Portineria MilanoDopo la retromarcia in Senato a B resta solo l’amnistia

Verso la Decadenza

“Non ho nessuna intenzione di dimettermi da senatore”. Quando Silvio Berlusconi pronuncia queste parole di fronte ai giornalisti, tra i corridoi di palazzo Madama e Montecitorio è partita già un’indiscrezione che potrebbe durare fino alla prossima settimana. “Il Cavaliere si dimetterà prima della giunta di venerdì, oppure appena votata la decadenza nella giunta per le elezioni e l’immunità”.

La storiella viene riferita da esponenti del Pdl e del Pd, soprattutto dai secondi che spingono per un nuovo asse di governo tra Enrico Letta e Angelino Alfano, senza l’interfaccia dell’ex presidente del Consiglio. Il punto, però, è sempre lo stesso. Berlusconi non vuole mollare (“Non muoio neanche se mi ammazzano” ha detto prima di entrare al Senato) e promette anche fuori dai palazzi della politica di sparigliare le carte sia nel centrodestra sia nel governo. E di far sentire la sua voce soprattutto sulla prossima riforma della giustizia.

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Venerdì la giunta del Senato si riunirà in udienza pubblica nella sala Koch per discutere la decadenzadi Berlusconi. Dario Stefàno, il presidente, nel frattempo ha fugato ogni dubbio sulla possibilità che un nuovo gruppo al Senato possa incidere sulla composizione della giunta, rinviando a data da destinarsi la convocazione. “I senatori nominati dal Presidente del Senato a comporre la Giunta non possono rifiutare la nomina, né dare le dimissioni” ha spiegato Stefàno mettendo una pietra sopra la querelle aperta dal professor Alessandro Campi che in un post su Facebook aveva ventilato questa ipotesi.

A quanto pare venerdì non ci sarà Berlusconi, ma potrebbe intervenire l’avvocato Franco Coppi per un arringa in mondovisione, dai toni moderati, con l’obiettivo di risollevare le sorti del Cavaliere. Non è ancora certa la manifestazione di solidarietà di Daniela Santanchè, le cui azioni sono in netto ribasso in queste ore. E non è chiaro se il voto in giunta possa persino slittare di qualche giorno. Non solo: c’è chi a Montecitorio non seppellisce del tutto l’ipotesi di un rinvio alla Corte Costituzionale della legge Severino. In ogni caso, anche in caso di approvazione della decadenza, poi il provvedimento arriverà in aula a palazzo Madama per il voto. Ci vorranno più di venti giorni, spazio di tempo dove Berlusconi potrebbe ancora “trattare” oppure dare le dimissioni, come fece Cesare Previti nel 2007 dopo la condanna Imi-Sir.

Ma su cosa Berlusconi può ancora trattare? A detta di esponenti di centrodestra, tutto ruota intorno alla riforma della giustizia. In particolare alle parole che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha pronunciato nel carcere di Poggioreale. “Bisogna considerare l’amnistia”. La vicenda è complessa, ingarbugliata, tocca le viscere del governo Letta con il premier che continua a ribadire che la fiducia a questo governo è slegata dalle vicende giudiziarie di Berlusconi. Ma in realtà la trattativa tra palazzo Grazioli e il Colle è sempre in corso – come sostengono gli esponenti del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo – anche dopo la telefonata di La7 in cui il Capo dello Stato veniva tirato in ballo nella sentenza della Cassazione sul Lodo Mondadori. E, fanno capire esponenti Pd e Pdl, potrebbe avere un’accelerazione soprattutto se “Berlusconi si dimettesse da senatore”.

Lo stesso Marco Pannella, che insieme con il Cavaliere l’ha spuntata sui referendum sulla giustizia, quando arriva nei giardinetti di Montecitorio dopo la fiducia a palazzo Madama è radioso. ’’È accaduto oggi in Senato qualcosa che può forse rappresentare l’annuncio di una cosa straordinariamente nuova’’ dice il leader dei Radicali. ’Berlusconi aveva ribadito firmando i nostri referendum, come motivo del nostro convergere, tre cose: i 12 referendum, con quella motivazione classicamente volteriana; la necessità di una amnistia; il sostegno al governo. Lo aveva fatto platealmente, direi”. Amnistia quindi, anche se non è chiaro come sarà e soprattutto se sarà votata.

In ogni caso potrebbe esserci tempo per lavorarci. Come detto la decadenza di Berlusconi arriverà in aula alla fine di ottobre. Nel frattempo il 19 ottobre a Milano si apre il processo d’appello bis per il ricalcolo dell’interdizione dai pubblici uffici dopo la condanna definitiva da parte della Cassazione per la compravendita dei diritti tv Mediaset, arrivata all’inizio di agosto. Ma anche qui i tempi non sono chiari. E pende poi un ricorso in Cassazione per chiedere l’annullamento della sentenza di condanna nei confronti di Berlusconi per un difetto di composizione del collegio giudicante. Insomma i tempi potrebbero essere ancora lunghi, a meno che non arrivino notizie drammatiche dalle procure di Bari e Napoli dove il Cavaliere è sotto lo scasso dei processi Tarantini e De Gregorio.

“Pensavano di avermi tolto di mezzo, ma dovranno fare ancora i conti con me”. Ha detto il leader del centrodestra dopo aver votato a sorpresa la fiducia al governo Letta mandando all’aria ogni pronostico di ‘strappo’. Certo, nel Pd parlano di “schizofrenia’’ e che il Cavaliere è ancora in un angolo. Ma in realtà a palazzo Grazioli, i falchi, sono alla fine convinti che sia ancora il protagonista. E che per prima cosa inizierà la resa dei conti con Angelino Alfano, che potrebbe essere messo in minoranza nel partito. Anche decaduto o dimesso, insomma, Berlusconi sembra più vivo che mai.

Twitter: @ARoldering

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