«Non è il seggio che fa un leader, ma il consenso popolare». E poi: «Io sarò sempre con voi, decaduto o no». Nel suo videomessaggio (qui il testo completo) Silvio Berlusconi ha ormai certificato la decadenza da senatore. Ma allo stesso tempo, prima di uscire dal Palazzo, si è riservato ancora due cartucce da sparare nei prossimi giorni, dopo che la giunta per le immunità avrà certificato la sua dipartita. Ormai i giochi sono fatti. La giunta ha bocciato con 15 voti contrari la relazione del Pdl Andrea Augello. E si è dunque pronunciata a favore della decadenza di Berlusconi da senatore. Il nuovo relatore è Dario Stefàno, (si è autonominato, ndr) e ora nel giro di una manciata di giorni la palla passerà a palazzo Madama.
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Ma il Cavaliere, nei suoi 16 minuti registrati da Arcore, aveva già preso coscienza della situazione anticipando Sel e grillini: sarà un leader senza scranno parlamentare. E adesso si mormora che riservi ancora in tasca le dimissioni, come gli hanno consigliato dal Quirinale, ma allo stesso tempo potrebbe ribaltare il tavolo con una scena a effetto. «Alla Bettino Craxi», sostengono i suoi fedelissimi, quando il leader del Psi andò in Parlamento a difendersi con la celebre accusa: «Si alzi in piedi chi di voi non ha preso finanziamenti illeciti in questo Paese». Il Cavaliere potrebbe così parlare un’ultima volta in un aula parlamentare, per un ultimo discorso da fuochi d’artificio.
Del resto, nel momento in cui Dario Stefàno, presidente della commissione, invierà il provvedimento a palazzo Madama (ha tempo fino a 10 giorni, ndr), Berlusconi potrebbe decidere di difendersi in seduta pubblica proprio in Senato, magari con qualche «missionario» della neonata Forza Italia sugli spalti. Sono ipotesi, in controtendenza con quanto accaduto ai decaduti del passato, da Cesare Previti a Giuseppe Drago, che si dimisero prima del voto in aula. E intanto c’è da segnalare il silenzio del Colle.
Neanche una parola da parte di Giorgio Napolitano sulvideomessaggio di che sarebbe stato visto e studiato dal presidente – impegnato in quelle ore in un appuntamento da tempo programmato, il giuramento di Giuliano Amato – in ‘differita’. La linea del Colle però è chiara da tempo: niente elezioni anticipate e tutti al lavoro per il bene dell’Italia. Una linea che le parole del Cavaliere non hanno scalfito, nonostante la durezza dell’attacco alla magistratura. Lo stesso Enrico Letta, presidente del Consiglio, ha spento persino le avvisaglie di crisi evocate poco prima da Guglielmo Epifani («Clima da guerra fredda», ha detto il segretario del Pd).
Mentre Letta sarebbe stato chiaro con i suoi. Nessuna sorpresa da Berlusconi, ora serve attenzione al livello di tensione politica, c’è una certa preoccupazione per l’attacco alla magistratura, ma si guarda al futuro: ora la partita si sposta sulla scrittura della legge di stabilità. In sostanza, il premier, parlando con i suoi collaboratori, avrebbe confermato la linea di tenere separati i piani delle vicende giudiziarie dalle sorti dell’esecutivo. Ma ora l’attenzione si sposta sul consiglio dei ministri di domani tra il provvedimento «destinazione Italia» e la legge di stabilità.
E intanto il Pdl ricomincia a ruggire: «La Giunta del Senato sancisce il trionfo dell’illegalità. Si boccia la proposta Augello negando così il principio costituzionale della non retroattività delle leggi. Chi nega questo principio compie un reato e qualcuno potrebbe valutare adeguate iniziative legali per far sanzionare questa inaudita illegalita», dichiara Maurizio Gasparri, Pdl, vicepresidente del Senato.
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