La guerra in Siria è diventata sempre più un’ecatombe non solo di vite ma anche di testimonianze millenarie. A Damasco e nel territorio circostante hanno lasciato le loro tracce gli antichi Romani, i Bizantini, gli Ommayadi, i Crociati cristiani e tra le più alte espressioni della civiltà araba sunnita. Nemici antichi che ora sono accomunati dal pericolo di veder sparire nella sabbia i propri lasciti più preziosi.
Lo scorso giugno l’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) ha inserito nella lista dei siti patrimonio dell’umanità in pericolo i sei più importanti della Siria: la città antica di Damasco e Bosra, il sito di Palmira, il Crac des Chevaliers, la cittadella di Aleppo, la fortezza del Saladino e i villaggi bizantini del Nord del Paese.
Il teatro romano di Bosra, costruito nella prima metà del II secolo d.C.
L’arco di Settimio Severo nella via colonnata di Palmira
Il Krac des Chevaliers, castello crociato del XII secolo d.C.
La cittadella di Aleppo, di epoca medievale
La “fortezza del Saladino”, fortificazione del X sec d.C ma caduta in mano al Saladino nel 1188 dopo un assedio durato tre anni
Un dettaglio delle città di epoca bizantina del nord della Siria, costruite tra il primo e il settimo secolo d.C. e abbandonate tra l’ottavo e il decimo
Relativamente a questi siti, per stessa ammissione dell’Unesco, non sempre si conosce l’esatta entità dei danni. Le informazioni che si hanno sono parziali e le fonti non verificabili. Le testimonianze – talvolta dei ribelli, talvolta del regime – parlano di crolli rilevanti. Il Crac, l’antico castello costruito dai Crociati e mai espugnato da nessun esercito, pare tuttaia abbia subito solo danni lievi. Sembra invece che il saccheggio del sito archeologico di Palmira sia stato devastante, in particolare le necropoli e forse anche il museo.
Un dettaglio della tomba di Artaban, nella necropoli di Palmira
Purtroppo è certa la distruzione del minareto della moschea Ommayade di Aleppo, costruito nel 1090 d.C, e il danneggiamento di molte dimore storiche della città vecchia e del Bazar ad opera dell’esercito lealista.
La moschea di Aleppo con il minareto ancora intatto
La moschea di Aleppo dopo il crollo del minareto
Altro monumento “simbolo” della nazione sicuramente andato perso è il ponte sospeso sull’Eufrate della città di Deir Ezzor. Costruito nel 1927 da ingegneri francesi durante il periodo del mandato (1920-1946) era anche l’immagine sul retro di un taglio delle banconote siriane. Non è ancora chiara la dinamica della distruzione, ma i ribelli parlando di un cannoneggiamento ad opera dei tank dell’esercito regolare siriano.
Il ponte di Deir Ezzor come si presentava prima del bombardamento
Un video di Youtube dove si vede quel che resta del ponte dopo la distruzione
Sicuramente imputabile ai carri armati di Assad è il cannoneggiamento del sito archeologico di Apamea, città prima ellenistica e poi romana, famosa per il colonnato che sarebbe stato gravemente danneggiato; si tratta di una serie di colonne che costeggiano la via principale per circa due chilometri. Non si sa esattamente quante delle centinaia di colonne siano state colpite, ma su Youtube girano alcuni filmati che mostrano lo scontro armato nel sito e i danni causati nella vicina cittadella medievale di Qala’at al-Madiq.
Voci non confermate parlano anche della distruzione di alcune moschee di grande rilievo storico, del danneggiamento del monastero di Nostra Signora di Saidnaya e del crollo totale di innumerevoli dimore storiche a Homs e Hama, due città dove i combattimenti tra le fazioni opposte – e i bombardamenti dei caccia di Assad – sono stati brutali.
Il monastero di Nostra Signora di Sidnaya
La moschea di Hama, ora pare gravemente danneggiata, e vicino le caratteristiche ruote ad acqua. La città era già stata rasa al suolo nel 1981 da Hafez Assad in seguito ad una rivolta dei Fratelli Musulmani
Una dimora storica di Homs sventrata dai bombardamenti dell’aviazione siriana
Suscita inoltre grande preoccupazione il saccheggio di musei e siti archeologici. In questo caso pare che le maggiori responsabilità siano riconducibili ai ribelli, che spesso vendono in Libano i tesori rubati in cambio di armi e munizioni. Dopo la distruzione dei Buddah di Bamiyan in Afghanistan ad opera dei Talebani, dopo la guerra in Iraq in cui è sparito il 90% dei tesori dell’antica Babilonia e adesso con la Siria questo inizio di ventunesimo secolo si sta confermando un buco nero in cui troppe testimonianze del nostro passato vengono cancellate.
Twitter: @TommasoCanetta