È morto Alberto Musy, ferito in un agguato nel 2012

Oggi il processo al presunto assassino

 Alberto Musy è morto. Il socio de Linkiesta ed ex consigliere comunale di Torino (era stato candidato sindaco alle ultime elezioni cittadine) se n’è andato nella notte, dopo 19 mesi di coma. Dicianove mesi da quel 21 marzo 2012 quando un misterioso uomo col casco lo ferì a colpi di pistola, sotto casa, nella centralissima via Barbaroux. Lascia la moglie, Angelica Corporandi d’Auvare e le quattro figlie di 13, 11, 9 e 3 anni.

Proprio oggi riprende il processo a Francesco Furchì, il presunto killer, arrestato un anno dopo l’agguato. Furchì era stato candidato alle ultime elezioni comunali di Torino nelle quali sosteneva Musy e secondo l’accusa avrebbe agito per rancori causati dai mancati aiuti di Musy in alcune vicende, come il tentativo di acquisizione della fallita Arenaways.

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Il ricordo di Giuseppe Russo

Ho conosciuto Alberto che era da poco rientrato dai suoi studi in Canada. Mi sono ancora impressi nella mente gli occhi limpidi, il volto sorridente, che quasi mai ho visto turbarsi. Era un irriducibile entusiasta, questo il tratto del carattere che me lo rese subito simpatico.
Era persona di belle passioni, e una era la passione per il suo paese, prima ancora e più che quella per la politica. Questa una delle ragioni che l’avevano persuaso a ritornare, uscendo da un percorso di carriera all’estero che qualunque italiano avrebbe considerato un privilegio.
Voleva introdurre e diffondere in Italia innovazioni che aveva visto funzionare in America, e voleva veder funzionare idee nuove. Era un innovatore. Uomo di legge, dialogava volentieri con chi si occupava di altre discipline, tanto che una delle prime cose che l’aveva visto impegnato al Centro Einaudi fu uno studio sui costi economici della giustizia civile in Italia. Dovevano e potevano essere ridotti. Molte sue idee alla fine hanno marciato abbastanza da diventare reali nell’ordinamento.
Amando la verità e l’indipendenza, il suo impegno ne Linkiesta venne naturale. Il meglio di Alberto però non l’abbiamo visto. Di questo sono convinto. Ci mancherà l’uomo politico corretto e lungimirante, che voleva contribuire a creare una società più liberale e più generosa di opportunità per i giovani. Ci mancherai, Alberto, irriducibile entusiasta.

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