sono in grado di fare cose fenomenali. Ora non ha senso tornare ai tempi di Azzurra ma lasciamo da parte i mostri che non fanno minimamente capire chi è bravo a bordo o chi è scarso. La Coppa America è uno scontro tipo Ok Corral sul mare, non una gara di velocità.
Cino, ma i 30 anni di Azzurra non meritano una festa?
Se lo dici tu. Noi ai primi di luglio abbiamo fatto una rimpatriata bellissima, i ragazzi sono venuti da ogni dove persino dall’Australia. Abbiamo mangiato, bevuto, cantato e corso in go-kart perché nell’83 avevamo fatto una gara prima di partire per l’America. Cose ufficiali non ne ho sentite.
Ci togliamo un sassolino a distanza di tanti anni?
Giusto. Per me non si è capito ancora che quell’impresa abbia rappresentato il salto di qualità per la vela italiana. Io regatavo all’estero dal ’65 e vi assicuro che eravamo considerati dei pellegrini dai francesi e dagli anglosassoni. Ma quando siamo partiti, non abbiamo improvvisato nulla: creammo il primo consorzio di sponsor in Italia quando il calcio manco ci pensava, mandammo specialisti a perfezionarsi all’estero come Guido Cavalazzi che poi è diventato uno dei migliori velai al mondo, studiammo collaborazioni di alto livello tecnico con aziende del settore un po’ sullo stile Ferrari con vantaggi per entrambe le parti. Tutti fecero il massimo per non fare brutte figure al debutto, come temeva l’Avvocato che difatti fu felicissimo per il risultato. Io mi misi a studiare tutte le proteste effettuate nelle regate della Coppa America, in modo da essere pronto a Newport. Senza Azzurra, il Moro di Venezia e Luna Rossa avrebbero avuto qualche problema in più, garantito.