VENEZIA – Congresso straordinario il 14 e 15 dicembre al Lingotto di Torino dove il segretario sarà nominato con le primarie dai militanti, non solo dai delegati. C’è una data per il prossimo congresso federale della Lega Nord. A deciderla è stato il segretario federale Roberto Maroni, che presenterà la proposta nei prossimi giorni in consiglio federale e dovrebbe rassegnare le dimissioni proprio in quei giorni di fine 2013. Eppure circola ancora una certa incertezza sulle possibilità che alla fine il Carroccio nominerà il successore del governatore della Lombardia, facendo saltare il tanto atteso rinnovamento nel partito: proprio come sta accadendo in questi giorni nel Partito democratico.
A mettersi di traverso, da queste parti, non è solo Flavio Tosi, il sindaco di Verona, ma, oltre a Umberto Bossi («È troppo presto. Servono delegati nuovi, se non li cambiano prendo la tessera Padania Libera di Leoni» dice Il Senatùr) anche Roberto Calderoli, responsabile organizzativo, uomo di peso nei meccanismi che regolano via Bellerio. A Venezia, durante l’assemblea federale, all’Hotel Russott – evento che ha sostituito la celebre festa dei Popoli Padani sulla Riva degli Schiavoni – Calderoli lo dice a margine, senza mezzi termini, che «è meglio non farlo» questo «benedetto» congresso.
Spiega l’ex ministro per la Semplificazione: «La crisi di governo incombe, anzi è nei fatti: nessuno voterà la legge di stabilità il 15 ottobre. C’è la possibilità di andare a votare a febbraio: il congresso della Lega si dovrebbe svolgere la prossima estate. Farò di tutto perché non si faccia in quella data. Così avremo un Matteo contro un Matteo». Il riferimento di Calderoli, nemmeno troppo velato, è alla possibilità che alla fine sarà Salvini il nuovo alfiere leghista da contrapporre al possibile leader del centrosinistra Matteo Renzi.
Il Carroccio, insomma, riparte. Si rimette in carreggiata. E sceglie un albergo dove un tempo si radunavano i Ds e i Popolari, da Rosi Bindi a Massimo Cacciari. L’incontro di oggi, per dirla nelle parole di Maroni, è «il primo congresso», mentre il secondo sarà appunto il 14 e 15 al Lingotto. Tavoli di discussione, più di 92 mozioni che saranno tramutate in 7. Tra queste ce ne sono in particolare 3 che potrebbero far discutere nei prossimi mesi. La prima riguarda la richiesta di promuovere in tutte le regioni italiane «referendum» per chiedere il regime di «statuto speciale» come in Valle D’Aosta, Sicilia, Trentino Alto Adige… In sostanza, un passo avanti rispetto al referendum in questi giorni discusso in consiglio regionale del Veneto di Luca Zaia.
Non solo. La Lega nelle sue prossime missioni politiche vuole chiedere l’uscita dal sistema euro. Non «un ritorno alla lira», ma una rivisitazione di «tutti i trattati» per venire incontro alle varie «aree europee» e rispettare il patto di stabilità voluto dall’Europa. E infine anche rivedere i trattati di Schengen e difendere i confini «perché la difesa dell’Europa non si fa con la burocrazia». Insomma, il Carroccio guarda all’Europa anche in vista delle prossime elezioni europee. Del resto, la Lega si attrezza dopo la stagione degli scandali che hanno travolto Bossi e la sua famiglia.
Rispetto a venti di scissione o al possibile addio di Umberto Bossi, dopo la presentazione di Giuseppe Leoni dell’associazione Padania Libera, c’è chi a Venezia ricorda che proprio il fondatore del Carroccio Leoni è anche presidente dell’Aero Club d’Italia. «Ma come fa uno presidente di un ente pubblico a volere la Padania indipendente?», ci si domanda tra i corridoi del Russott. Nei prossimi giorni il Carroccio presenterà le nuove proposte. Intanto l’attenzione si sposta sul prossimo congresso. E in particolare sulla crisi di governo. Che nella Lega, come nel Partito democratico, alla fine non cambi nulla?
Twitter: @ARoldering